“Mi piacerebbe, terminando, d’essere nella luce”. Un desiderio, una speranza, una certezza di fede. Quella che Paolo VI esprimeva nel “Pensiero alla morte” senza sapere che il Signore l’avrebbe chiamato proprio il 6 agosto 1978, festa della Trasfigurazione. Quella luce gloriosa del Signore Risorto in cui dal 19 ottobre 2014 veneriamo il Papa bresciano proclamato Beato da Papa Francesco. Quasi un anno che non è passato invano. Anzi la beatificazione di Montini ha innestato nella Chiesa un cammino di riscoperta di un Pontefice a tratti dimenticato.
Il primo e più grande sponsor di questa nuova lettura della figura di Paolo VI è proprio Francesco. Bergoglio ha manifestato a più riprese una sensibilità particolare per il magistero, la spiritualità e la capacità di penetrare la cultura contemporanea tipiche di Montini. Papa Francesco esprime un attaccamento e un affetto, oltre che un’affinità culturale, umana e spirituale, non di maniera per questo suo predecessore. Potremmo quasi dire, pur in uno stile comunicativo e personale completamente diverso, che Bergoglio è un Papa montiniano, perché è un Papa fortemente radicato nello spirito più autentico del Concilio Vaticano II. Il Concilio è infatti l’eredità e l’attualità più grande di Papa Montini. Un evento che a 50 anni dalla chiusura deve ancora molto camminare anche nella Chiesa di oggi.
L’altro grande sponsor di Paolo VI, in questo primo anno da Beato, è inaspettatamente il popolo di Dio. La gente che per anni è sembrata distante dalla sua figura non ha mancato, in questi mesi, di esprimere un inedito attaccamento. A Brescia, diocesi di origine di Montini, l’anno montiniano è stato un pullulare e rincorrersi di iniziative, pellegrinaggi e espressioni di attenzione verso Paolo VI. Un processo stimolato dalla diocesi, ma fiorito nelle parrocchie, associazioni, istituzioni, tra le persone comuni. Non c’è stato giorno in questo anno in cui non vi sia stato un suo ricordo. Fede, preghiera, invocazione, soprattutto la voglia di capire la profondità del suo pensiero. Un segno per tutta la Chiesa perché la ricchezza della fede e della testimonianza cristiana di Paolo VI continua ancora a nutrire il nostro cammino nella storia.
(Editoriale Sir)