Due marchigiani nella storia della Chiesa di Acireale

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Il Cardinale Cento e Manrico Marinozzi con la moglie

Ricorre quest’anno il 40° anniversario della morte di due personaggi marchigiani, che hanno lasciato la loro traccia nel territorio della nostra diocesi. Si tratta del cardinale Fernando Cento e dell’artista Manrico Marinozzi.

Il Cardinale Cento e Manrico Marinozzi con la moglie
Il Cardinale Cento e Manrico Marinozzi con la moglie

Il primo nacque a Pollenza il 10 agosto 1883. Parroco della cattedrale di Macerata e professore nei Licei, giovanissimo, il 22 luglio 1922 venne nominato, da papa Pio XI, quarto vescovo di Acireale. Consacrato a Macerata il 3 settembre, il 12 novembre 1922 fece il suo trionfale ingresso nella sede episcopale. Sin dall’inizio seppe conquistarsi l’affetto dei suoi fedeli, dichiarando che, pur non potendo dimenticare la prima patria, la nuova “appassionatamente abbracciava”.

Un'immagine di mons. Cento appena ordinato vescovo
Un’immagine di mons. Cento appena ordinato vescovo

Durante il suo breve episcopato diede impulso a tutta una serie di attività: dall’Azione cattolica diocesana agli oratori estivi, dalle attività missionarie alle conferenze di  S.Vincenzo de’ Paoli, dai circoli giovanili alla stampa cattolica, senza mai dimenticare il Seminario, che fu sempre in cima ai suoi pensieri. Istituì le collegiate di San Sebastiano e San Pietro; pose la prima pietra del monastero delle Suore della Visitazione (4 maggio 1926), celebrò solennemente il terzo centenario della canonizzazione di S. Filippo Neri e accolse il passaggio in città del braccio reliquiario di S. Francesco Saverio (1924).

Sempre in prima fila nelle iniziative caritatevoli, visitò le popolazioni colpite dall’eruzione etnea del 1923, che minacciò Linguaglossa e Castiglione, e diede in beneficenza notevoli somme, sostenendo che “è meglio dare in vita che lasciare, perché quando si muore si deve lasciare per forza”.

La statua realizzata da Manrico Marinozzi e donata dal vescovo Cento
La statua realizzata da Manrico Marinozzi e donata dal vescovo Cento

Da buon marchigiano, devotissimo alla Vergine Maria, ebbe una speciale predilezione per l’antico santuario acese di Loreto, a cui volle donare un’artistica statua, fedele riproduzione di quella che si trova nel più celebre santuario delle Marche. Per la realizzazione del manufatto diede incarico ad un suo concittadino, Manrico Marinozzi, un giovane artista (nato a Pollenza il 17 dicembre 1903), versatile sia nella pittura che nella scultura, il quale nutriva un’intensa devozione mariana, che si esprimeva tra l’altro nella recita quotidiana, in famiglia, del Santo Rosario.

Epigrafe in ricordo del dono al santuario di Loreto
Epigrafe in ricordo del dono al santuario di Loreto

Mons. Cento lasciò Acireale nel giugno 1926, nominato Nunzio apostolico in Venezuela. Il giorno prima della sua partenza, il 20 giugno, volle solennemente portare in processione fino al santuario di Loreto la statua della “bruna Madonnella”, che egli stesso incoronò.  Successivamente inviato come Nunzio in Perù (1936), Ecuador (1937), Belgio e Lussemburgo (1946), Portogallo (1953) e impegnato in numerose altre missioni diplomatiche come legato pontificio, mons. Cento venne creato cardinale dal Beato papa Giovanni XXIII nel concistoro del 15 dicembre 1958. Lo stesso pontefice, nel 1962, gli conferirà il prestigioso incarico di Penitenziere maggiore.

Cento creato cardinale nel concistoro del 15 dicembre 1958
Cento creato cardinale nel concistoro del 15 dicembre 1958

Durante il Concilio Vaticano II fu presidente della commissione per l’apostolato dei laici e partecipò alla redazione della costituzione “Gaudium ed Spes”. Morì a Roma il 13 gennaio 1973, senza mai dimenticare, nonostante la distanza fisica, la sua amata diocesi di Acireale, dove ebbe occasione di tornare più volte, sempre accolto con tutti gli onori.

Manrico Marinozzi, artista ormai affermato – nelle vesti di pittore, scultore, restauratore, intagliatore e intarsiatore – raggiunse la Casa del Padre poche settimane dopo il suo amico Cardinale, il 5 marzo dello stesso anno.

Guido Leonardi