Un anno e mezzo di perdita della libertà per Silvia Romano, in mano degli islamisti somali di al-Shabaab, appoggiati da pezzi del mondo arabo attraverso l’esercizio di una politica pericolosa, è un’esperienza quanto mai straordinaria, che ha messo a lunga prova il suo coraggio e che influirà parecchio sulla sua esistenza.
Silvia è ritornata in Italia grazie all’indefesso lavoro dei Servizi segreti italiani, in collaborazione con la Turchia.
La sera di domenica 10 maggio, ho seguito in Tv la discesa dall’aereo, nell’aeroporto di Ciampino, di Silvia sorridente, sicura di sé, avvolta in un mantello islamico verde, con la testa coperta. Mi ha colpito molto il suo atteggiamento calmo e determinato, l’affettuoso abbraccio con i genitori e la sorella, il saluto alle autorità, tutte in spasmodica attesa di lei.
Un anno e mezzo di prigionia è un tempo molto lungo, che certamente ha messo alla prova le forze di Silvia, tuttavia la sua personalità ben definita l’ha orientata bene nel rapportarsi con dignità con i suoi rapitori.
Nel suo quartiere di Milano, il Casoretto , la ventiquattrenne concittadina è stata accolta con entusiasmo, anche con ringraziamenti ai Servizi segreti e al Ministero degli Esteri.
In Kenia, lei lavorava come cooperante per la onlus delle Marche “Africa Milele”: il 20 novembre 2018 cade nelle mani dei rapitori bene armati in un villaggio, a 80 chilometri da Nairobi. Il mistero avvolge questo rapimento forzato e il trasferimento in Somalia, dove Silvia Romano viene condotta da un villaggio ad un altro.
Certo, le sue condizioni psicologiche sono state molto condizionate, per cui la richiesta del Corano per lei sarà stato forse un espediente per calmare la sua agitazione interiore e, allo stesso tempo, per studiare i messaggi di un libro sacro pienamente accettato dai suoi rapitori. Pertanto la sua conversione all’islamismo, in quell’anno e mezzo di vita penosa, lottando contro la depressione, sarebbe stato lo spiraglio di speranza di sfuggire alla minaccia di morte, non annunziata, ma istintivamente avvertita. Tra un anno, forse, lo stato psicologico di Silvia cambierà e chissà cosa accadrà allora..
La sua mamma, Francesca Fumagalli, invoca la pace e il silenzio dei giornalisti. Il 12 maggio Silvia è stata ascoltata in procura: ha comunicato al p.m. Alberto Nobili che prima non aveva alcuna fede religiosa, per cui l’essersi convertita all’islamismo è stata “una libera scelta”.
La sua liberazione ha scatenato estremisti a fanatici, che hanno tempestato di minacce lei e la sua famiglia per il semplice fatto che la ragazza si è convertita all’islam. Alla Camera, il deputato siciliano Alessandro Pagano, da qualche tempo “convertito” alla Lega, è arrivato a definire Silvia Romano “neo-terrorista”.
Intanto siamo contenti che la sua vita sia stata salvata e le auguriamo di colmare le lacune del suo mondo interiore, vivendo le sue giornate con impegno sereno e con fiducia nell’umanità.
Anna Bella