Vicini ad una data, l’8 marzo, da anni, ormai, “associata” alla donna. Riflettori puntati, in questo periodo in particolare, sulle caratteristiche, sulle “doti”, sulle competenze, sulla “capacità di fare” che il sesso femminile possiede.
Nel corso del tempo, infinite sono state le testimonianze di tutto ciò, con esempi di personalità in rosa che hanno lasciato la propria impronta nei vari ambiti della vita. Andando indietro, in periodi storici e sociali molto diversi dall’attuale, appaiono comprensibili e coraggiosi certi atteggiamenti. Nel 1868 la scrittrice statunitense Louisa May Alcott aveva necessità di “affermare” la personalità della donna in un ambiente in cui lei fu la prima donna di Concord ad aderire, con il voto, ad un’elezione scolastica. Con la sua Jo, protagonista del romanzo “Piccole donne”, ragazza anticonformista dal cuore grande e dalle idee aperte, uno “spirito libero”, a voler utilizzare un’espressione comune del quotidiano, ha detto “la sua” in una società che poco spazio le dava. Questo accadeva alla metà dell’Ottocento con la testimonianza in letteratura. Il lungo percorso temporale, articolatosi da allora ad oggi, ha cambiato totalmente le cose. Non sarebbe necessario citare esempi di donne attive in politica, nel sociale, nella routine familiare, giacché la realtà le ha, ampiamente, proposte da sé.
Ogni donna nel contesto attuale, almeno in quello occidentale, trova gratificazioni, possibilità di esprimere ciò che è e ciò a cui aspira, se, poi, questo si riferisce all’ambito lavorativo o del proprio privato, è una scelta personale. È, comunque, evidente la libertà di cui essa gode, giustamente, nel vivere il suo tempo e non risulterebbe necessario sottolineare il potenziale che ognuna possiede.
In questa storica ricorrenza, che passa in rassegna molteplici peculiarità femminili quali l’intelligenza, la forza d’animo e la positiva caparbietà, il senso materno, la dolcezza, un’immagine balena alla mente, che racchiude tutte queste caratteristiche ed anche infinite altre: Madre Teresa di Calcutta. Una “Santa” donna, ad usare l’ossìmoro, che ha avuto il senso materno per i tanti bambini che ha curato, la dolcezza per i tanti lebbrosi accolti, la forza d’animo e la caparbietà nella “Casa Kalighat”, centro di accoglienza aperto a Calcutta per i malati abbandonati, l’intelligenza nel dover imparare la lingua inglese e bengali, essendo di origini albanesi. Madre Teresa ha reso di tutti il proprio tempo terreno, ha condiviso con gli altri i momenti della sua giornata, ha svelato per i più deboli il senso dell’ “essere femminile”.
Che ogni donna, in conclusione, possa serbare nel proprio animo immagini come queste, per continuare a dare il proprio contributo nel lavoro svolto ogni giorno, nella fatica del quotidiano ma anche nella gioia di vivere la vita e, dunque, nella ferma volontà di usufruire della bellezza del creato, nel piacere di coltivare quelle caratteristiche che la rendono, appunto, “donna”.
Rita Messina