Sabato prossimo, 24 settembre, ricorre il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale di Padre Giovanni Vecchio, avvenuta il 24 settembre 1972, nella chiesa parrocchiale di Santa Lucia in Aci Catena, grazie alla preghiera consacratoria e l’imposizione delle mani di mons. Ignazio Cannavò.
Educato, fin dalla più tenera età, ai valori cristiani, Padre Giovanni ricevette nella stessa parrocchia di Santa Lucia i sacramenti d’iniziazione cristiana. La vocazione al sacerdozio maturò durante il periodo di permanenza a Roma, dove si era trasferito per frequentare la facoltà di Architettura. L’attività presbiterale è stata molto intensa e ricca di tante esperienze pastorali. Iniziò il suo ministero nella parrocchia della Madonna di Fatima, borgata Massimilla, diocesi di Porto e S. Rufina: un anno da diacono e due anni da prete come vicario parrocchiale.
Rientrato in diocesi, l’1 luglio 1975 gli viene affidata la parrocchia di Aci Platani, dove svolse il ministero di parroco, con amore e dedizione, fino al 1984. Dal 1974 fu anche membro dell’Ufficio Catechistico diocesano e docente di Filosofia allo Studio Teologico S. Paolo di Catania (1978-1984). Il 5 ottobre 1984 lascia la Comunità platanese per andare missionario nella diocesi di Belo Horizonte (Brasile), dove ancora oggi si trova. Li per dodici anni è stato vicedirettore del Seminario; per 20 anni docente all’Università Cattolica, nel dipartimento di Filosofia e Teologia; inoltre ha svolto il ministero sacerdotale in diverse parrocchie.
Certo cinquanta anni di vita sacerdotale non sono pochi. Ed è quasi naturale il bisogno di voltarsi indietro per un momento e valutare il tratto di strada percorso, da quando si è sentita forte ed esigente nella propria vita la chiamata del Signore. Lo abbiamo sentito in questi giorni e con la disponibilità che lo ha sempre contraddistinto si è lasciato intervistare, rispondendo con generosità alle nostre domande.
Padre Giovanni Vecchio, come è nata la sua vocazione al sacerdozio?
In maniera remota é nata dalla fede e dalla preghiera dei miei genitori, che desideravano come dono di Dio la possibilità di avere almeno un figlio sacerdote. Poi in maniera prossima fu provvidenziale l’esperienza vissuta in Gioventù Studentesca con P. Giovanni Cosentino, che a sua volta ci proponeva il cammino iniziato da Don Luigi Giussani. La cosa venne fuori con forza quando ero a Roma, studente di architettura, nel contesto dei primi movimenti che nel 1966 già lasciavano intravedere turbolenze più gravi. P. Pio Parisi mi aiutò a comprendere la maniera migliore di aiutare il prossimo, lavorando alla costruzione di quella “casa” che é la Chiesa.
A cinquant’anni dalla sua ordinazione, si sente di tracciare un breve bilancio del suo intenso cammino sacerdotale?
S. Paolo dice: “Io non giudico me stesso, perché… il mio giudice è il Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà” (1Cor 4,3-5). Il vero bilancio sarà il giudizio finale. Certo non manca molto tempo, ho 75 anni, ma per adesso sono ancora “in corsa” e al lavoro; “Nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro” (1Cor 9,23-26). Posso dire solo che ho cercato di mantenere sempre il proposito enunciato, ancora con le parole di S. Paolo, nella messa di ordinazione: “Noi non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù” (2Cor 4,5).
Come è maturata in lei la vocazione ad essere sacerdote missionario?
Anche a questo riguardo, posso ricordare una fase remota e una più immediata per la decisione. In maniera remota, il papa S. Giovanni Paolo II aveva pubblicato un messaggio in cui esplicitamente esortava i sacerdoti dei paesi dove il clero era più numeroso (Polonia, Spagna, Italia…) a mettersi a disposizione per andare in missione ad aiutare altre diocesi più carenti. In maniera immediata, ricevetti come aiuto a maturare la decisione la sollecitazione di don Giussani e di don Ciccio Ventorino e poi la benevolenza e l’appoggio del vescovo Mons. Giuseppe Malandrino.
Immagino che essere sacerdote non è sempre facile: qualche volta ha avuto momenti di scoraggiamento?
Non sono mancate difficoltà, anche pesanti, ma senza arrivare al punto di scoraggiamento. Come dice ancora S. Paolo, “avendo questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata accordata, non ci perdiamo d’animo” (2Cor 4,1). Gesù aveva avvisato gli apostoli: “Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”. In quei momenti ho sempre contato sull’aiuto della fraternità sacerdotale, vissuta tra colleghi.
(si apre in una nuova scheda) Alla luce dell’esperienza accumulata come missionario in Brasile, dove per tanto tempo è stato impegnato nella formazione al sacerdozio di tanti giovani, cosa desidera dire a coloro che si sentono chiamati dal Signore a vivere questo ministero nella Chiesa?
Direi che l’ideale della vocazione al ministero sacerdotale é autentico quando esistenzialmente é situato nell’esperienza che si esprime con queste parole: “Il tuo amore vale più della vita” (Salmo 62,4). In Brasile solevo ricordare ai seminaristi che il sacerdozio non é una professione, ma la missione che Gesù chiama a condividere, dicendo: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici… Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,14-16). Aggiungerei la raccomandazione di S. Benedetto ai suoi monaci: “Niente assolutamente anteporre a Cristo!”.
Sabato 24 settembre, nella chiesa parrocchiale di Santa Lucia, Padre Giovanni, nello stile semplice e sobrio che lo ha sempre caratterizzato, celebrerà un Santa Messa di ringraziamento. Domenica 25 settembre, sarà la Comunità parrocchiale di Aci Platani, ad accoglierlo nella propria chiesa Madre, dove alle ore 19 celebrerà la Santa Messa. Un particolare momento che la comunità platanese desidera vivere nella preghiera al Signore per il dono prezioso del sacerdozio di Padre Giovanni e nel ricordo dei nove anni di intenso ministero pastorale svolto nella popolosa frazione acese come sacerdote buono e generoso, sempre pronto al servizio di Dio e dei fratelli.
Giovanni Centamore