Riflessione / Pira: “Donare la speranza a chi non ha più un punto di riferimento”

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Condividiamo la riflessione del professor Francesco Pira sulla necessità di donare una speranza a chi non ha più alcun punto di riferimento. Una riflessione che ai giorni nostri risulta molto attuale, in una società dominata dalla tecnologia e dai social, in cui la vita reale si confonde con quella virtuale.

Il mondo da ormai due anni sta vivendo il dramma della pandemia e a questo si è aggiunto il dramma della guerra. In tutto questo ha un ruolo anche l’informazione e il ruolo del giornalismo costruttivo. Gli ultimi due anni hanno evidenziato un chiaro incremento delle fake news. Inoltre, la globalizzazione, l’accesso sempre più facile alle informazioni non ha costituito il presupposto per la costruzione di una comunicazione politica capace di creare una relazione solida con i cittadini. Al contrario l’avvento dei social media sta rappresentando il terreno ideale dove sfruttare la disintermediazione per gestire la comunicazione come strumento di consolidamento del potere.

Riflessione / Pira: “Donare la speranza a chi non ha più un punto di riferimento”

Si è svolto a Seul, in Corea del Sud, l’incontro dei professionisti cattolici dei media. Ha scritto dell’evento il portale Vatican News, in un articolo firmato da Maria Chiara De Lorenzo. Il Congresso mondiale di SIGNIS 2022 ha visto la presenza dei delegati dell’Associazione Cattolica Mondiale per la Comunicazione, rappresentanti di 34 Paesi, che hanno cercato di ragionare e trovare delle soluzioni sul tema “Pace nel mondo digitale”.

Sono stati evidenziati diversi elementi fondamentali: “disconnessioni socioeconomiche, culturali, politiche, religiose, spirituali ed ecologiche, che portano all’isolamento, alla confusione e alla disperazione”. E poi: “giochi online, la dipendenza dalla pornografia, la sovraesposizione alla violenza e i contenuti di natura divisiva nei media” che “portano a comportamenti distruttivi”, e agli “effetti devastanti delle fake news sulla società contemporanea”. Il congresso di SIGNIS ha lanciato un monito: “Passare dall’impegno individuale alla costruzione della comunità. Come dice papa Francesco, «lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza». Abbiamo bisogno di tessere la rete con la verità e la bellezza della fede e della speranza. La tecnologia deve essere intrisa di etica e ponderatezza”. Ma non solo, perché hanno domandato ai: “professionisti dei media e i cittadini ad agire per proteggere i diritti umani dei civili coinvolti nelle zone di guerra e di conflitto”.

Riflessione / Congresso SIGNIS: la comunicazione della Chiesa

SIGNIS ha nella sua denominazione la parola segno, come segno di contraddizione – sottolinea Paolo Ruffini, prefetto per la Comunicazione della Santa Sede – questo ci fa capire in che modo i comunicatori cattolici possono essere segno di contraddizione, non omologati. Ma allo stesso tempo non arroccati, non distinti dal mondo in cui dobbiamo stare. È quello che Gesù nel Vangelo chiede a tutti, ma in particolare lo chiede alla comunicazione”.

L’entusiasmo dei giovani è contagioso”, ha detto Ruffini, “ci comunicano: meno burocrazia e più voglia di fare, più voglia di stare insieme, di inventare cose nuove, di non ragionare con gli schemi che troppo spesso riducono la Chiesa a un sistema di potere. I ragazzi questo chiedono. Non hanno voglia di potere, hanno voglia di relazione, di esperienza, di amore, di verità e l’entusiasmo con cui accolgono le cose che parlano di questo è una lezione per tutti noi. Ce la stiamo mettendo tutta e forse dobbiamo mettercela di più per dimostrare che la Chiesa, che la comunicazione cattolica è innanzitutto questo, senza piangerci addosso, perché le cose che non vanno si possono sempre cambiare. Cambiarle sta a noi, possiamo e dobbiamo chiedere ai giovani di aiutarci”.

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Riflessione / Pira: “Donare la speranza a chi non ha più un punto di riferimento”

Un messaggio interessante ed esaustivo quello di Ruffini che dona speranza a quanti non riescono più a trovare un punto di riferimento. Le mie ricerche hanno evidenziato le storture emesse durante il congresso. Il web contiene contenuti pornografici e qualunque persona, in ogni momento e in ogni luogo, può collegarsi ed accedervi senza particolari problemi. I dati riportati nell’articolo del Corriere della Sera sono stati spiegati dalla criminologa e ricercatrice presso la Middlesex University di Londra, Elena Martellozzo, e dalla Polizia Postale. A quanto pare a livello globale il 30% dei bambini fra gli 11 e i 12 anni guarda pornografia online. In Italia il 44% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni.

Il 59% dei maschi afferma di aver cercato spontaneamente i siti di pornografia online, mentre la percentuale delle ragazze si ferma al 25%. Spesso registrarsi su alcuni siti è facile, perché bisogna creare un semplice account con e-mail e password e non viene richiesta l’identificazione. L’analisi dei dati ufficiali, calcolando solo i maggiorenni, offrono numeri incredibili: in Italia, secondo la piattaforma marketing Semrush, il sito più frequentato è Pornhub, con 20 milioni di visitatori unici al mese, di cui il 16% dichiara un’età tra i 18 e i 24 anni.

Riflessione / Proteggere le nuove generazioni

Non riuscire a distinguere la vita reale e la vita virtuale sta producendo effetti davvero preoccupanti. Questa è la conseguenza di uno squilibrio tra quello che immaginiamo nel mondo virtuale e quello che invece è il mondo reale. È chiaro che questa tendenza va invertita per proteggere le nuove generazioni. Purtroppo, la pornografia non è l’unico problema da affrontare. La cattiva comunicazione ha creato innumerevoli paure e ansie alla popolazione.

Papa Francesco si è visto costretto ad intervenire in diverse occasioni, per esempio durante l’incontro con i Paolini, religiosi che hanno come carisma proprio la comunicazione: “Sempre ci sono difficoltà nel comunicare bene, e nella comunicazione c’è sempre anche qualche pericolo di trasformare la realtà. Una brutta comunicazione deforma la realtà”. Il Papa ha sempre sostenuto che il ruolo delle nuove tecnologie deve “creare ponti e contribuire alla costruzione della cultura dell’incontro”. Quindi siamo lontani da quelle che sono le devianze della rete come: il sexting, il revenge porn, il body shaming, le forme d’odio e le pericolosissime challenge (sfide) in cui i giovani rischiano la loro vita.

Riflessione / Pira: “Donare la speranza a chi non ha più un punto di riferimento”

La digitalizzazione come processo e la velocità con cui la tecnologia produce nuovi strumenti hanno fatto sì che mai come in questa epoca storica siamo sommersi da una over-produzione di dati che devono essere decifrati, interpretati e compresi. Ecco che il giornalista deve riacquistare il suo ruolo di “Cane da guardia della democrazia”. In questa battaglia diventa fondamentale il fact checking, il controllo delle fonti un tempo rigorosa regola dei media tradizionali.

Non può essere sottovalutato che facebook e twitter viaggiano al ritmo di una chiusura ogni quarto d’ora di profili fake. Di persone cioè che s’inventano un’altra identità e la usano per colpire persone, istituzioni, che non gradiscono. Alcuni dati ci dicono che per combattere la “mala informazione”, potrebbe essere utile l’attivazione di campagne di sensibilizzazione e di prevenzione sull’uso consapevole dei social, che vengono segnalate come prioritarie dal 34,7% dalla popolazione, soprattutto dai più giovani (41,6% tra i 18-34enni) e dai più scolarizzati (39,9% tra i laureati).

Riflessione / Il ruolo chiave della Comunicazione

Non saranno le leggi a regolare quello che sta avvenendo. Dobbiamo avere un’educazione di base, costruire processi di sensibilizzazione in grado di coinvolgere sia i nostri ragazzi che gli anziani. Bisognerebbe valutare con intelligenza e ratio ogni notizia e poi decidere se condividerla e inviarla su tutti i canali di messaggistica istantanea. Ascoltiamo il consiglio di Papa Francesco che nel suo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni, ha richiamato anche la categoria dei giornalisti all’ascolto. Ha detto: «non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Ascoltare con l’orecchio del cuore è il primo gesto di Carità verso il prossimo». La Carità, sì quella che sta scomparendo e che stiamo dimenticando, ma che è la regina di ogni virtù.

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Francesco Pira

Delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media manager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne.