Con il titolo “Una verità rubata” e sottotitolo “un racconto a voce alta”, Rosa Maria Mauceri ha mandato in stampa, pubblicandola in proprio, una storia familiare complessa. (In vendita su Amazon).
Il filo rosso del racconto è la scomparsa di una neonata, sorella dell’autrice, registrata nata e morta nello stesso giorno. Addirittura dagli atti ufficiali dell’anagrafe, l’ora della morte risulta anticipata rispetto a quella della nascita. Sorgono diversi dubbi.
Si potrebbe trattare di un errore materiale dovuto ai diversi enti interessati alla registrazione? Sono, infatti coinvolti due ospedali, due uffici anagrafici, due territori municipali con diversi impiegati, medici, ostetrici, personale sanitario …
Come non si esclude il coinvolgimento di qualche membro della famiglia, di cui la piccola creatura faceva parte, o avrebbe dovuto fare parte se non fosse scomparsa e assorbita in questo misterioso intrigo.
Un possibile scambio tra neonati o la compravendita di bambini per coppie senza figli?
Ci si chiede, quale sia nei pubblici uffici la verifica del rispetto della legalità. Chi detiene il potere, chi decide cosa fare e chi deve farlo, chi autorizza e controlla i comportamenti, chi sanziona o punisce ?
Alternarsi di sorprese in “Una verità rubata”
La lettura del libro è coinvolgente per l’alternarsi di sorprese. Eventi lieti ed episodi non sempre gradevoli scuotono emotivamente il lettore, sia per la loro credibilità storica, sia per l’audacia di alcuni comportamenti.
Si sfiorano o si sottintendono gesti di violenza o di abuso da parte di chi dovrebbe piuttosto proteggere e prendersi cura dei soggetti deboli, come le donne e i bambini, siano essi familiari o estranei.
La ricerca di questa verità pone una serie di domande: dove sta l’errore? Chi ha commesso l’errore? Perché si è creato questo grande enigma? Lo ha voluto qualcuno? Per quali imbrogli più o meno leciti?
Si tratta di una verità storica o di un racconto di vita mescolato a romanzo. Lo stesso titolo lascia in sé l’interrogativo: può una verità essere rubata?
La verità, se non è vera, non esiste. Chi la ruba? Come si ruba? Piuttosto è una verità sconosciuta, non pienamente rivelata, perché la verità, anche quando non è pienamente rivelata a chi la cerca, esiste comunque.
Ed ancora, quali canali si possono usare per conoscere l’effettivo svolgimento dei fatti? Come raggiungere la verità? Quella verità “rubata” che l’autrice anela ritrovare con tutte le sue energie intellettuali, affettive, economiche e con tutti gli strumenti di ricerca, oggi, possibili, anche via web e tecnologia in uso?
Gli interrogativi di “Una verità rubata”
Molte domande le impongono una ricerca instancabile di risposte. Per questo la Mauceri (attenzione, non Maugeri, come il cognome viene scritto nei documenti anagrafici) non si scoraggia davanti alle difficoltà. Promette alla mamma, che attende ancora di ritrovare sua figlia: “Mamma, a te che mi hai dato alla luce, che mi hai permesso di alzare la voce, voglio dirti che non smetterò di lottare per te e per noi … mamma, ti prometto che nulla mi fermerà!”, scrive a pagina 241.
Anche se la lettura a volte lascia perplessi su come ancora oggi si possa agire in maniera così sleale e meschina, il racconto suscita una serie di reazioni emotive, non sempre gradevoli e positive, stupore, rabbia, sconcerto, … ma sicuramente invita alla vigilanza e alla competenza perché si possa esigere da parte degli operatori pubblici un rigore morale ed un’etica professionale. Che sia anche verificabile e sottoposta a controllo immediato e semplice, lineare, senza lungaggini e trafile, che comportano tempi lunghi e percorsi complessi.
Poiché il romanzo rivela anche la fragilità degli adulti che si trovano coinvolti, si avverte il bisogno di tanta solidarietà e lealtà da parte della comunità territoriale, perché, quando sorgono dei problemi, nel bene e nel male, si ha bisogno di qualcuno di cui fidarsi, a cui rivolgersi per un consiglio, un sostegno, una compagnia, dove la comunità territoriale può esprimere la propria sensibilità e la propria compattezza.
Specialmente per noi siciliani, così socievoli e accoglienti con i forestieri, esercitare quello che una volta si diceva “’u vicinu è parenti” (il vicino è uno di famiglia) sia una realtà e non utopia. Ma occorre forse che si curi molto in famiglia, a scuola, in tutte le agenzie educative del territorio una formazione umana collegiale, che coinvolga tutti al rispetto della persona e delle regole che fanno della società un contesto umano, civile e democratico.
Il volume é disponibile anche come e-book. E’ stato realizzato anche un cortometraggio, disponibile su YouTube e sull’app di “Una verità rubata”.
Teresa Scaravilli