Stefano Ricca, amministratore della Ricca IT s.r.l. di Ragusa, spiega alla Voce dell’Jonio la sua scelta di destinare l’8×1000 alla Chiesa Cattolica. Nonostante lo “tsunami” economico originato dal Covid-19, l’impresa sognata e assemblata negli anni da Ricca non ha tremato, garantendo retribuzioni e forniture di livello ormai note sul piano nazionale e internazionale. In parte grazie al settore di competenza, legato alla realizzazione di infrastrutture IT, datacenter, sicurezza Informatica, monitoraggio IT, software e applicazioni web. In parte per una visione d’impresa, del capitale e del profitto, inossidabilmente legata ad una coriacea fede. Una visione che, seppure da laico impegnato nei processi di mercato, lo accompagna quotidianamente sin dal primo giorno in azienda.
Stefano Ricca, perché un imprenditore di successo sceglie di devolvere l’8xmille alla Chiesa Cattolica?
Devolvo l‘8xmille alla Chiesa cattolica perché convinto e consapevole rispetto alla destinazione di questi soldi. Non è difficile capire quanto la Chiesa faccia, qualora si abbia ad esempio la possibilità di muoversi, per le nostre periferie o per il mondo, insieme a tanti missionari. Non nego che mi piacerebbe andare con qualcuno di loro. Si tratta di persone che si spendono fino a consumarsi del tutto per aiutare il prossimo e, se non avessero questi fondi, avrebbero un grosso problema. Certo, possiamo guardare i peccati della chiesa, le contraddizioni, etc… ma mi chiedo “non sapevamo già tutto, leggendo quanto accaduto nel Vangelo?”
Ci spieghi..
Da cristiani non è una novità venire a sapere dai media di alcuni aspetti di corruzione nella chiesa, comportamenti “fuori dalle righe”. Ma se ci fermassimo a questo non vedremmo tutta la restante chiesa che costruisce e ricostruisce ovunque nel mondo. Ogni buona organizzazione ha inevitabilmente qualche nota stonata, quindi non ho dubbi rispetto al dare il mio contributo volentieri. Un cristiano deve sempre scegliere se e come credere, ma se crede, non ha alternative rispetto al supportare il suo credo e la sua chiesa sempre. Penso che l’8xmille alla Chiesa Cattolica risponda alla chiamata alla solidarietà cristiana testimoniata sin dalla prime comunità, nelle quali “nessuno era bisognoso”.
Quindi a cosa associa l’espressione 8xmille, Stefano Ricca?
In quelle comunità esisteva il versamento della decima, ad esempio. Ecco, io penso che l’8×1000 sia un dovere personale, comunque ben più conveniente della stessa decima, se vogliamo metterla a confronto. Perché non toglie nulla a quanto già dovremmo destinare, a differenza della decima. Fa parte, come dire, di quanto dobbiamo “a Cesare”, allo Stato. Non togli nulla di più a te stesso di quanto devi, ma lo rendi addirittura utile a tanti. Spesso da imprenditore mi chiedo come fare del bene: so che, con chi si impegna quotidianamente nella carità, come la Chiesa Cattolica, questo è possibile. Perché la carità è molto più che distribuire pacchi senza sapere cosa sta succedendo dietro un bisogno… Carità è farsi carico di tutto questo ed iniziare una relazione.
Le è capitato di giovarsi di realtà come oratori, collegi, mense o progetti nel territorio, sostenuti dall’8×1000?
Sono cresciuto grazie allo scoutismo, spesso legato anche a progetti 8×1000: a quest’esperienza devo tutto. Direi la mia spina dorsale stessa: abitua a sapersi muovere, fermarsi, trovare soluzioni ai problemi, inventarne di nuove. Non a caso diciamo spesso che i migliori manager provengono dallo scoutismo e da esperienze associative simili. Ti aiuta a crescere molto, trovarti in mezzo a una foresta e doverti muovere con la bussole, senza nulla.
Così come riconoscere ad esempio dal muschio la zona in cui ti trovi o dormire all’addiaccio in un sacco a pelo in mezzo ai cinghiali. In mezzo alle campagne devi darti da fare e spesso in lingue non tue. Due dei miei figli frequentano gli scout e spero continuino. Dall’86 faccio parte del movimento di Rinnovamento nello Spirito Santo, cui devo la mia crescita di fede e la propensione a dirigere quello sguardo su ciò che è la volontà di Dio, in ogni progetto della mia vita.
Quale area necessiterebbe di un sostegno attraverso l’8xmille, secondo Stefano Ricca?
Più che un’area specifica, vorrei che come comunità cristiana riflettessimo di più sulle realtà di impresa e sulla vocazione degli imprenditori per la nostra società. Mi spiego: è indubbiò come, per fare impresa, il profitto sia necessario e indispensabile. Come è indubbio che il profitto è, per lo più, l’esatto risultato di una conduzione funzionale e virtuosa dell’azienda. Nessuno però impone che il profitto debba essere per forza intascato solo dall’imprenditore, addirittura talvolta aggirando le regole.
L’imprenditore si fa carico spesso di vicende umane rilevanti, così come è giusto che si veda corrispondere la propria paga e anche un’eventuale percentuale sull’andamento positivo dell’azienda… che tuttavia sono sempre costi aziendali. Ma detto questo, ritengo una sfida del nostro tempo cogliere la forza profetica ad esempio della tripartizione dell’utile, come proposto dall’economia di comunione intuita da Chiara Lubich. Il profitto è per me la possibilità di nuove assunzioni, di riconoscimento al duro lavoro dei miei collaboratori. Non tanto massimizzazione ma fonte di felicità condivisa con l’intero territorio, con sobrietà e fedeltà.
Mario Agostino