48ª Settimana Sociale / Appuntamento dei cattolici italiani a Cagliari sul “Lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale”

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Libero, creativo, partecipativo e solidale: questo è il lavoro che vogliamo. Forse può sembrare un desiderio eccessivo, o ritenere che sia la pretesa, alquanto utopistica, di qualche sindacalista estremo, che non sa fare i conti con la (triste) realtà in cui il nostro Paese è immerso. Sappiamo che l’Italia ha conosciuto, in questi ultimi anni, un tasso di disoccupazione altissimo, una fame di lavoro disattesa, tanto che di questa fame non si contano più le vittime.

Poi scopriamo che a pronunciare, anzi, a scrivere queste parole è papa Francesco, al n. 192 della sua Enciclica Evangelii Gaudium, e non dobbiamo credere che il Papa si erga, solitario, con chissà quale discorso innovativo, perché riprende semplicemente la secolare dottrina sociale della Chiesa in fatto di lavoro. Il problema grosso è che, proprio noi cattolici, sconosciamo quasi del tutto l’insegnamento che la Chiesa, attraverso il magistero di chi la guida, ha costantemente rivolto ai cristiani, perché s’impegnassero a trasformare in meglio la società, insieme a tutti gli uomini e le donne con cui sono imbarcati nell’avventura umana. Ma si sa: in maggioranza, coloro che si dichiarano cristiani rischiano di essere soltanto i frequentatori della messa domenicale e gli autori di qualche generoso gesto di solidarietà, compiuto per tacitare la coscienza, mentre difficilmente incarniamo la nostra fede nell’impegno perché le cose storte cambino, e cambino in meglio. Poiché la tentazione di ridurre il credo religioso ad un puro fatto intimistico ha sempre accompagnato i cristiani di ogni epoca (basterebbe leggere la lettera di san Giacomo, in cui l’apostolo, con sottile ironia, dichiara l’inconsistenza di una “fede” alla quale manchi la concretezza delle opere), non sono mancati nella Chiesa coloro che hanno tentato di svegliarne le coscienze addormentate.

E, all’inizio del Novecento, un cristiano autentico, Giuseppe Toniolo, laico, economista e padre di sette figli, “inventa” qualcosa perché la comunità ecclesiale del tempo, insieme alle cose di lassù, sappia aprire meglio gli occhi sulle realtà di quaggiù, per renderle come Dio vuole e non come l’egoismo umano le costruisce. Nascono così, nel 1907, le “Settimane Sociali dei cattolici italiani”, che, tra alterne vicende, interruzioni e riprese, arrivano quest’anno alla loro 48ª edizione. Raccogliendo l’invito di papa Francesco, sarà la realtà lavorativa, con tutti i suoi problemi, ma anche con la sua potenza umanizzante, le sue risorse e le sue infinite possibilità, ad essere portata al centro dell’attenzione delle comunità ecclesiali.

Cagliari, sede della 48^ Settimana Sociale dei cattolici italiani

La Settimana Sociale si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre 2017 e avrà come titolo, appunto, “Il Lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale”. Insieme ai vescovi delle diocesi, vi potranno partecipare, in relazione al numero degli abitanti, da 3 a 7 persone, che siano attivamente coinvolte nelle problematiche del lavoro. Anche la nostra Diocesi di Acireale si prepara a partecipare alla Settimana di Cagliari, che vuole fare il punto della situazione, ma anche mettere in moto le risorse locali, organizzando il percorso della Settimana stessa e quello preparatorio attorno a quattro “registri comunicativi”: 1) denunciare; 2) raccontare; 3) buone pratiche; 4) proposte.

Cercheremo ancora di parlarne, perché possiamo lasciarci raggiungere da questo vento di speranza, che vuole soffiare sulla nostra indolenza e tirare fuori di noi il meglio, per il futuro della nostra terra.

Barbara Sgroi

 

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