Il Concilio rappresenta “il volto giovane della Chiesa”, la quale è capace “allora come oggi di essere viva nel proprio tempo”. Mons. Mariano Crociata, Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ha partecipato al seminario di studio sul tema “Il Concilio: un tesoro da moltiplicare. La speranza dei giovani con il mondo nel cuore”, svoltosi a Roma il 10 e 11 marzo.
Nel nostro tempo. Intervenendo dinanzi a una folta platea di giovani, il Segretario generale della Cei ha sottolineato la necessità del “riascolto, ripresa e rilancio” del Vaticano II, “che ha bisogno di essere ancora più profondamente accolto e compreso, nel nostro tempo”. L’incontro era promosso dal settore Giovani dell’Azione cattolica italiana; un momento inteso, come hanno spiegato i promotori, “a inaugurare una fitta serie di appuntamenti associativi in tutta Italia sull’eredità e l’attualità conciliare”. Mons. Crociata ha portato ai giovani radunati alla Domus Pacis “l’apprezzamento e la stima di tutti i vescovi d’Italia per la vostra presenza e per il vostro impegno dentro la Chiesa, perché attraverso voi abbiamo la via e la capacità di arrivare a tutta la vostra generazione”. “È bello e significativo che ad aprire le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del Concilio, celebrazioni che sono però una rilettura e un rilancio, siate proprio voi giovani, perché il Concilio è simbolo di una Chiesa giovane, che sa rinnovarsi e rimanere sempre giovane”.
Il ruolo dei laici oggi. I due responsabili dei giovani di Ac, Lisa Moni Bidin e Marco Sposito, hanno spiegato: “In quanto giovani non abbiamo vissuto né il Concilio, né la Chiesa del periodo precedente, né gli echi o l’entusiasmo immediatamente successivi. Eppure percepiamo il Vaticano II come momento determinante per la Chiesa, per la nostra associazione e per la stessa storia dell’umanità. Per questo vogliamo studiarlo, approfondirlo a partire da testimoni d’eccezione e dai testi e dall’eredità che esso ha prodotto”. Al seminario ha quindi portato la sua testimonianza di “padre conciliare”, anch’egli con una forte presa sui giovani, mons. Luigi Bettazzi. Oltre a fornire un quadro storico ed ecclesiale nel quale si inseriva l’evento conciliare, Bettazzi ha posto l’accento sulla necessità di una “piena valorizzazione dei laici” proprio alla luce del Vaticano II. “Noi vecchi non siamo riusciti ad attuare completamente quanto scritto dal Concilio – ha quindi aggiunto il vescovo -; ora dovete farlo voi giovani”, anzitutto recuperando i testi e gli insegnamenti emersi dal Concilio.
Dialogo, fiducia. Il presidente nazionale dell’Azione cattolica, Franco Miano, ha sostenuto che il Vaticano II è “un tesoro prezioso a cui l’associazione continua a fare riferimento e a porre come fondamento della sua stessa identità e missione”. Il presidente si è quindi soffermato su alcune “parole-chiave dell’agire associativo”, che trovano origine nel Concilio. Anzitutto il termine “quotidiano”: “La dimensione quotidiana, ordinaria della vita è quella che noi condividiamo con tutte le persone semplici; non viviamo in attesa dei grandi momenti, perché ogni momento è grande; ogni momento è un dono che Dio”. Quindi “dialogo”: “Vogliamo essere persone di dialogo, aperte, cordiali, interessate, disposte a crescere e a imparare dall’incontro con gli altri”. Poi il binomio “responsabilità e partecipazione”: “Il laico di Ac – ha detto Miano – è una persona che non si tira indietro da nessun impegno perché si sente responsabile della vita della comunità cristiana così come del suo ambiente di ogni giorno”. Infine “fiducia”: “Il nostro stile di vita è improntato a quella speranza che si fa atteggiamento di fiducia davanti alla vita”, ha sostenuto Miano. “Non un ottimismo superficiale e ingenuo, ma una speranza cristiana che crede che la nostra vita di ogni giorno, così come la storia umana, siano i luoghi in cui misteriosamente è presente lo Spirito del Signore Gesù”.
Partire dalla Parola. Nel suo intervento Raffaele Cananzi, già presidente nazionale Ac, ha svolto un approfondito excursus storico ed ecclesiale, spiegando in particolare il ruolo dell’associazione prima e dopo il Concilio. La presidenza di Vittorio Bachelet, in sintonia con papa Paolo VI, ha percorso nella seconda metà degli anni ’60 e all’inizio dei ’70 “un cammino di attuazione e di valorizzazione” degli insegnamenti del Vaticano II. Con la “scelta religiosa, in attuazione del Concilio, l’Ac – ha proseguito Cananzi – tornava all’essenziale, tornava a mettere Dio e vangelo al centro della sua vita”, scommettendo sulla formazione religiosa e civile. Ampio anche l’intervento di Ilaria Vellani, direttore dell’istituto “Bachelet”, soffermatasi su molteplici aspetti della “profezia del Concilio”. Ha poi citato la “Lettera ai giovani”, consegnata da Paolo VI al termine del Vaticano II assieme ad altre lettere indirizzate alle donne, agli intellettuali, agli ammalati… “Quella lettera – ha affermato la relatrice – è rivolta a noi, dobbiamo sentirla sulla nostra pelle per seguire la scia del Concilio con gioia ed entusiasmo rinnovati partendo dall’ascolto della Parola di Dio”.