Vangelo domenica 24 aprile / Credere per fede colma il cuore d’amore divino

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incredulità di san Tommaso

Canto al Vangelo domenica 24 aprile ( Gv 20,29 )

Alleluia, alleluia. Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! Alleluia

Vangelo domenica 24 aprile ( Gv 20,19 –  31 )

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!».

Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore.san Tommaso incredulo

Riflessione sul vangelo di domenica 24 aprile

La Liturgia di questa seconda domenica di Pasqua, festa della Divina Misericordia, presenta il brano del vangelo di Giovanni, nel racconto dell’apparizione di Gesù risorto ai suoi discepoli.
La Domenica dopo Pasqua, la Chiesa celebra la Festa della Divina Misericordia, secondo il desiderio di Gesù espresso a suor Faustina Kowalska. Ciò per sottolineare la stretta unione che esiste tra il mistero pasquale della Salvezza e questa festa.

La Festa della Divina Misericordia deve essere un giorno di grazia per tutti perché Cristo ha legato a questa festa grandi promesse, di cui la più grande si riferisce alla Santa Comunione, ricevendo la quale con devozione e confessati, si ottiene la remissione totale dei peccati e delle pene temporali. Si riceve cioè la stessa grazia del Battesimo.

La Liturgia di questa domenica loda Dio soprattutto nel mistero della sua Misericordia.
Il brano si apre con l’immagine dei discepoli chiusi nel luogo dove si trovavano, per timore dei Giudei. Era sera. Dentro questo contesto caratterizzato dal buio e dal timore, Gesù entra a porte chiuse dicendo: “ Pace a voi!”. Detto questo mostra ai discepoli i segni del suo amore: le ferite alle mani e al fianco. I discepoli riconoscendo Gesù, gioirono nel vederlo.
Allora Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo Gesù soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati, a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”.

In questo contesto Gesù istituisce il Sacramento della Riconciliazione, Sacramento attraverso il quale si rivela l’infinita misericordia di Dio che attraverso i sacerdoti dona il suo perdono ai penitenti.
I discepoli che hanno incontrato il Risorto, hanno ricevuto il dono della pace e della gioia, e sono adesso inviati da Gesù ad uscire fuori dalla porta chiusa del cuore timoroso per andare ad annunciare a tutti l’amore misericordioso di Gesù risorto.

Questi discepoli infatti, incontrando Tommaso che non si trovava quella sera con loro, gli dicono:”Abbiamo visto il Signore!”. Ma Tommaso si mostra loro titubante affermando che avrebbe creduto solo se avesse messo il suo dito sulle ferite di Gesù Crocifisso.
Tommaso, con questa affermazione, esprime  l’esigenza d’incontrare anche lui il Risorto per farne personalmente esperienza, come era accaduto per quei discepoli.

Nel brano si legge che otto giorni dopo i discepoli insieme con Tommaso si trovavano nella casa e Gesù entrò a porte chiuse, dicendo: “Pace a voi!”. Poi rivolgendosi a Tommaso lo invita a mettere il dito sulle ferite delle sue mani e del suo fianco, e ad non essere incredulo, ma credente. Tommaso,  di fronte ai segni dell’amore crocifisso, esclama: “Mio Signore e mio Dio!”. E Gesù gli risponde: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.

Gesù invita ad una  fede forte verso il suo amore misericordioso, un amore che ama ogni uomo e desidera donargli la sua pace e la sua grazia. Il Risorto cammina con noi ed entra anche nei luoghi sbarrati del cuore dove spesso dimorano le nostre fragilità e i nostri timori. Entra a porte chiuse e ci invita a toccare le ferite del suo amore per risanarci e donarci il coraggio dell’amore risorto.

La vita del cristiano è la vita di uomini e donne che hanno incontrato il Risorto nella propria esistenza e dopo aver fatto esperienza del suo amore misericordioso, con coraggio camminano lungo le strade della vita, annunciando questo infinito amore. Come esclama il Salmista biblico nel Salmo Responsoriale di questa domenica: “Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre”.

Letizia Franzone

 

 

 

 

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