La questione dell’aborto mobilita le donne da ogni parte del mondo, le quali tra etica e diritti gridano il loro appoggio o dissenso nei confronti di questa pratica. Morale e diritti si scontrano e dividono ogni qualvolta il tema dell’aborto sia tirato in ballo.Nella storia dei dibattiti sociali, morali, etici, religiosi e di protesta quasi sempre si rincorre sempre lo stesso tema. Quello dell’aborto è un argomento delicato, divisivo e sempre poco compreso.
Aborto / Tra storia, etica e diritti: donne e IVG nel passato
Se pensiamo che l’aborto sia una pratica moderna e contemporanea non potremmo sbagliarci di più. Le prime testimonianze e prove circa la pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) risalgono al 2700 a.C. in Cina e 1550 a.C. nell’antico Egitto, per poi averne prove più “recenti” nel 200 a.C. nel civilissimo ed evolutissimo Impero Romano. Le motivazioni per ricorrere a questa pratica erano diverse, ma una cosa ha da sempre accumunato questo tema. A prescindere dai secoli, dalle motivazioni e dai pareri: ricorrere a questo metodo è sempre stato proibito o estremamente difficile per la donna.
Uno dei primi a parlare di necessità di interruzione per favorire la vita e il benessere della donna, in caso di gravidanza a rischio, fu Sorano di Efeso introducendo il concetto di aborto terapeutico. Questo era completamente agli antipodi rispetto al parere politico di Aristotele sull’argomento. In tutto ciò dobbiamo considerare un aspetto non di minore importanza: le donne, come dimostrano i dati, hanno sempre trovato il modo di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza. Spesso e volentieri rischiando punizioni atroci o di morire nel tentativo di praticarla.
Aborto / L’Italia degli anni ‘70 e il pensiero di Oriana Fallaci
A proposito è rilevante sentire il parere di una delle più importanti giornaliste italiane, Oriana Fallaci. In un suo intervento durante il dibattito televisivo della trasmissione “AZ: un fatto, come e perché” del 1976 proprio in merito all’aborto, disse: “io mi auguro molto che stasera nessuno di noi dimentichi che […] a restare incinte siamo noi donne, che a partorire siamo noi donne, che a morire partorendo o abortendo o non abortendo siamo noi donne, e che la scelta dunque tocca a noi. E che la decisione quindi tocca a noi. A noi donne. E dobbiamo essere noi, di volta in volta, di caso in caso, a prenderla che a voi piaccia, permettetemi, o non vi piaccia. Tanto se non vi piace siamo lo stesso noi a decidere, lo abbiamo fatto per millenni, continueremo a farlo. Abbiamo sfidato per millenni le vostre prediche, il vostro inferno, le vostre galere, le sfideremo ancora”.
Alla discussione parteciparono ospiti illustri, ma il pensiero più incisivo è sicuramente quello della giornalista. Il suo intervento contesta la visione della Chiesa dell’IVG, considerandola esclusivamente un dogma cattolico, che quindi non riguarda tutti.
Riconducendo il dibattito ai nostri giorni, c’è un parallelismo che colpisce e invita alla riflessione, specialmente contestualizzandolo alle notizie che ogni giorno sentiamo: “E allora se ci tenete tanto alla vita, ricordatevi che esiste anche una cosa peggiore dell’aborto che si chiama guerra […] la guerra è un infanticidio rimandato di vent’anni”.
Aborto / L’Italia degli anni ‘70: il pensiero di Giorgio La Pira
L’ex sindaco di Firenze e deputato alla Repubblica Italiana con il gruppo Parlamentare Democrazia Cristiana, Giorgio La Pira, si è sempre pronunciato ad esempio contro l’aborto. Nel ‘76 gli equilibri politici erano precari e la questione dell’aborto creava ulteriori questioni di sbilancio.
Per questo Giorgio La Pira scrive un attento intervento per “L’Osservatore Romano”, mettendo da parte la questione politica della pratica: “L’aborto non è soltanto l’uccisione di un nascituro («omicidio» lo definiscono subito i Padri della Chiesa): esso si «introduce», intaccandolo, nel piano teleologico della storia, della speranza storica, producendo sconvolgimenti non misurabili nel piano storico trascendente di Dio: facendo «franare» -se fosse possibile- l’intera civiltà umana, il corpo mistico ed il corpo intero delle nazioni”.
Il suo approccio è quindi quello teologico cristiano, richiamando i principi sacri e inviolabili per i cattolici. Aggiunge poi: “(il nascituro è da considerare già nato). Questo principio […] diviene, col cristianesimo, una delle basi universali costitutive dell’edificio dei diritti inviolabili dell’uomo: il diritto alla vita. Ecco perché il «no» tanto fermo – frontiera intransitabile per tutti gli uomini – all’aborto: perché l’aborto è, per definizione, atto estintivo della vita di una persona umana: è l’uccisione di un uomo”. Giorgio La Pira utilizza quindi il diritto romano, di cui era docente, per dare una risposta alla concezione di vita.
Aborto / Nozioni giuridiche e la legge n.194
Il diritto distingue l’esercizio delle facoltà giuridiche del cittadino in due catogerie. Viene riconosciuta la capacità di agire (al compimento della maggiore età) e la capacità giuridica. Per capacità giuridica si intende la capacità di una persona di essere soggetto di diritti e di doveri. Questa spetta ad ogni persona fisica e, secondo l’articolo 1 del Codice Civile, si acquista alla nascita. C’è una distinzione netta fra diritti del nascituro e diritti della creatura nata. Il concepito, il feto, ha solo l’aspettativa dei beni garantiti una volta nato vivo. Una volta nato acquisirà il diritto perfetto.
La legge n. 194 del 22 Maggio del 1978, all’articolo 1 promulga: “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”. Da quel momento ad oggi sono state portate avanti battaglie su fronti diversi. Chi da una parte non accetta la legalizzazione di quel che si considera un infanticidio e chi vorrebbe, dall’altra parte, l’applicazione della legge nella sua completezza, dando la possibilità alle donne di accedervi. Con l’aumento dei medici obiettori di coscienza, specialmente al sud d’Italia, l’aborto è divenuto un servizio elitario. I dati dimostrano che a richiederlo sono per lo più le donne che vivono condizioni socio-economiche difficili.
Aborto / Proteste
È recente la contestazione avvenuta a Roma sul tema. Un gruppo di donne si è schierato contro la deputata del Partito Democratico, Laura Boldrini, con l’accusa di non aver fatto abbastanza per aiutare le donne in difficoltà, specialmente nell’ambito del diritto all’aborto. In tutto il mondo le mobilitazioni aumentano, la richiesta d’ascolto è unanime. I due schieramenti non sono diversi rispetto a quelli di 50 anni fa, hanno solo cambiato nome. Ciononostante la questione non è chiusa e finché non verranno attuate le giuste politiche eco-sociali è difficile che ciò avvenga.
Vittoria Grasso