Ghiselda Pennisi, archeologa, si aggiunge alle altre eccellenze della nostra città. E’ notizia di pochi giorni fa che la nostra concittadina acese è stata eletta segretario nazionale degli archeologi avvenuta alla fine del sesto convegno nazionale degli archeologi svoltosi a Roma.
Giovane, laureata in Archeologia Classica presso l’Università degli Studi di Catania. Inizialmente si è dedicata agli studi della ceramica attica, in particolare quella ritrovata nella Penisola Iberica e allo studio della ceramica da fuoco proveniente dall’isola di Cipro.
Oggi si occupa di Archeologia preventiva, progettazione, sorveglianza archeologica e didattica ed organizzazione di eventi culturali, principalmente, in Sicilia e Calabria. Gestisce, insieme ad altri colleghi, il Parco Archeologico di Mileto Antica di Vibo Valentia in Calabria.
Ci ha raccontato, brevemente, il suo percorso.
Dottoressa Pennisi ci parli un po’ di sé…
Sono nata solo per caso a Vibo Valentia, mio padre stava lavorando giusto lì, ma sono acese. Del resto il mio cognome non può certo nascondere la mia origine. Mio nonno era Pasquale Pennisi di Santa Margherita e, tranne che oltre lo Stretto, non è un cognome sul quale si possa equivocare.
La mia professione nasce da una passione che la mia famiglia mi ha insegnato a coltivare. Mio padre, tra l’altro, ha lavorato alcuni anni in Egitto e, quindi, fin da piccola bazzicavo nei musei archeologici. Andando a ritroso negli anni vedo che ho sempre pensato di fare l’archeologo. Sicuramente, all’inizio, sarà stato un gioco ripeterlo, ma poi per me è diventata una realtà da conquistare. Oggi posso dire che finalmente è la mia professione. Naturalmente il tutto tra alti e bassi perché essere archeologo in Italia dà spesso l’impressione alla gente di essere una passione fatta per hobby.
Dottoressa Pennisi, perché è difficile essere archeologa in Italia?
Solo da pochi anni, nel 2015, dopo tanto impegno, la nostra attività viene finalmente riconosciuta come professione. Il nostro è un percorso molto lungo e tante sono state le battaglie e alla fine siamo stati inseriti nell’articolo 9bis. Una volta esisteva la facoltà di Lettere Classiche con indirizzo Archeologico, oggi i percorsi sono vari. Io ho fatto Beni Culturali a Siracusa, poi la seconda laurea a Catania, dopo sono seguite le varie specializzazioni. Nel Salento ho conseguito la specializzazione in Beni Archeologici. Ho iniziato un dottorato in Spagna che mi ha portato in giro per la penisola. A Roma ho frequentato un master sull’Archeologia preventiva che oggi è la mia professione e mi consente di lavorare in uno studio associato con altri colleghi.
Che cos’è l’Archeologia preventiva?
L’Archeologia preventiva è una pratica che si applica nell’ambito dei lavori pubblici. È una legge dell’allora ministro Einaudi che prevedeva dei parametri. Visto che in Italia i cantieri spesso devono fare i conti con l’archeologia quando si ha a che fare con i lavori pubblici.
Il ministro ha deciso che l’Archeologia smettesse di essere un’incidente di percorso e fosse inserita in quello che è l’impatto ambientale preventivo, cioè prevedere se il progetto è fattibile in alcuni luoghi con potenziale archeologico e, nel caso, come trattarlo. Non è sempre automatico che tutta l’Archeologia che si incontra debba bloccare il progresso. In questo modo si può far convivere, serenamente, lo sviluppo con il nostro passato. Questo lavoro deve essere fatto da un professionista archeologo competente.
Chi è l’archeologo in poche battute?
L’archeologo può essere visto come un interprete del passato che sia in grado di comunicarlo al futuro.
Ci parli del nuovo prestigioso incarico che le è stato da poco conferito
Milito da tempo nell’Associazione nazionale archeologi che è un’associazione di categoria che simula un ordine. Infatti, noi a tutt’oggi non possediamo un ordine degli archeologi.
La seguo dal 2011, prima come segretario regionale, poi come coordinatore regionale. Oggi sono il segretario nazionale, sicuramente una carica importante e che mi fa onore. Al di là della carica che andrò a ricoprire, io sono da sempre a servizio di questa professione e essere segretario nazionale mi darà una possibilità in più per operare.
Ghiselda Pennisi archeologa: qual è il suo rapporto con la città?
Devo dire che in questo momento, anche inaspettatamente, ho visto che tante persone, saputo del mio ruolo, mi hanno cercata per congratularsi con me. Fino ad oggi mi hanno riconosciuta solo come una Pennisi e non per la professione che svolgo. Mi fa piacere ed onore sentirmi parte della mia famiglia, ma essere riconosciuta per il mio impegno dalla mia città è una cosa molto bella. Valgo per quello che ho costruito io e non per quello che altri hanno costruito prima di me.
Vorrei approfittare di questa intervista per ringraziare il Sindaco e la sua Giunta per il riconoscimento che mi hanno dato. Spero, in futuro, di potermi impegnare per l’Archeologia della mia città, ancora poco conosciuta per le sue bellezze forse anche agli stessi acesi.
Mariella Di Mauro