Cantava Fabrizio De Andrè: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. La perfezione, oltre che prevedibile, è arida, improduttiva. Là dove invece c’è il difetto, l’errore, il male, proprio là, come per miracolo, può fiorire la novità, il cambiamento, la bellezza.
Ben lo sa per esperienza chi ha frequentato e frequenta il Liceo Regina Elena di Acireale (presto Liceo Graziella Campagna). Qui da 10 anni le studentesse e gli studenti ripuliscono, dissodano, concimano, seminano e poi “accudiscono” i circa 1500 mq dell’orto della loro scuola.
L’Orto dei semplici (così si chiama questo angolo di terreno messo a coltura fra le vie di Acireale) è stato concepito nel 2013 dalla docente di Scienze naturali e agronoma Rosa Oliva e grazie al suo impegno infaticabile è divenuto negli anni il cuore pulsante del Liceo Regina Elena, un’autentica fucina di sperimentazione e innovazione didattica condivise.
Che dallo scarto può nascere il progresso lo sanno bene queste studentesse e questi studenti. Innanzitutto perché siciliane e siciliani, figlie e figli di una terra che la soffocante prepotenza mafiosa ha concimato con il sangue delle sue stesse vittime. E da cui per paradosso sono germogliate storie d’amore inusitato per la giustizia e la legalità.
L’Orto dei semplici binomio di coltura e cultura
L’Orto dei semplici è, non da ora, espressione della prassi sintetizzata dal binomio Coltura e cultura con cui quest’anno Libera ha voluto accompagnare la commemorazione delle vittime della mafia. E in perfetta coerenza con questo slogan una particella del terreno è diventata dallo scorso 21 marzo l’Orto della Legalità. In essa sono stati piantumati da una classe del Liceo due alberi e sessanta germogli di varietà differenti. Ciascuno recante il nome di una vittima della mafia. Questi cresceranno per ricordare che l’amore per la giustizia, se coltivato, non muore ma genera nuova vita.
Che la difficoltà può tramutarsi in opportunità lo sanno bene tutti gli adolescenti di questa era pandemica, che hanno visto i propri insegnanti ripensare metodologie didattiche e riorganizzare contenuti disciplinari, le une e gli altri dati da molti per assodati, non semplicemente facendo di necessità virtù, cioè arrangiandosi, ma mettendosi in discussione più in profondità per tirar fuori tutte le proprie risorse creative, apprendere nuove strategie e pervenire a soluzioni inedite e risultati insperati.
Tutti imparano da tutti
Dal bisogno di ritornare a fare scuola in presenza (ma in sicurezza), di recuperare le potenzialità didattiche delle relazioni così fra discenti come fra docenti, sfruttando la maggiore efficacia della circolarità nella comunicazione di informazioni e apprendimenti, è nata l’aula nell’Orto.
È bastato recuperare una sessantina di sedie in compensato, quelle senza rotelle, dimenticate in un deposito polveroso, disporle su due file a semicerchio sotto le fronde del piccolo agrumeto che occupa una porzione dell’Orto dei semplici per spezzare l’asimmetria che caratterizza stabilmente la relazione fra docenti e discenti e quella che caratterizza le relazioni dei discenti fra loro e dei docenti fra loro.
Insomma, tutti hanno imparato da tutti, indipendentemente dal ruolo e dall’età dei soggetti coinvolti nella relazione di insegnamento-apprendimento. A partire dalle celebrazioni dell’8 marzo, in questo spazio “magico” e creativo, studentesse e studenti più grandi hanno raccontato a colleghe/i più piccole/i e viceversa le storie poco note, o del tutto sconosciute, di sette donne straordinarie, la primavera di Botticelli e le creazioni ad essa (e non solo) ispirate della stilista Rosa Genoni, protagonista fra otto e novecento di una vicenda di autentica liberazione. Liberazione di sé stessa, dalla marginalità sociale cui le umili origini sembravano destinarla. Delle operaie tessili dai vincoli della scarsa cultura e delle condizioni di lavoro mortificanti. Del corpo femminile dalle costrizioni di un abbigliamento spesso scomodo e “innaturale”. Della moda italiana dalla servitù nei confronti dei dettami di quella francese.
Scambi di sapere
Sotto gli alberi si è fatto anche quel che da sempre si fa senza nessuna pretesa di innovare, come spiegare Boccaccio o interrogare semplicemente. Perché sotto gli alberi è più bello farlo e fa anche sorridere. La bellezza e il sorriso non hanno bisogno di cercare giustificazioni. Sono valori in sé. E lo è anche il sapere, i contenuti, i vituperati contenuti di cui si vorrebbe svuotare la scuola in favore di un “saper fare” che, senza i primi, mancherebbe delle fondamenta.
L’Orto dei semplici è un luogo in cui lo scambio e la contaminazione dei saperi camminano e crescono insieme con la sperimentazione metodologica. E dalla vitalità della terra ricevono il respiro della sapienza vissuta. È un’esperienza, nel significato più autentico del termine, che speriamo possa diventare contagiosa.
Clara Grasso