Negli ultimi giorni sul web transitano molti video di donne protagoniste di scontri con la polizia in Iran. E’ ancora una volta un caso emblematico di una critica situazione che riguarda buona parte del Medio Oriente. Ma come si è arrivati a questo punto? Quali sono le cause profonde dello scontro?
Iran / Scontri tra donne e polizia: come si è arrivati a questo punto?
Sono gli anni che precedono la seconda guerra mondiale in un Paese che, a differenza di molti altri in Medio Oriente, non ha mai subito colonizzazione. Ciononostante l’Occidente riesce ad intromettersi nelle questioni economiche e di gestione politica dell’ex Persia. Se da una parte potremmo attribuire un certo merito a Gran Bretagna, Unione Sovietica e USA per aver evitato che le simpatie naziste del Re (detto Shaa in persiano o Scìa con il termine italianizzato) potessero minacciare gli equilibri internazionali, dall’altra dobbiamo sempre ricordare che in quanto occidentali ed Europei tendiamo ad osservare i fatti con una visone particolarmente eurocentrica.
Ciò che accadde in più di sessanta anni di storia non può essere riassunto in poche parole, ma per comprendere la situazione attuale ci basta sapere che una delle cause principali per cui il Paese versa oggi nella situazione che tristemente conosciamo potrebbe essere attribuita all’Occidente.
L’Iran / Dalla rivoluzione gli scontri
L’incoronazione dell’ultimo scia Reza Pahlavi fu l’inizio di quella che rcordiamo come “Rivoluzione Bianca”. Fortemente condizionata dall’Occidente e dagli stretti legami con la Casa Bianca, la rivoluzione iniziò a mettere in discussione e abolire alcuni dei fondamenti della religione islamica, nell’ accezione più eterogenea che si può avere del tema.
Le politiche promosse dal re, a cui il primo ministro e il clero facevano opposizione, consistevano nella concessione di abolizione del velo per la donna, diritto al divorzio, suffragio per le donne, politiche di urbanizzazione, alfabetizzazione e la gestione del mercato petrolifero. Gli scontri e gli scioperi iniziarono molto presto. I giovani, da una parte, volevano bloccare quella “rivoluzione farsa”. Le ricchezze non venivano redistribuite nel Paese, bensì finanziavano le tasche delle élite. Dall’altra parte dello scacchiere, troviamo i rappresentanti del clero islamico. Il più importante per il futuro del Paese fu Khomeini, l’artefice della Repubblica Islamica.
Iran / La Repubblica di Khomeini
Fu infatti l’ayatollah Ruhollāh Mosavi Khomeini, massimo esponente religioso della comunità sciita, che interruppe i rapporti con gli USA e dichiarò l’Iran una Repubblica Islamica. A capo della Repubblica vi è la Guida Suprema scelta dagli esponenti del clero che deve occuparsi di coadiuvare i lavori del Parlamento, le elezioni dello stesso ed è a capo delle forze armate. Tutte le leggi portate avanti dal Parlamento devono conformarsi al Corano e alla dottrina islamica, vagliate dal Consiglio dei Guardiani che tutelano il vilāet-e faqih, cioè il giurisperito. l’Iran aveva iniziato un percorso di modernizzazione che l’avrebbe potuto condurre ad assimilare lo stile di vita occidentale. Perché questo non ha funzionato?
L’Iran di oggi e le proteste: il caso Mahsa Amini
Giornalmente guardiamo video che immortalano principalmente donne che protestano contro il regime autoritario iraniano guidato da Ebrahim Raisi.
Le proteste e gli scontri si sono intensificati in seguito alla tortura e uccisione di Mahsa Amini. Era una giovane donna accusata di non aver rispetto la legge morale che le donne devono seguire indossando il velo. Le coscienze di tutto il mondo hanno subito uno scossone. Donne e attivisti da ogni parte del globo hanno provato a rendere nota la notizia. In Iran durante questo periodo di proteste è praticamente impossibile che trapeli alcuna informazione, in quanto il Paese ha bloccato e oscurato la rete internet.
Le donne nell’Iran di oggi: scontri e proteste
La “polizia morale” è in lotta con le manifestanti da più di 10 giorni e in tutto il web la solidarietà alle donne vittime della brutalità da parte della polizia viene manifestata mostrando video di donne che si tagliano i capelli. Questo atto è più simbolico che efficace.
Non ci sono stati interventi proficui da parte di alcuna istituzione e la domanda che in questi casi ci si pone è sempre la stessa: qual è il confine? Come riportano i media di tutto il mondo le brutalità della polizia non si sono fermate e un’altra donna ne è rimasta vittima. Hadis Najafi, ennesimo simbolo degli scontri, la cui storia è stata approfondita dai colleghi di Repubblica. Per la cultura araba e islamica i capelli e la loro cura sono di eccezionale importanza. Quando Hadis è stata immortalata con la sua coda di capelli tagliati in mano, un’altra immagine forte si è aggiunta alla già potente protesta.
Sport / I calciatori della nazionale e la solidarietà alle manifestanti
In un clima così buio è importante vedere che non sono solo le donne a lottare. I calciatori della squadra della nazionale iraniana hanno indossato dei giubbotti durante l’inno nazionale per non mostrare i simboli del loro Paese. Il messaggio e lo scontento sono chiari e vogliono essere trasmessi in tutto il mondo.
L’Eurocentrismo e la responsabilità dell’Occidente
Nel silenzio delle istituzioni che dovrebbero intervenire e salvaguardare i diritti, c’è anche da chiedersi fino a dove sia giusto che l’Occidente intervenga. Un importante professore della più antica università italiana, l’Alma Mater di Bologna, Gustavo Gozzi, ha espresso il suo pensiero circa l’eurocentrismo con cui è sempre stata osservata la cultura islamica e la sua storia nel saggio “L’Islam e i diritti umani”. Ci insegnano che la storia non si fa con i se o con i ma. Sarebbe importante chiedersi, alla luce degli ultimi avvenimenti, in seguito alle morti e alle torture, quale sia la responsabilità dell’Occidente. Potevamo definire l’Iran un Paese democratico. C’era la volontà di crescere e migliorarsi seguendo le proprie tradizioni e la propria cultura. Siamo davvero sicuri che la Rivoluzione estremista occidentale non sia in parte causa dell’altra estremizzazione religiosa?
Vittoria Grasso