Anche l’uomo, nella nostra società, è vittima a discriminazioni legate al genere. La questione inerisce a una realtà concreta e discende da tradizioni e da aspettative di ruolo innestate nella società che da secoli risaltano la dicotomia uomo/donna. Con l’obiettivo di approfondire il fenomeno, un gruppo di studenti dell’Università degli Studi di Catania ha sottoposto un questionario strutturato a 242 persone – donne e uomini scelti secondo il principio della casualità e residenti in Italia. Il test è teso a dimostrare la percezione che questi soggetti hanno rispetto alla posizione e al ruolo dell’uomo nella società.
Gender Gap / Il questionario: la discriminazione dell’uomo nell’ambito domestico, lavorativo e sportivo
Un primo argomento preso in considerazione è il comune preconcetto che evidenzia la scarsa capacità degli uomini nell’occuparsi delle faccende domestiche. Rispetto all’osservazione, il 75,1% è poco d’accordo. Il 12,9% è abbastanza d’accordo. Il 2,5% è molto d’accordo. Il 9,5% si mantiene neutrale. Le percentuali favorevoli si traducono concretamente nello scarso numero di uomini che rimodulano il proprio lavoro per la cura dei figli e della casa.
Come dimostrano i dati dell’Istat, nel 2018 la quota di padri che ha rivisto il proprio impegno lavorativo è superiore alla media al Centro-nord (12,7%), tra gli indipendenti (18,9%) e tra chi svolge una professione qualificata (18%). Nel Mezzogiorno, dove l’attaccamento ai pregiudizi e alle tradizioni del passato è più forte, la quota raggiunge al massimo il 10% tra i dipendenti, gli operai e gli occupati in professioni non qualificate.
Gender Gap / Se anche l’uomo è vittima di discriminazioni di genere
Ne deriva che gli uomini vengono ritenuti poco adeguati a svolgere lavori in uffici o in ambienti di custodia infantile e tradizionalmente percepiti come “posti di lavoro femminili”. Una discriminazione, questa, che limita fortemente le loro possibilità lavorative. Arriviamo così ad un altro punto i cui risultati hanno rilevato una percentuale del 39,5% discorde con tale difficoltà. Contro una media del 60,5% concorde.
Allo stesso modo, numerose sono le discriminazioni a cui sono soggetti gli uomini in ambito sportivo. La variabile diventa dunque l’ostilità verso gli uomini che svolgono specifici sport quali la danza, il pattinaggio e il nuoto sincronizzato. Con riguardo all’argomento, il questionario riporta un risultato pari al 96,3% contrario a questa avversione. Il 3,7% è favorevole.
Le differenze sociali come fonte di rivendicazione?
Un’ultima domanda è infine riferita all’atteggiamento che alcune donne, nella loro battaglia per la parità, assumono riguardo alla posizione degli uomini. “Al giorno d’oggi, nella lotta condotta dalle donne contro le discriminazioni di genere si assiste alle volte ad uno sminuimento della posizione degli uomini. Perché secondo te?”. Qui è stata data la possibilità agli intervistati di esprimersi liberamente, trattandosi di un argomento alquanto delicato e di un possibile punto tanto di distacco come di ricongiungimento delle due posizioni uomo/donna. Circa l’80% delle risposte (aperte) verte sulla volontà di rivalsa delle donne che per secoli si sono sentite oppresse dalla figura maschile.
Di Franco ha quindi ragione quando sostiene che la minaccia alla coesione nasce proprio quando le differenze interne ad un certo contesto sociale diventano fonte di rivendicazioni. È a partire da questa riflessione che si può individuare il problema centrale delle discriminazioni di genere e della scarsa coesione che ne deriva. Cioè l’estrema percezione di differenze, alle volte inesatte, tra uomo e donna.
Gender Gap / Se anche l’uomo è vittima di discriminazioni di genere: tra tradizione e progresso
È stato molte volte evidenziato che, in effetti, esistono tratti e codici femminili diversi da quelli maschili. In qualche modo peculiari. Ma appare inadeguato dire lo stesso delle abilità che entrambi i sessi hanno nello svolgere specifici ruoli e occupare date posizioni. John Stuart Mill affermava proprio che la parità di genere è inusuale ma non innaturale, cioè non bisogna confondere ciò che noi vediamo con ciò che è la natura. Se si percepiscono delle disuguaglianze tra gli uomini e tra uomini e donne, talvolta non è perché queste differenze esistono. Ma perché la società stessa tende a crearle.
Oggi, queste barriere che per secoli l’essere umano ha costruito sembrano indebolirsi. Anche se i risultati del questionario ci svelano che l’uomo – così come la donna – si ritrova ancora a dover fare i conti con le conseguenze di una differenziazione che la storia non ha mai mancato di sottolineare. Il fatto, però, è che un numero crescente di uomini tenta di avvicinarsi a ruoli che da sempre “appartengono” alla donna. Questo consente di rilevare una certa evoluzione, suggerendo un potenziale rinvigorimento della collaborazione tra uomini e donne in vista di un trattamento equo e di una buona disponibilità verso l’altro sesso che, in questo modo, sarebbe più propenso a ricambiare.
Roberta Lazzaro