“Il lavoro nel carcere che cambia”, recensione del libro curato dal “Centro Orizzonte Lavoro”, sul reinserimento dei detenuti col lavoro

0
123

Il lavoro nel carcere che cambia” non è solo semplice manuale di diritto penitenziario o un analisi descrittiva del fenomeno carcerario, ma – come scrive don Vincenzo Giammello, uno tra i curatori – un vademecum in grado di motivare e contribuire ad un cambiamento di mentalità circa l’applicazione della pena basata sul trattamento che recupera migliorando il detenuto mediante il lavoro. Con questo argomento, infatti, si apre il primo capitolo. Dopo una descrizione breve sulla situazione dei disagi attuali delle carceri (sovraffollamento, condizioni pessime di reclusione per i detenuti, distanza eccessiva con la famiglia, in-attivismo : sono a volte cause di autolesionismo tra i recluti e nei casi più tragici di suicidio) l’autore ritorna a ribadire che l’obiettivo è il recupero del condannato, non la sua cancellazione dalla società civile. Ed è dimostrato e dimostrabile che un condannato recuperato e reinserito nella società non delinque più. Quindi “non solo vigilanza, ma anche riabilitazione”: cosi inizia il secondo capitolo che illustra la necessità di un cambio culturale e gli enti (Uepe, Garanti, Educatori, Regioni, Enti locali…) a che operano il cambiamento. Il tema del lavoro è stato pedissequamente affrontato, riportando tutti i riferimenti normativi e legislativi, come anche le altre sezioni dedicate ad ulteriori attività educative (istruzione e formazione, attività sportive e culturali, corsi vari), ai minori e degli enti-strutture rivolte per il loro recupero e riporta le misure alternative alla condanna.

Il Lavoro nel Carcere che cambia
Il Lavoro nel Carcere che cambia

Significative le tre appendici sull’opportunità delle “borse-lavoro”: la prima parla di esperienze lavorative condotte nelle case circondariali d’Italia. La seconda parla della storia e della mission del Centro orizzonte lavoro di Catania. Questo testo nasce proprio dalla “ricerca” dei curatori – V. Giammello, A. Mercurio, G. Quattrocchi – che sono parte attiva di tale centro. Terza ed ultima parla del rapporto tra Don Bosco e i giovani carcerati. Questo libro, in fondo, smentisce la massima popolare “il lupo perde il pelo ma non il vizio“, perché l’uomo può cambiare, in favore di un’altra: “Il lavoro nobilita l’uomo”. È ed proprio vero: il lavoro ha, in sè, un alto potenziale educativo!

Riccardo Naty