Riportiamo la riflessione del Professor Francesco Pira a partire dal libro di Angelo Vita dal titolo “La didattica del disagio”. Una riflessione sulla società odierna, sempre più immersa e quasi sopraffatta dal mondo digitale. Una società dove reale e virtuale si fondono, rendendo difficile distinguerli, soprattutto ai più giovani. Quando siamo troppo allegri, in realtà siamo infelici, quando parliamo troppo, in realtà siamo a disagio. Quando urliamo, in realtà abbiamo paura. In realtà, la realtà non è quasi mai come appare. Nei silenzi, negli equilibri, nelle “continenze” si trovano la vera realtà e la vera forza”. Queste importanti parole, della grande Virginia Woolf, racchiudono il significato di questo stupendo volume dal titolo “La didattica del dis-agio” di Angelo Vita, edito da Medinova casa editrice di Favara presieduta da Antonio Liotta.
Riflessione / La didattica del disagio: il libro di Angelo Vita
Dal punto di vista sociologico questo testo appare come un enorme occhio sul mondo e sulla società. In un’era in cui sono presenti tanti “ismi”, tra cui il cattivismo, cercare di osservare la realtà da altre prospettive è fondamentale. Una raccolta di 46 testi che ci aiutano a riflettere su temi fondamentali quali: carità, supporto e soprattutto amore. In questa analisi ad avere un posto privilegiato è la scuola che deve aiutare le nuove generazioni a diventare gli uomini e le donne di domani.
Oggi, istruire non basta e le nozioni hanno bisogno di essere accompagnate dalla passione. Un docente non può essere solo un dispensatore di conoscenza, ma deve anche imparare dai suoi studenti. Ma cosa può apprendere un docente dai suoi alunni? Apprende il significato dell’amore e del dono. Uno scambio reciproco, dove il dialogo diventa reciprocità. Lo stesso Arthur Schopenhauer diceva che: “Insegnando impariamo” e a raggiungere la nostra anima sono i valori più belli e profondi che gli alunni ci trasmettono con i loro occhi, i loro sorrisi e i loro abbracci.
Riflessione / La didattica del disagio: l’esperienza dell’autore
Non basta solo ascoltare, ma è necessario sentire quello che i nostri figli o i giovani vogliono comunicarci. Infatti, l’autore scrive un concetto meraviglioso: “la scuola deve cercare di ridare l’anima all’individuo”. Angelo Vita è un professore di filosofia, un uomo profondo e allo stesso tempo coraggioso, perché le sue parole arrivano dalla sua esperienza personale. Racconta ai lettori di Salvatore, suo figlio, e della sua battaglia. Non ha paura Angelo di narrare senza riserva alcuna. Angelo e sua moglie Lina si sono interrogati e hanno iniziato un percorso personale col Metodo Alla Salute. Alternativa alle terapie, che vede il disagio come fonte di crescita e non come una malattia.
Una metodologia che coinvolge la famiglia e il territorio; si avvale dei Gruppi Alla Salute e di una rete sinergica tra volontari, operatori e associazioni territoriali. L’autore scrive: “il disagio scomoda, non ci lascia nel ‘per sempre’ e, se proprio non riusciamo a ri-sollevarci, ci provoca malinconia, noia, angoscia, solitudine. Ci porta cioè ad avere fastidio persino di noi e degli altri, tanto che a volte possiamo preferire la morte alla vita e, sino a che non decidiamo cosa viverci tra la vita e la morte, non ci molla, tanto ci ama e si prende cura di noi”. Un concetto profondo che, nello stesso tempo, accarezza e stringe il cuore. L’autore, dalla sua ricerca interiore e dal suo vissuto cerca di spiegare cosa vivono i preadolescenti e gli adolescenti. Il loro approccio alla storia e alla filosofia deve aiutarli a migliorare la loro esistenza.
Riflessione / Scoprire e accettare le fragilità
Ormai, mi occupo delle nuove generazioni da tantissimo tempo e condivido il pensiero di Angelo. Abbiamo giovani e giovanissimi che sentono il peso delle loro fragilità. La pandemia che ci ha colti di sorpresa ha, senza dubbio, sconvolto le nostre vite. Ci siamo ritrovati all’interno di una realtà senza più certezze e siamo stati costretti a cambiare le nostre abitudini quotidiane. Scoprire e accettare le nostre fragilità non è stato facile, soprattutto perché non conoscevamo i limiti delle nostre paure.
I nostri giovani sono quelli che hanno subito le conseguenze peggiori legate a questo isolamento forzato. La pandemia ha costretto il mondo scolastico e accademico ad allontanarsi dalle aule e a sperimentare la DAD (didattica a distanza) o la DDI (didattica digitale integrata). Un sistema, di insegnamento e apprendimento, del tutto nuova per professori e studenti che dimostrato di avere diverse criticità. L’emotività è un elemento centrale nella vita degli adolescenti e durante questi due anni hanno trascorso tantissime ore online.
Riflessione / Oltre il libro di Vita, la didattica del disagio
Mi sono occupato delle devianze della rete e del fenomeno del Vamping. Oggi i casi sono aumentati a dismisura a causa della pandemia che ha modificato le nostre giornate. Il Vamping viene ricollegato al comportamento degli adolescenti che come vampiri rimangono svegli durante la notte, guardando il cellulare e navigando in rete. Molto spesso, i genitori non conoscono quali sono i siti visitati dai loro figli. Il Vamping non è il solo a destare preoccupazione perché anche il Hikikomori, probabilmente favorito dalla pandemia, presenta percentuali molto alte.
Il termine Hikikomori arriva direttamente dal Giappone e vuol dire letteralmente “stare in disparte”. Serve ad indicare quanti desiderano allontanarsi dalla vita sociale per molto tempo (da alcuni mesi fino ad arrivare a diversi anni), rinchiusi a casa, senza alcun rapporto con il mondo reale, in certe circostanze nemmeno con la propria famiglia. In Italia la stima si aggira intorno ai 100 mila casi, un numero davvero allarmante. Nel frattempo, tra i dati preoccupanti, c’è l’ aumento del numero di profili falsi sui social network. La proliferazione di queste dinamiche apre al tema della violenza e alla crescita di fenomeni come cyberbullismo, il sexting e il revenge porn.
Riflessione / Pira: una generazione disorientata
Una generazione disorientata tra paure e continuo esibizionismo di sé, dove ci sono preadolescenti e adolescenti sempre connessi e sempre più soli. La solitudine è emersa anche nelle mie ricerche e nelle mie indagini prima e dopo la pandemia. Questo status di assoluto abbandono non aiuta i giovani ad instaurare relazioni nella vita reale e preferiscono anche vivere le prime esperienze sessuali online. I giovanissimi si sentono protetti dallo schermo, perché filtra ogni loro paura ed insicurezza e si sentono pronti ad affrontare qualunque tipo di pericolo come ad esempio le challenge (sfide incredibili). Purtroppo, i rischi sono innumerevoli e le conseguenze possono essere anche gravi.
Non riuscire a distinguere la vita reale e la vita virtuale sta producendo effetti davvero preoccupanti. Come se non bastasse si sentono trascurati dalla politica e provano insoddisfazione, disappunto e amarezza nei confronti di una classe politica che non riesce a far sperare in un futuro migliore. Le istituzioni non si occupano dei giovani e dei bambini. In realtà, sono convinto che la politica e le istituzioni possono fare tantissimo. Basta volerlo e iniziare ad operare i cambiamenti necessari. Pensare ad un mondo nuovo significa che ognuno deve iniziare a cambiare quello che può nel proprio piccolo e a questo cambiamento devono partecipare tutti gli attori della società. Non possiamo restare a guardare così come ci suggerisce, in modo chiaro e diretto, l’autore di questo prezioso lavoro.
Riflessione / Da Angelo Vita, un prezioso libro sulla didattica del disagio
Ringrazio Angelo per il dono di questo libro poiché, oltre ad essere occasione di confronto, mi ha fatto respirare un’aria intrisa di profonda sensibilità, gentilezza, delicatezza e di apertura verso gli altri. Sicuramente, i suoi alunni sono fortunati ad averlo incontrato nel loro cammino, visto che Angelo Vita ha capito che: “L’insegnamento non è solo un freddo passaggio di informazioni, ma è una relazione tra due esseri umani, in cui uno è assetato di conoscenza e l’altro è votato a trasmettere tutto il proprio sapere, umano ed intellettuale” (Rudolf Steiner) e noi abbiamo bisogno di riscoprire il senso del termine “umanità” cosi come ci ha suggerito, in tante occasioni, Papa Francesco.
Francesco Pira
Delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media manager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne.