La guerra tra Russia e Ucraina continua ad occupare ampie ed importanti colonne nelle pagine di politica estera della Stampa nazionale ed internazionale. Essa è visibile chiaramente negli ultimi tempi per la tenace resistenza che sta opponendo alle proposte di cessazione del fuoco indirizzate dalle diverse parti e con tenace attività persuasiva.
Le due Nazioni belligeranti sembrano determinate a perseguire quella ostinata, rigida e cupa chiusura che finora non ha lasciato spazi o spiragli per qualsiasi dialogo. Pur avanzato con il senso di responsabilità che la missione pacificatrice deve richiedere.
Guerra tra Russia e Ucraina: le minacce di usare le armi nucleari tattiche
Anzi, addirittura tra le parti in guerra, sono pure filtrate preoccupanti affermazioni (attribuite od attribuibili, secondo i Media, al Leader Russo) che lasciano temere o paventare perfino il ricorso alle armi nucleari tattiche, come possibile sbocco di un conflitto che nessuno, fino ad ora è riuscito a fermare.
Tali dichiarazioni non sono passibili di critica soltanto perché non hanno rispettato i canoni della cautela e della prudenza che la diplomazia comunque richiede, anche tra Nazioni belligeranti. Esse in verità risultano sciagurate e sconsiderate, chiunque sia stato l’effettivo autore di esse. Perché sono azioni incaute ed imprudenti , in ogni caso, mentre infuria l’attuale conflitto.
La guerra tra Russia e Ucraina, Nazioni “ sorelle “
Una guerra che sembra caratterizzata, forse perfino in misura maggiore del normale , da tutte quelle crudeli ed atroci sofferenze che non si fermano, ed anzi continuano a diffondersi pure di fronte alla naturale evidenza che le due Comunità, autori e vittime della violenza, condividono in definitiva insieme le radici, la storia e la cultura di quell’ampio bacino mondiale che è l’Est europeo. Una lotta dunque intestina, tra Nazioni “ sorelle “, del tutto incomprensibile.
Il monito di Nikita Sergeevic Khrushchew
Nonostante ciò, nessuno dei belligeranti sembra fare riferimento, o trarre comunque ispirazione dal monito di 60 anni fa. Nikita Sergeevic Khrushchew, che fu Primo Ministro dell’Unione Sovietica, durante la crisi missilistica dell’Ottobre ’62, pur essendo di origini Ucraine, dichiarò sensatamente nel corso del braccio di ferro con gli Stati Uniti per Cuba: “ Qualsiasi sciocco può iniziare una guerra ed una volta che l’ha intrapresa anche il più saggio degli uomini non ha speranza di fermarla, specie se si tratta di una guerra nucleare “.
I due leader di oggi, di Kiev e di Mosca, sembrano in realtà tanto distanti dalla lezione di 60 anni fa di Nikita Sergeevic. Il leader del Cremlino insegna oggi che è il negoziato lo sbocco naturale di qualunque contesa. E non certo le minacce ( vere o presunte che siano nel particolare caso ) del ricorso alle armi nucleari ( tattiche o meno che siano ).
La tutela del prestigio morale delle due Nazioni
I leader in guerra sembrano quasi disorientati o demoralizzati, ovvero perfino ipnotizzati, di fronte al miraggio della prospettazione di una vittoria militare sul campo. Dall’una o dall’altra parte dei belligeranti, è mai possibile che nessuno sia turbato dalla necessità di preservare comunque il prestigio morale della Nazione di appartenenza nel Mondo. Ovvero, meglio ancora, di preservare le motivazioni morali che debbono sostenere sempre le azioni politiche ?
Le due iniziative di Khrushchew del 1962
Il leader del Cremlino, durante la più pericolosa crisi che il Mondo abbia vissuto fin dalle sue origini, scrisse una lettera molto nobile al Presidente degli Stati Uniti, affermando due importanti principi di politica estera, che oggi, nell’attuale conflitto in corso, sembrano collocati in un secondo piano. È allora bene richiamarli proprio attraverso le parole stesse del Primo Ministro di Mosca: “ Gli armamenti non portano che rovina. Quando si accumulano si danneggia l’economia e, se si impiegano, distruggono i popoli di entrambe le parti “.
“Non limitiamoci ad allentare le forze che tirano i capi della corda, ma prendiamo anche i provvedimenti necessari a sciogliere quel nodo. Noi siamo pronti a farlo”.
Due importanti iniziative di allora, del ’62, dunque valide anche in questo particolare frangente: sospendere dalle due parti gli acquisti di armi ed iniziare a discutere i nodi della guerra. La strada per il negoziato è dunque già tracciata: quale sfiducia può bloccare i due leader dall’iniziare a percorrerla ?
Guerra tra Russia e Ucraina: non umiliare l’antagonista
Se non iniziano le discussioni, è tecnicamente impossibile reperire le misure diplomatiche adatte a salvaguardare gli interessi delle parti in conflitto. L’altro importante principio di lealtà da perseguire in tutti i conflitti è il fatto indispensabile di doversi mettere nei panni dell’avversario. Di non umiliare l’antagonista, di non costringerlo ad un inasprimento del conflitto. E nella supposta convinzione che sia necessario assumere atteggiamenti più duri, per salvaguardare sicurezza ed interessi nazionali. Quella che allora fu soprattutto la preoccupazione degli Stati Uniti nei confronti dell’Unione Sovietica ( la più debole delle due potenze nucleari in conflitto per Cuba ) a maggior ragione dovrebbe guidare oggi Washington verso Mosca.
Conclusioni
Infine oggi la Nazione depositaria dell’arsenale militare più forte del Mondo è veramente in grado di condividere l’antico ammonimento del Presidente John Fitzgerald Kennedy, in base al quale gli Stati Uniti “ non dovevano cercare la vittoria mondiale d’una Nazione o di un sistema, ma la vittoria mondiale degli uomini “ ?
Quella fu in effetti la lezione che derivò da quella conduzione, avveduta e saggia, della crisi di Cuba. E quello fu l’unico sbocco possibile in grado di condurre in definitiva, alla vittoria tutto il genere umano.
Sebastiano Catalano