Acireale, Piazza Duomo, 20 aprile 2022: un giorno speciale, dove centinaia di bambini, adolescenti, adulti, studenti, attivisti e professori hanno presieduto alla “Marcia per la pace”, marcia il quale rumore che rimbombava, che echeggiava, che si diffondeva per tutto il centro dell’acese, da Piazza Duomo fino alla Villa Belvedere, era il riassumersi di messaggi di speranza, di solidarietà.
Acireale / Marcia per la pace
Tali messaggi auspicavano a contrapporsi ai soprusi e alle crudeltà che, attualmente, si sono rese le protagoniste in primis della guerra Russia-Ucraina. Contrasto bellico che, soprattutto in tempi come questi, ha suscitato reazioni non indifferenti. Infatti, fra queste, vi é stata una conseguenza più dilagante e influente per tutto il globo! Parliamo, dunque, dell’impatto mediatico. Ma soprattutto, di quel sentimento di ribellione che non solo si é propagato per le fila militari degli eserciti implicati, ma anche fra i cosiddetti “privilegiati”, cioè noi osservatori. Infatti, gli animi di questi ultimi si sono accesi col fuoco della rabbia e dello sdegno, sentimenti opposti al significato generale del termine “guerra”.
A presiedere in piazza gli studenti del Liceo Classico “Gulli&Pennisi”, del Liceo Scientifico “Archimede”, il sindaco di Acireale Stefano Alì, associazioni umanitarie come “Libera”, il gruppo “Amnesty GG113” di Acireale ed “Emergency”. Tutti uniti per protestare in nome di un mondo senza più sofferenze di alcun tipo, in nome della libertà. Tale libertà è stata ormai negata da quasi due mesi non solo alla popolazione ucraina, ma anche alla popolazione russa, quest’ultima succube del regime dittatoriale putiniano che veste i panni della “finta democrazia”. Regime che attraverso la limitazione di diritti umani come la libertà di stampa o il diritto di opinione, terrorizza coloro che tendono con la mente ad una pacifica convivenza fra russi e ucraini, due popolazioni sorelle ma in conflitto da decenni.
Pugni alzati, bandiere svolazzanti e libere in aria, grida di ribellione.
Questo é ciò che giorno 20 si poteva vedere e sentire, simboli di libertà e di rivoluzione. Quei simboli non criptici che entrano nella mente di tutti gli individui e che ambiscono ad un mondo privo di egoismo e di ingordigia. Quell’ingordigia dei leaders dittatoriali che amano impastarsi la bocca con la parola “popolo”. Si parla di un popolo sofferente, popolo alla mercé dei regimi, delle dittature e delle “democrazie tarocche”.
D’altronde, uno dei tanti fini della marcia era quello di urlare in nome della fratellanza, quel concetto di “humanitas” perso ormai da tempo. Un termine che si è dimenticato da tempo durante questi mesi di sangue versato sulla strada di città bombardate e distrutte e cancellato dalle menti di coloro che contribuiscono al fomento di questo conflitto. Però, la speranza è l’ultima a morire! La fratellanza rimbomba ancora nei cuori dei pacifisti. Rimbomba nei cuori dei sognatori. Rimbomba nei cuori di coloro in quali hanno speranza nei confronti di una possibile pace fra le due nazioni sorelle.
C’è una soluzione a tutto ciò?
La faccenda tirerà per le lunghe purtroppo, ma una cosa è sicuramente certa. Noi osservatori, noi “privilegiati”, dobbiamo continuare a far sentire le nostre voci. Dobbiamo incitare coloro che si considerano “scettici” riguardo a manifestazioni di questo genere. Dobbiamo farci sentire, urlando con ferocia e rabbia contro l’egoismo di Putin. Contro la spedizione di armi sul fronte di guerra. Contro l’odio e contro il giustificazionismo. In memoria di tutto il sangue ingiustamente versato, sangue di bambini, adolescenti, cittadini in balia della guerra i quali loro sogni sono stati distrutti, senza pietà.
Perché la guerra non guarda in faccia nessuno, se ne infischia di chiunque, che sia un diretto interessato o un osservatore, poco importa. La guerra marchia tutti, indistintamente, e ciò è l’ennesima dimostrazione di come l’essere umano, in un’epoca come il 2022, è poco cuore e tutto odio cervellotico. Però, c’è sempre speranza, perché la speranza è l’ultima a morire: e dobbiamo tenerlo in mente più che mai in questo periodo.
Rosetta Finocchiaro