Il titolo evoca i versanti ma tra le righe emergono le storie di uomini, molti dei quali giovani, attratti dalla magnificenza del Vulcano. Così come se non è vino non è amore, certamente Euripide affermerebbe che non è Etna senza amore. Non un semplice diletto ma una missione fare il vino per quanti, a vario titolo e con competenze diverse, vivono e lavorano in vigna.
Ed è stato così che tra un calice e l’altro di Etna bianco Doc i racconti, gli aneddoti e le curiosità sui vignaioli s’intrecciavano con le sensazioni del vino. È questa la sintesi del primo appuntamento di “VERSanti”, una degustazione di sei bianchi a cura del Consorzio Etna Doc tenutesi domenica 23 ottobre a Randazzo al Sikania Garden Village.
La verticalità al naso e la geometria del palato del Bianco di 6, annata 2021, di Palmento Costanzo, versante nord, contrada Spirito Santo, ci dice subito che il vino del Vulcano è già un vino tutto da intendere. E destinato a raggiungere standard qualitativi sempre più accostabili ai grandi bianchi del mondo. “Non solo ci conoscono ormai bene ma continuano a tenere i riflettori accessi sul nostro areale. E questo è motivo di orgoglio per il territorio etneo”, ha affermato il presidente del Consorzio Etna Doc Maurizio Lunetta.
Vino dell’Etna: sei bianchi in vetrina
Piccola parentesi. Un tema molto discusso ultimamente è quello sulla capacità di attrarre investimenti. E di come questi, aldilà dell’immagine dell’Etna che restituiscono al mondo, incidano sul territorio e sulla qualità. Su questo argomento torneremo a parlare con un’apposita indagine.
Torniamo al calice. La sapidità ha aperto le danze. E non potrebbe essere altrimenti se beviamo un vino etneo. Nel Gagà di Tenuta Foti Randazzese 2021, piccola e giovane realtà presente a Nicolosi, versante sud-est, l’espressione del vitigno carricante è “cento”. E si presenta al naso con profumi di mela verde e di quella flora campestre che colorano i terreni sciarosi su cui crescono le vigne. Curiosità: Gagà è una dedica a Giacomo Foti Randazzese, figura chiave di una storia familiare che continua ancora oggi con i giovani viticoltori Giacomo e Fabrizio.
La simbiosi uomo – terra è uno dei tratti del Travaglianti 2020: qui la territorialità è riconoscibile da uno dei classici profumi dell’Etna, la ginestra. La contrada di riferimento è Feudo Cavaliere, con altitudini importanti che sfiorano i mille in altezza. Con Lindo 2020 dell’Azienda vinicola Iuppa tocchiamo con mano quello che è il cuore dell’Etna bianco Doc, Milo, nel versante est, che può fregiarsi dell’appellazione “Superiore”. Questo vino è fatto da vigneti della contrada Salice, esposti al mare. Una mineralità marina, quasi sabbiosa, si esprime in un forte legame tra olfatto e gusto.
Singolare è la scelta di Pier Luca Beneventano della Corte, di origini milanesi ma trasferitosi alle pendici del versante sud-est nel comune di Trecastagni. Oggi il campo sperimentale creato anni fa di sua spontanea iniziativa sui vitigni reliquia (come la madama bianca, madama nera e la muscatedda) è sotto la tutela dell’Università di Catania e seguito dal Consorzio Etna Doc. La sua è una realtà incastonata tra vecchi crateri spenti (Ilice e Gorna) a contrada Carpene.
E il suo bianco vendemmia 2019 è una sinfonia di profumi che ricordano la macchia mediterranea, il gelsomino e il cappero. Nel farlo impiega tutte e tre la varietà a bacca bianca etnee, il carricante, il catarratto e in piccola parte anche la minnella.
Il sesto e ultimo vino ha regalato un finale in evoluzione con il Camporè annata 2018, che nasce nel versante Nord. Se la mineralità nel primo vino assaggiato si percepiva netta e vivace in quest’ultimo calice si esprime all’interno di una complessità che scaturisce da un periodo di affinamento maggiore in bottiglia. Al naso si innalza una frutta matura mentre al gusto si percepisce bene la mandorla croccante.
“Ormai è difficile improvvisare e i vini tecnicamente sono tutti fatti bene, ciò che fa la differenza è il fattore umano dei produttori e la loro personale storia”, ha detto Valeria Lopis Rossi, responsabile della comunicazione del Consorzio. Ciò che è emerso dal racconto di questi vini è l’empatia e la dedizione con i quali i produttori chiamati in causa affrontano le varie annate, consapevoli di svolgere il loro mestiere alle pendici del vulcano più attivo d’Europa, Iddu il gigante buono.
Sui vini rosati e rossi dei versanti sono incentrate le prossime degustazioni a cura sempre del Consorzio Etna Doc. Il 27 novembre e 18 dicembre i prossimi appuntamenti al Sikania Village Garden. Due ulteriori momenti all’insegna della convivialità per offrire a wine lovers e non solo un approfondimento tematico alla ricerca delle sfumature dei versanti.
Domenico Strano