In questo mondo in cui si va avanti per “tormentoni”, adesso sembra che uno dei temi preferiti da talk show e trasmissioni politiche (o che si definiscono tali) sia quello di attaccare la Chiesa. La Chiesa ricca, privilegiata che pensa solo ai guadagni ecc ecc. Questo articolo invece vuole andare controcorrente dando voce alle suore di un piccolo istituto di paese e mettendo in luce la loro condizione economica, tutt’altro che rosea. Le suore di cui stiamo parlando sono quelle della Carità dell’istituto Santa Caterina a Randazzo. Da quest’anno le suore hanno perso la scuola elementare. Per parlare della loro situazione abbiamo intervistato: Suor Antonietta Belgiovine, direttrice della scuola dell’infanzia, e suor Giovanna Aidala, superiora.
Suor Giovanna, da quanto tempo siete presenti a Randazzo?
“Da 135 le suor della Carità sono presenti a Randazzo. La loro missione, lo scopo che si sono sempre poste innanzi, è stata sempre quella educativa. Oltre che, naturalmente, quella assistenziale nei confronti dei meno abbienti.
Quest’anno la scuola elementare è stata chiusa, Suor Antonietta, dove vanno cercate le cause di questo “fallimento”?
“La scuola elementare è andata avanti fino a giugno del 2013, grazie ai finanziamenti della regione. Già con l’amministrazione Lombardo dal 2010 non riceviamo finanziamenti. Con esattezza stiamo aspettando i finanziamenti per gli anni scolastici 2011-2012 e 2012-2013. In quest’arco di tempo la casa provinciale, sita a Napoli, ci ha anticipato una considerevole cifra. Speravamo che con l’amministrazione Crocetta le cose cambiassero. Al contrario sono stati tagliati del tutto i finanziamenti alla scuola privata. Così non ci è rimasto altro da fare che chiudere la scuola elementare.”
La scuola materna sopravvive ancora. In perdita o in guadagno?
“Nettamente in perdita. Non abbiamo segreti possiamo rendere noti a tutti i nostri conti. Gli iscritti alla scuola elementare sono 26 e ogni bambino paga la retta di 95 euro al mese. Facendo un rapido calcolo l’ammontare delle rette dei bambini è pari a 2470 euro al mese. Per poter tenere aperto l’asilo ovviamente abbiamo bisogno di una maestra, una bidella e una cuoca ogni giorno. Infatti i bimbi pranzano a scuola ogni giorno. Non ci vuole molto a capire che le spese per pagare queste tre figure sono superiori agli introiti derivanti dalle rette, che per noi rappresentano l’unica fonte. Per l’esattezza pagare le due maestre, le due bidelle (abbiamo due maestre e due bidelle, tutte e quattro part-time) e la cuoca ci costa mensilmente 5.500 euro. A questa cifra vanno aggiunte le altre spese vive: il cibo, i detersivi e i tutti quei costi di manutenzione ordinaria che servono a mantenere salubre, sicuro e gioioso l’ambiente in cui vivono i bimbi. Ogni mese insomma noi suore attingiamo alle nostre pensioni per almeno altri 2500 euro. Molti mesi la casa provinciale interviene per aiutare noi nel nostro sostentamento.Dunque che aiuto vi attendete dallo Stato?Vorremmo che la regione intervenisse in qualche modo. Potrebbe reintrodurre il finanziamento alle scuoleprivate-paritarie ad esempio, oppure i buoni scuola”.
Come funzionano i buoni scuola?
“Il buono scuola consente ai genitori che hanno scelto una scuola privata, e che hanno un reddito inferiore ad una certa cifra, di ottenere il rimborso del 75% delle spese che hanno sostenuto per pagare la retta. Per ottenere questo rimborso è sufficiente che loro esibiscano le fatture che rilasciamo ogni mese”.
Che messaggio volete lanciare a chi leggerà questo articolo?
“Vogliamo che tutti sappiano che le suore credono in quest’opera, ma che non sanno per quanto ancora potranno andare avanti in queste condizioni”.
Speriamo che la scuola, che vanta un patrimonio umano estremamente prezioso, sia per le suore che per le altre figure che ci lavorano, e che è sita in un edificio molto ben tenuto e dalle infinite possibilità, possa al più presto trovare i finanziamenti di cui ha bisogno.
Annamaria Distefano