Pittura, fotografia, installazioni, performances: varie espressioni della creatività artistica riunite tutte assieme all’interno de “La stanza del Mito”, la mostra di Tila – tela, in dialetto – che, proposta dal cartellone culturale “OMAGGIO a TAORMINA”, organizzato dall’associazione culturale “Arte & Cultura a Taormina”, aprirà i battenti alle 18 di venerdì 3 febbraio all’interno dell’ex-chiesa del Carmine per richiuderli sabato 25. Quello che si preannunzia come un vero e proprio “evento” nel panorama dell’arte contemporanea per la forte carica simbolica ed i rimandi ancestrali dei temi trattati porta la firma di due giovani artisti calabresi, Maria Concetta Policari e Gianmarco Pulimeni, che affidano alla assoluta modernità dei mezzi espressivi scelti il compito di filtrare, e reinterpretare attualizzandolo, il retaggio culturale di cui, figli della Magna Grecia, sono intrisi.
Ognuno con la sua spiccata sensibilità – Pulimeni immergendosi nel mondo dei colori e del surreale, per l’aspetto pittorico, la Policari accostando a quello dei colori il mondo delle luci, per la fotografia – danno vita, così, ad un progetto che ha nel “mito” e nella sua ancora attuale funzione pedagogica la sua essenza. Poiché la forza dirompente del mito sta non solo nella sua “a – temporalità”, parlando all’uomo di ogni epoca, ma soprattutto nella sua comprensione immediata, senza mediazioni di un’interpretazione razionale, cosicché gli insegnamenti racchiusi nel mito, e trasformati in simboli, riescono ad avere una loro capacità di parlare direttamente all’anima dell’uomo, del terzo millennio come all’epoca di Platone.
E così l’eroina e fonte ispiratrice de “La stanza del Mito” è la stessa Persefone dei tempi antichi, unica figlia di Demetra, dea delle messi e della fertilità. E se l’una è l’Anima che, quando cade nella materia simboleggiata dagli Inferi, diventa cieca agli insegnamenti e Demetra sta a rappresentare la Saggezza e la Natura in fiore, Maria Concetta Policari e Gianmarco Pulimeni ci invitano, nel rappresentare il “loro” mito, a condurre la nostra esistenza rispettando le leggi della natura, la ciclicità e l’avvicendarsi delle stagioni. Un invito alla saggezza, alla spinta al rinnovamento, che i due artisti perseguono capovolgendo, per certi versi, anche la usuale prospettiva in cui viene vista Medusa, vittima della vendetta furiosa di Atena che, dopo averla decapitata, la trasformerà in un mostro il cui sguardo pietrifica chi lo osserva… Ma, a ben vedere, la salvezza o la morte non sono nelle mani di Medusa, bensì di chi decide se guardarla o meno…