Riportiamo le riflessioni del prof. Francesco Pira riguardo il monito di Papa Francesco a proposito delle fake news. In un epoca digitale come la nostra, dove ogni giorno siamo bombardati da notizie e informazioni, è importante sapersi difendere dalle notizie false. La cattiva informazione è una piaga del nostro tempo dalla quale mettersi al riparo. Ne abbiamo avuto la prova in questi ultimi anni in particolare, tra la pandemia da Covid-19 e la guerra in Ucraina. Un problema fin troppo sottovalutato, ma che purtroppo ci riguarda da vicino.
Chi mi segue ormai da tempo sa bene quanto io mi sia dedicato allo studio e all’analisi delle fake news. Un impegno costante e continuo per riuscire a trasmettere un’informazione chiara, costruttiva e soprattutto vera. Pochi giorni fa ho ricevuto un nuovo riconoscimento che mi ha reso davvero felice e orgoglioso.
Il 25 giugno ho partecipato al seminario su “Uffici stampa ed impresa formativa: Il ruolo della comunicazione per promuovere cultura e genius loci” organizzato dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia. In collaborazione con Consorzio Universitario del Mediterraneo Orientale, l’Agirt e l’Associazione Culturale Siciliana. Con il patrocinio del Comune di Noto presso la sede del Cumo al Palazzo della Cultura. Ho ricevuto il Premio “Penna Maestra” che mi è stato consegnato dal Presidente AGIRT, Giuseppe Cascio, con una motivazione che racchiude il senso delle mie battaglie: “Un Premio Speciale per le battaglie contro le Fake News, per il concreto impegno per combattere la disinformazione durante l’emergenza pandemica e la guerra in Ucraina. Per l’attività di ricerca e di condivisione della conoscenza a livello nazionale e internazionale”.
Papa Francesco / Il monito del pontefice sulle fake news
Il problema delle fake news è stato a lungo sottovalutato e in questi ultimi due anni, a causa della pandemia, ci si è resi conto di quanto pericolosa possa essere la disinformazione. Recentemente sulle fake news è intervenuto anche Papa Francesco che durante l’incontro con i Paolini, religiosi che hanno come carisma proprio la comunicazione, ha evidenziato come la disinformazione sia “all’ordine del giorno”. Infatti: “Si dice una cosa ma se ne nascondono altre”. Ecco perché è necessaria una divulgazione “nitida e chiara” delle notizie, che nel caso dei periodici religiosi deve anche essere “testimoniata con la propria vita”.
Il Pontefice ha aggiunto: “Bisogna redimere la comunicazione dallo stato in cui è oggi. Nelle mani di tutto un mondo di comunicazione che o dice la metà, o una parte calunnia l’altra, o una parte diffama l’altra, o una parte sul vassoio offre degli scandali perché alla gente piace mangiare scandali, cioè mangiare sporcizia. Non è vero? È così”. E ancora: “Sempre ci sono difficoltà nel comunicare bene, e nella comunicazione c’è sempre anche qualche pericolo di trasformare la realtà. Uno racconta, comunica all’altro questo, questo lo comunica a questo, a quell’altro e quell’altro e a giro, quando torna, è come Cappuccetto rosso, che incomincia con il lupo che vuole mangiare Cappuccetto rosso e finisce con Cappuccetto rosso e la nonna che mangiano il lupo. No, non va la cosa! Una brutta comunicazione deforma la realtà”.
Papa Francesco / Il problema delle fake news
Bergoglio è andato oltre evidenziando non solo il ruolo della comunicazione, ma ha cercato di far riflettere i presenti sul mondo iper-connesso: “Dopo i primi tempi di euforia per le novità tecnologiche, siamo consapevoli che non basta vivere ‘in rete’ o ‘connessi’. Bisogna vedere fino a che punto la nostra comunicazione, arricchita dall’ambiente digitale, effettivamente crea ponti e contribuisce alla costruzione della cultura dell’incontro”.
Ecco, l’invito a utilizzare correttamente le nuove tecnologie, affinché servano ad unire e a creare un confronto costruttivo. Ha ragione Papa Francesco e quello che è accaduto nei primi mesi della pandemia lo testimonia. La disinformazione ha pesato enormemente nell’opinione pubblica, generando una pericolosa situazione di infodemia, cioè la facilità a credere in qualunque cosa. Dalla infodemia siamo passati alla psicodemia, con le persone che hanno cominciato ad avere paura, attacchi di panico, difficoltà a dormire.
La paura che si è ingenerata è arrivata a colpire anche i bambini, che in quei giorni ancora andavano a scuola e non capivano perché avrebbero dovuto perdere i loro nonni. Bambini che chiedevano alle maestre cosa sarebbe successo. Se sarebbero tutti morti, se non c’era speranza e altre domande di questo tipo.
Fake news / Un problema che non va sottovalutato
Numerosi studi e ricerche dimostrano che le fake news effettivamente vengono usate per attaccare tre capisaldi della democrazia: la politica, la scienza e l’economia. Non può essere sottovalutato, che facebook e twitter viaggiano al ritmo di una chiusura ogni quarto d’ora di profili fake. Di persone cioè che s’inventano un’altra identità e la usano per colpire persone, istituzioni, che non gradiscono.
Il dato emerge da una bellissima ricerca condotta dall’Osservatorio nazionale sulla comunicazione digitale di PA Social e Istituto Piepoli. Secondo questa ricerca l’80% degli italiani considera molto utile l’utilizzo di social network e chat per comunicare con le istituzioni e ricevere informazioni e servizi. Il futuro della comunicazione istituzionale, d’impresa e anche sociale è molto legato ai social network Facebook, Instagram, Twitter, LinkedIn, YouTube, TikTok o in chat come WhatsApp, Telegram, Messenger.
Certamente l’uso di questa tecnologia ha creato degli effetti che, per quanto possano essere positivi hanno, e nascondono, qualcosa di incontrovertibile. Ci sono stati errori gravi anche per ciò che riguarda l’uso consapevole delle tecnologie.
Fake news / Combattere la “mala informazione”
Alcuni dati ci dicono che per combattere la “mala informazione”, potrebbe essere utile l’attivazione di campagne di sensibilizzazione e di prevenzione sull’uso consapevole dei social, che vengono segnalate come prioritarie dal 34,7% dalla popolazione, soprattutto dai più giovani (41,6% tra i 18-34enni) e dai più scolarizzati (39,9% tra i laureati). Certamente, l’opera di sensibilizzazione non deve mai arrestarsi. Dietro l’industria delle fake news si muovono grandi interessi ed è necessario spendere ogni energia.
Non è sicuramente attraverso una legge che sarà possibile farlo. Dobbiamo avere un’educazione di base, costruire processi di sensibilizzazione in grado di coinvolgere sia i nostri ragazzi che gli anziani. Questi hanno da poco scoperto tablet, smartphone, skype e bisognerebbe spiegare loro come verificare se una notizia è falsa o vera. L’unica legge che funziona è quella dell’intelligenza, della consapevolezza, del saper gestire emotivamente le cose e gli adulti devono accompagnare i giovani nel loro percorso di conoscenza delle nuove tecnologie.
Ascoltiamo il consiglio di Papa Francesco che ha chiesto – nel messaggio per la 52ª Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali il 13 maggio 2018 –, agli operatori della comunicazione di recuperare le basi fondamentali della loro professione anzi “missione”. “Siate custodi delle notizie, la comunicazione umana è una modalità essenziale per vivere la comunione con gli altri”, come non essere d’accordo con lui.
Francesco Pira
Delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media manager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne.