Charles de Foucauld è stato canonizzato domenica 15 maggio. Mi sento doppiamente fratello Charles de Foucauld, non solo perché lui si definiva “fratello universale” ma, anzitutto, perché è stato un monaco trappista come lo sono anch’io. La sua testimonianza ha avuto un ruolo molto importante nella mia vocazione per una vita nascosta.
Fratel Carlo è una figura che mi ha sempre affascinato per la sua risposta radicale all’amore di Dio. Era una persona santamente inquieta, mosso dal desiderio di imitare Gesù. Io penso che, fatte le dovute differenze, sia un po’ il san Francesco del XX secolo. È davvero un’icona di Cristo, conforme a Lui anche nella morte violenta.
Fondamentalmente fratel Carlo è un innamorato di Gesù Cristo perché è stato sedotto da Gesù di Nazareth. Lui ci ricorda che seguire Cristo comporta l’imitazione di Cristo. Scriveva ad un amico non credente, in una lettera del marzo 1902: “L’imitazione è inseparabile dall’Amore, tu lo sai. Chiunque ama vuole imitare. È il segreto della mia vita: ho perduto il cuore per quel Gesù di Nazareth, crocifisso 1900 anni fa, e passo la vita a cercare di imitarlo, per quanto possa la mia debolezza”
Qui troviamo il centro della sua esistenza, la chiave interpretativa della sua santità e della sua spiritualità. La sua testimonianza così limpida è un invito a vivere da innamorati di Cristo. Si può amare Dio con i sintomi dell’innamoramento? I grandi santi dicono di sì. Noi possiamo amare perché siamo stati amati per primi da Dio. E l’amore di Dio per noi non è un amore qualunque: è un amore folle, da innamorato pazzo, appunto.
Quando si ama qualcuno si entra in profonda sintonia con colui che si ama. I santi ci testimoniano che la santità cristiana è perfezione della carità e pienezza dell’identificazione con Cristo. Penso che oggi ci sia bisogno di questo per un nuovo slancio in questa Chiesa un po’ stanca e appiattita sugli standard delle attese mondane che non affascina più i giovani.
Il mondo ha bisogno di incontrare Cristo come una Persona vivente che innamora di sé: non semplicemente per fare volontariato o assistenza sociale, ma per orizzonti di senso e di destino.
Charles de Foucauld aveva perso la fede all’età di 15 anni. Come l’ha ritrovata? Come fulminato dalla grazia ma che, inconsciamente, ricercava come lui poi ha testimoniato in diversi testi: Ecco il racconto della sua conversione in una lettera del 1901, scritta all’amico Henri de Castries, scosso nella sua fede.
“Mentre ero a Parigi e facevo stampare il resoconto del mio viaggio in Marocco, mi trovai con persone molto intelligenti, molto virtuose e molto cristiane; mi dissi che forse questa religione non era assurda. Nello stesso tempo una grazia interiore estremamente forte m’incalzava: cominciai ad andare in chiesa, senza credere; mi trovavo bene soltanto lì e vi passavo lunghe ore a ripetere questa strana preghiera: “Mio Dio, se esisti, fa’ che Ti conosca””.
Come affermava don Giuseppe Dossetti: anche gli atei dovrebbero pregare, cioè fare comunque una preghiera sia pure ipotetica al fine di mettersi in un cammino positivo. Dio parla a tutti anche nell’inquietudine, perché tutti gli uomini sono destinati a Lui.
È sorprendente constatare come il miracolo che ha aperto la via agli altari a fratel Carlo sia accaduto ad un giovane carpentiere, non battezzato e non credente, salvato grazie all’intercessione dell’eremita del deserto. È accaduto a Saumur, città francese dove Charles de Foucauld visse per un anno quando frequentava la scuola di cavalleria militare. Questi sono i segni che vengono dall’alto con questa canonizzazione.
Padre Loris M. Tomassini
abate del Monastero Trappisti- Frattocchie