Vangelo della domenica (29 settembre) / Chi vive l’amore di Dio si offre con generosità agli altri

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Canto al Vangelo ( 2 Cor 8,9 )

Alleluia, alleluia. Gesù Cristo da ricco che era,  si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. Alleluia

Vangelo ( Lc 16,19 – 31 )

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». Parola del Signore

Riflessione

La Liturgia di questa Domenica presenta il brano del vangelo di Luca nel racconto dell’uomo ricco e del povero Lazzaro. Il brano si apre dicendo che Gesù parla ai farisei, a coloro cioè che si sentivano giusti davanti a Dio e disprezzavano i poveri ed i pagani.
Davanti a loro Gesù racconta la parabola di un uomo ricco che disprezzava Lazzaro che era povero e malato per insegnare il valore dell’amore.
Il racconto parla di due uomini: un uomo ricco del quale non si dice il nome, e di un uomo povero chiamato Lazzaro, che significa Dio aiuta.
Il ricco è senza nome per far comprendere che Dio conosce gli ultimi ed i poveri e se ne prende cura. Il ricco nella Bibbia è il superbo, colui cioè che si sente autosufficiente e giusto, colui che si ritiene al centro e non tiene conto della sua miseria. E’ l’uomo che confida in se stesso e non in Dio, al quale non dona spazio nella propria vita perché occupata da se stesso.
Il povero al contrario, è colui che apre la propria vita a servizio di Dio, è colui che si sente povero e bisognoso dell’amore di Dio nel quale pienamente confida.
Il racconto dona l’immagine di questo povero che sta alla porta del ricco, ma l’uomo ricco non si accorge nemmeno della sua presenza; solo i cani alleviano le sue piaghe, leccandole.
Ma dopo la morte di entrambi, il racconto dice che il ricco alza gli occhi e vede Lazzaro nella gloria insieme ad Abramo, mentre lui è nel tormento. Solo quando è nel dolore quest’uomo alza gli occhi da se stesso e si accorge della ricchezza che quell’uomo povero portava in se stesso e cioè, l’amore.
Gesù esorta l’uomo a confidare in Dio e non su se stesso o nei propri beni; lo incoraggia ad alzare lo sguardo per scorgere la presenza dei fratelli e vivere la generosità. Gesù indica il valore della povertà evangelica quale virtù fondamentale per essere autentici discepoli di Cristo, quella povertà cioè che fa scorgere la propria fragilità, la propria debolezza e con piena fiducia si mette nelle mani di Dio. Quella povertà che fa spogliare l’uomo da ogni menzogna per arricchirlo dell’amore di Dio, come ricorda il Canto Alleluiatico di questa Domenica: “Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”.

Letizia Franzone

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