Si è tenuto nella sala “Cristoforo Cosentini” della Biblioteca Zelantea di Acireale, il convegno di studi che ha celebrato i 150 anni di vita ecclesiale della Diocesi di Acireale. Tale convegno è stato realizzato da persone che rappresentano un segmento importante della comunità acese. Infatti, la collaborazione tra i membri dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale, della Diocesi di Acireale e dell’Archivio Storico Diocesano acese ha dato vita ad un vero e proprio ritorno al passato, permettendo agli ospiti presenti di riflettere sui fatti accaduti ad Acireale tra il 1872 ed il 1964.
Inoltre, il Convegno di studi ha arricchito la propria iniziativa con il contributo del direttore dell’Archivio Storico diocesano, Giovanni Mammino, in collaborazione con l’Ufficio delle Comunicazioni sociali, attraverso la pubblicazione di video sulla storia della diocesi.
Acireale / 150 anni della Diocesi: i protagonisti del convegno di studi alla Zelantea
Introdotto dai saluti iniziali del vicepresidente dell’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, Stefano Figuera, il convegno ha permesso l’alternarsi di una molteplicità di voci. Infatti, a condividere con gli ospiti presenti le proprie riflessioni sono stati il dottor Giuseppe Grasso Leanza, il professor Antonio Patanè ed il professor Salvatore Licciardello. Inoltre, a mediare i lavori del convegno è stato il dottor Mario Agostino, direttore dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Cultura. Infine, a concludere l’evento sono state le parole di monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale.
Convegno di studi / Introduzione all’evento
Le parole di Stefano Figuera hanno inserito all’interno di una chiara cornice storica gli interventi dei tre studiosi, frequentatori dell’archivio storico diocesano, Giuseppe Grasso Leanza, Antonio Patanè e Salvatore Licciardello. I tre hanno infatti indagato su tre periodi storici diversi e allo stesso tempo interconnessi. Il dott. Grasso Leanza ha affrontato il tema dei Liberali e cattolici acesi al tempo dei vescovi Genuardi e Arista (1872-1920). Il prof. Patanè ha contribuito con il tema dei Rivolgimenti sociali ed ecclesiali al tempo degli episcopati brevi (1921-1932). Infine, il prof. Licciardello ha indagato sul tema delle Sfide sociali ed ecclesiali al tempo del lungo episcopato Russo (1932-1964).
Convegno di studi / Gerlando Maria Genuardi, primo vescovo di Acireale
Il dottor Grasso Leanza ha presentato un periodo storico in cui nella città di Acireale vi era da un lato una prevalenza laico-liberale, dall’altro la supremazia aristocratico-borghese. Nel suo discorso sono state messe in rilievo le personalità dei primi due vescovi della Diocesi acese. Il vescovo Gerlando Maria Genuardi, protagonista del rinnovamento religioso dell’isola, era un uomo forte per personalità e cultura. Egli auspicava un avvicinamento della Chiesa alla modernità senza che essa venisse meno al suo compito di evangelizzazione, basando il servizio ecclesiale sulla carità.
Dovette affrontare diversi problemi. Tra questi, lo scontro ideologico e la distanza valoriale tra cattolici e liberali, l’insubordinazione sfrontata ed ereticale di alcuni sacerdoti che operavano nella Diocesi da prima del suo arrivo, l’arretramento cattolico ed il conservatorismo del clero. L’epoca vissuta da Genuardi fu quella segnata dall’opera dei congressi, da papa Leone XIII, dall’Aeterni Patris e dalla Rerum Novarum, dal neotomismo e dai fasci siciliani.
Convegno di studi / Giovanni Battista Arista, secondo vescovo di Acireale
Il secondo vescovo della Diocesi di Acireale, monsignor Giovanni Battista Arista, è stato presentato dal dottor Grasso Leanza con estrema delicatezza. Al suo arrivo in Diocesi, Arista trovò un contesto socio-economico problematico. Il suo episcopato ebbe vita breve (13 anni), ma intensa. Acireale vedeva la nascita di nuovi protagonisti sociali e politici ed una stridente conflittualità tra società civile ed ausiliaria.
Furono molti i momenti significativi che segnarono l’episcopato di Arista. Tra questi vi fu il terremoto di Messina, la massoneria, la guerra in Libia, il primo conflitto mondiale, il congresso eucaristico ed il suo impegno a cavallo tra L’Azione Cattolica ed il Partito Democratico. Grasso Leanza si è concentrato in particolare su tre eventi. La nascita dei nuovi protagonisti politici e sociali, le elezioni del 1913 ed i circoli giovanili “Amore e Luce” e “Doposcuola San Martino”.
Convegno di studi / Gli episcopati “brevi”
Il professore Antonio Patanè ha parlato dei tre episcopati che si sono succeduti dal 1921 al 1932 e che la storiografia acese ha definito “brevi” a causa della loro breve durata. Tali episcopati hanno lasciato il segno nella città di Acireale, sia dal punto di vista sociale che da quello ecclesiale.
Convegno di studi / Salvatore Bella, terzo vescovo di Acireale
Il primo di questi tre episcopati fu quello di monsignor Salvatore Bella. Egli, dopo una serie di titubanze, accettò la destinazione vescovile nel 1921. Trovò la città di Acireale divisa in due schieramenti a cui facevano capo le famiglie nobiliari di Giuseppe Grassi Voces e Giuseppe Pennisi di Santa Margherita.
Il discorso sul prelato ha permesso ai presenti di riflettere su dinamiche economiche, politiche e sociali molto complesse. Patanè ha infatti parlato di missive e atti rivoluzionari. Furono parecchi i cambiamenti introdotti da monsignor Bella. Per esempio, la costituzione di nuove parrocchie e numerose iniziative innovative mirate a svecchiare le antiche istituzioni della Chiesa.
Convegno di studi / Fernando Cento, un giovane vescovo
Il successore del vescovo Bella fu il marchigiano Fernando Cento. Egli era uno dei primi vescovi continentali della Diocesi. Infatti, papa Pio X, Benedetto XV e Pio XI tentarono di allineare gli sviluppi pastorali delle Diocesi italiane nominando vescovi del nord al sud e viceversa. Dopo il suo insediamento, monsignor Cento diede inizio a molteplici iniziative.
Tuttavia, furono molti i canonici che non capirono i suoi ritmi moderni e per questo nacquero delle insidie. Il Cento era un vescovo giovane (39 anni), proveniva dal nord ed era visto come “distante” dalla comunità acese. Diverso. Inoltre, ad acuire i problemi in Diocesi era il malcontento di alcuni canonici che ambivano a promozioni ecclesiastiche che il vescovo non accontentò. A quell’epoca circolavano libelli anonimi in cui si accusava il vescovo di appropriazione indebita di beni ecclesiastici. Calunnie che vennero smentite da altri libelli in favore del Cento.
Convegno di studi / Tommaso Colli, quinto vescovo di Acireale
Un altro vescovo del nord venuto ad Acireale fu il piemontese Tommaso Colli. Egli, dal carattere fermo e prudente, riconobbe fin da subito la situazione problematica che caratterizzava il tessuto sociale acese. Particolare fu il suo ingresso in città, di notte ed in segreto. Durante quella che viene ricordata come “l’omelia della canna” manifestò le sue intenzioni alla comunità acese, asserendo che il compito assegnatogli dal papa era quello di ripristinare l’ordine in Diocesi.
Anche Tommaso Colli, come i suoi predecessori, dovette affrontare momenti difficili e turbolenze sociali. Per esempio, dovette affrontare in prima linea le autorità fasciste. Inoltre, prestò il suo aiuto ai mascalesi dopo l’eruzione del 1928 e organizzò un grande convegno diocesano a Giarre con altri sei vescovi cercando di arginare le iniziative protestanti. Il professore Patanè ricorda il Colli come un vescovo che fu in grado di mettere d’accordo canonici e parroci, impresa non facile a quel tempo.
Convegno di studi / Il lungo episcopato Russo
Il professor Licciardello ha parlato del lungo episcopato di monsignor Salvatore Russo. L’episcopato Russo è considerato dalla storiografia acese come quello più duraturo dopo quello del vescovo Genuardi. Il presule era di origine catanese e si formò presto presso il Seminario Arcivescovile. A 22 anni fu ordinato sacerdote, ma fu anche docente e canonico teologo della Collegiata di Catania e della Cattedrale. Era assistente della gioventù femminile e delle universitarie e finì col diventare rettore del Seminario Arcivescovile.
L’operosità del Russo si colloca in un ‘900 articolato, ricco di vicende storiche, sociali ed ecclesiali. Inoltre, dopo i brevi episcopati di Bella, Cento e Colli, monsignor Russo ha dato un’impronta di stabilità alla Diocesi di Acireale. Fin dall’inizio, monsignor Russo mise in atto delle sfide sociali ed ecclesiali.
Affrontò il problema della formazione dei presbiteri nel seminario diocesano e tutta una gamma di criticità economico-sociali causate dalla fine del primo conflitto mondiale. Infatti, i suoi rapporti con il regime fascista non sempre erano idilliaci. Questo perché la dittatura tendeva a sovrapporsi alla cultura cattolica, limitandone l’azione. Il professor Licciardello ha cercato di delineare i primi trent’anni dell’episcopato Russo basandosi su dati e sottolineando che il nuovo prelato fece costruire 33 nuove parrocchie, ordinò 122 nuovi sacerdoti, scrisse 30 lettere pastorali.
Partecipò a tre congressi eucaristici, organizzò il primo pellegrinaggio diocesano ed inaugurò la “settimana sociale”, curando anche numerose conferenze su argomenti teologici e sociologici. Fondò la città del fanciullo ed incrementò in diocesi associazioni di diversa natura. Queste sono solo alcune delle iniziative portate avanti dal presule.
La riflessione di Licciardello ha permesso ai presenti di rilevare nella figura di monsignor Russo una personalità dalla cultura poliedrica e con una robusta identità cristiana e sociale. Il vescovo dedicò il suo magistero alla cura del seminario, della catechesi e dell’azione cattolica. Cercò di educare la comunità acese ad una fede rinnovata e per certi aspetti ci riuscì.
Acireale / 150 anni della Diocesi: le parole conclusive del vescovo
Interessante la risposta conclusiva del vescovo di Acireale, mons. Raspanti, alla domanda: “Come ci si sente ad essere eredi e depositari di 150 di storia diocesana?”, posta dal mediatore dell’evento Mario Agostino.
“Al giorno d’oggi l’asse è completamente spostato – ha così risposto il Vescovo. Quasi nessuna delle attività odierne si può porre negli stessi termini in cui i miei predecessori hanno agito. Un buon esempio per dimostrarlo è il tema della catechesi. Infatti, da più di trent’anni si discute in tutta la nazione circa l’identità, il contenuto ed il metodo della catechesi. In un periodo di profonda crisi della chiesa cattolica.
Al giorno d’oggi cambia il concetto stesso di ‘disciplina ecclesiastica’. Mentre prima si riusciva a mantenere una disciplina ecclesiastica rigorosa ed utile anche di fronte a malcontenti e ribellioni, a partire dagli anni ’60/’70 in poi, per ragioni intra-ecclesiali ed extra-ecclesiali, il concetto di ‘disciplina ecclesiastica’ ha subito molteplici cambiamenti”.
Grazia Patanè