Sboom demografico / Entro il 2050 il Giappone perderà 30 milioni di unità. L’impegno della Chiesa

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La previsione degli analisti è allarmante: se il trend dovesse continuare in questi termini, entro il 2050 la popolazione giapponese perderà 30 milioni di unità, arrivando a 97 milioni, con effetti devastanti. Per sollevare il tasso di natalità, il governo guidato da Shinzo Abe potrebbe puntare sulla leva fiscale per aiutare le famiglie numerose e le madri in difficoltà.

Crollo delle nascite per il quarto anno consecutivo. Per la prima volta, gli anziani, in Giappone, toccano la quota del 25% della popolazione, che è oggi pari a circa 125 milioni di persone. Per il quarto anno consecutivo sono calate le nascite: nel 2014, ve ne sono state 9mila in meno rispetto all’anno precedente, con poco più di un milione di nuovi nati, mentre aumenta il numero dei decessi, che erano stati un milione e 300mila nel 2013.calo demografico - Copia

Gli effetti del declino della popolazione. La previsione degli analisti è allarmante: se il trend dovesse continuare in questi termini, entro il 2050 la popolazione giapponese perderà 30 milioni di unità, arrivando a 97 milioni, con effetti devastanti. Perché la diminuzione del numero di persone in età lavorativa – quelle fra i 15 e i 64 anni – calerà anche la crescita potenziale e diminuirà il Prodotto Interno Lordo, producendo un contemporaneo danno al sistema previdenziale e pensionistico e a quello del welfare sociale. Entro il 2060, la proporzione di coloro che avranno 65 anni o più arriverà al 40% della popolazione. Sono soprattutto le aree rurali quelle a maggior rischio, dove alcune comunità rischiano addirittura l’estinzione.

Gli obiettivi del Governo. Una ricerca condotta nei mesi scorsi da un gruppo di scienziati guidato dal primo ministro Shinzo Abe, ha evidenziato che il tasso di natalità è pari al solo 1,43%, fra i più bassi al mondo. Gli intendimenti del Governo sono quelli di farlo aumentare fino all’1,8% entro il 2030 e fino al 2,07%, entro il 2040. “Sposarsi o avere un figlio sono decisioni basate sulla libera scelta dell’individuo – si legge nel rapporto. Di conseguenza, non ci saranno pressioni di sorta su questi argomenti”. Inoltre nella relazione vengono fornite due “visioni” per affrontare il tema: la prima, pensata per il lungo termine, prevede degli sgravi fiscali per le famiglie numerose, la seconda invece, da attuare entro il 2020, prevede delle “azioni concrete”, come quella di stimolare le donne a fare più figli attraverso incentivi fiscali. Il 70% delle donne giapponesi lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio.

L’azione della Chiesa. Nel 2010, la Conferenza episcopale giapponese aveva dichiarato il 2010 “Anno della Vita” ed aveva promosso iniziative mediche e sociali a favore della procreazione per favorire l’aumento della nascite, ma ancora oggi un gran numero di coppie preferisce attendere prima di mettere al mondo un figlio, al fine di realizzare prima la carriera lavorativa. Altri due elementi suscitano timore per il futuro: l’alto numero di suicidi fra i minorenni e una politica ancora troppo consumistica.

Il contesto economico. Tutto ciò accade mentre l’economia giapponese conosce una crisi molto profonda: sono in forte calo i consumi interni, i redditi sono fermi e, di conseguenza, i risparmi stagnano in maniera pericolosa. È evidente che la bassa crescita è condizionata dai problemi demografici, che impediscono l’avvio di opere pubbliche o di espansione monetaria in grado di consentire la crescita economica.

 Umberto Sirio

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