Desiderio desideravi, è il titolo della Lettera Apostolica di Papa Francesco sulla formazione liturgica del popolo di Dio. Pubblicata lo scorso 29 giugno, è indirizzata ai Vescovi, Presbiteri, Diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici.
“Si tratta di un documento che raccoglie e rielabora in modo originale le Proposizioni frutto della Plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (12-15 febbraio 2019) sullo stesso tema”.
Nella introduzione alla Lettera, il Papa, sottolinea: “con questa lettera desidero raggiungere tutti – dopo aver già scritto ai soli vescovi in seguito alla pubblicazione del Motu Proprio Traditionis custodes – per condividere con voi alcune riflessioni sulla Liturgia, dimensione fondamentale per la vita della Chiesa. Il tema è molto vasto e merita un’attenta considerazione in ogni suo aspetto. Tuttavia, con questo scritto non intendo trattare la questione in modo esaustivo. Voglio semplicemente offrire alcuni spunti di riflessione per contemplare la bellezza e la verità del celebrare cristiano”.
Lettera apostolica “Desiderio desideravi”articolata in paragrafi
Quindi articola in diversi paragrafi l’argomento della Lettera: La liturgia “oggi” della storia della salvezza; La liturgia “luogo” dell’incontro con Cristo; La Chiesa: sacramento del corpo di Cristo; Il senso teologico della liturgia; La liturgia: antidoto al veleno della mondanità spirituale; Riscoprire ogni giorno la bellezza della verità della celebrazione cristiana; Lo stupore del mistero pasquale: parte essenziale dell’atto liturgico; La necessità di una seria e vitale formazione liturgica; Ars celebrandi; Conclusione.
Come scrive la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti: “Il tono del documento non è quello di un’istruzione o di un direttorio: è, piuttosto, un testo di meditazione, con una vivida impronta biblica, patristica e liturgica, che offre molte motivazioni per comprendere la bellezza della verità della celebrazione liturgica. Da essa nasce e si rafforza la comunione vissuta nella carità fraterna, che è la prima e più efficace testimonianza del Vangelo. Scrive Papa Francesco (n. 37): «Una celebrazione che non evangelizza non è autentica, come non lo è un annuncio che non porta all’incontro con il Risorto nella celebrazione. Entrambi, poi, senza la testimonianza della carità, sono come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita (cfr. 1Cor 13,1)».
Più volte il Santo Padre afferma di non aver la pretesa di trattare in modo esaustivo le questioni affrontate. Ciò nonostante, vengono offerti molti spunti sul senso teologico della liturgia, sulla necessità di una seria e vitale formazione liturgica di tutto il popolo di Dio. E sull’importanza formativa di un’ars celebrandi che riguarda non solo chi presiede.
“Desiderio desideravi” per un’autentica formazione liturgica
Il testo mette in guardia nei confronti delle insidie dell’individualismo e del soggettivismo (che ancora una volta richiamano pelagianesimo e gnosticismo) come pure di uno spiritualismo astratto. Siamo chiamati a recuperare la capacità – fondamentale per la liturgia – dell’azione e della comprensione simbolica.
Di fronte al desiderio ardente di Gesù (Desiderio desideravi, Lc 22,15) di farci partecipi del suo corpo e del suo sangue, non possiamo che accogliere l’invito che il Santo Padre rivolge a tutto il popolo di Dio: «Abbandoniamo le polemiche per ascoltare insieme che cosa lo Spirito dice alla Chiesa, custodiamo la comunione, continuiamo a stupirci per la bellezza della Liturgia. Ci è stata donata la Pasqua, lasciamoci custodire dal desiderio che il Signore continua ad avere di poterla mangiare con noi» (n. 65)”.
Sarebbe assai opportuno, con la ripresa dell’anno pastorale, che ogni comunità riflettesse su questo prezioso documento che ci è stato consegnato, per una vera e autentica formazione liturgica. Perché le nostre celebrazioni oltre a risplendere “per nobile semplicità” (Sacrosanctum Conclium, 34), esulando da ogni rubricismo e forme esteriori che poco o nulla hanno a che vedere con la verità del celebrare cristiano, siano realmente esperienze epifaniche del mistero di Cristo, il quale, “… è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche” (SC, 7).
Dobbiamo essere grati al Santo Padre Francesco per questo dono fatto alla Chiesa. E impegniamoci seriamente sulla formazione personale e comunitaria alla liturgia, “culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia” (SC, 10).
Don Roberto Strano
Direttore ULD