Ci sono delle vite che fanno riferimento ad una realtà che, da sempre, sta prima di loro; non le possiamo, infatti, pensare e descrivere senza quella.
Semplicemente e caparbiamente si manifestano ed esistono per raccontare una storia più grande.
La vita di padre Orazio Triolo, ora che non c’è più, in quanto deceduto il 24 ottobre scorso, è una storia tutta da raccontare. La sua stessa vita è un racconto prezioso di esperienze, di incontri, di aperture e di sconfinamenti d’anima, di sogni, di fatica, di amicizie che conquistano e che permangono nel tempo. Tutto il contrario, verrebbe da dire, di quello che capita oggi. Vite sospese, vite surreali le nostre, tra difese ed attacchi e tante volte, già, orfane fin dalla nascita!
Nato nel 1946 ad Acireale da una onesta e umile famiglia: il padre Vincenzo, agricoltore, sposò Lucia Patanè. In quegli anni formidabili ed operosi di una Sicilia profondamente contadina ed operaia, viene fuori il presente nostro, dimentico oggigiorno di ciò che siamo stati.
La crescita e la maturazione del giovane Orazio Triolo è tutta da collocare in questo periodo che il grande architetto Renzo Piano ha definito come il periodo per eccellenza “dell’ascensore sociale”: i figli della povera gente sono diventati dottori, avvocati, professori, ingegneri o architetti, sacerdoti … e molto altro.
In quel periodo nelle nostre famiglie il pane si guadagnava a prezzo di grandi sacrifici e perciò non lo si buttava mai. E insieme al pane c’era la comunità, il senso della famiglia e tutti siamo cresciuti con pochi traumi. Padre Orazio aveva due fratelli: Saro che lavorava al 118 e Antonino all’aeroporto di Catania; Anna Maria, la sorella, ematologa.
La vocazione di padre Orazio Triolo
E’ stato detto che nessuno si fa da sé e il nostro ha la grande fortuna di incontrare un’altra grande famiglia, dove veramente rinasce e si forma. La famiglia degli Scout di Acireale Primo, con padre Romano, grande assistente domenicano, con il già Preside Alfonso Sciacca, allora suo capo reparto e con tutti gli altri ragazzi provenienti dalle diverse famiglie acesi, di ogni estrazione sociale.
Ciò che c’era nel suo cuore si manifestò meglio ed ebbe dentro quella prima comunità educante quasi una folgorazione che lo portò ad intraprendere un nuovo cammino, per diventare un frate domenicano.
Padre Orazio Triolo ebbe nella sua esistenza, come tutti noi, di vivere gli anni della primavera della Chiesa, rappresentata da quell’evento straordinario che fu il Concilio Vaticano II.
La voce profetica della Chiesa che ritorna al Vangelo e all’essenziale, fu ascoltata da fra’ Orazio. E tra Acireale e Linguaglossa nascono fermenti, gruppi e segni nuovi, come il gruppo MANU, autentico laboratorio di esperienze che a tutt’oggi, aspetta di essere raccontato. E se quell’esperienza ebbe anche una fine, tuttora persiste ed arde come fuoco sotto la cenere, nelle vite dei protagonisti di allora.
La morte di padre Orazio, a mio modestissimo parere, chiama in causa tutti gli amici di allora, non soltanto a prendere carta e penna. Ma, principalmente, a diventare una vivente memoria memorante.
Le crisi di oggi e le ferite che sanguinano ancora aspettano non soltanto di essere raccontate e sanate. Esigono anche una responsabilità da vivere e da testimoniare!
Ci sono morti-vivi, come è vero che ci sono vivi-morti. C’è da scegliere da che parte stare!
Padre Orazio Triolo, frate domenicano tutto cuore
Padre Orazio Triolo nella sua esistenza ebbe altre vite, ma restò sempre quello che era diventato per grazia di Dio e per suo intimo convincimento: un frate domenicano.
Il vescovo del tempo, mons. Giuseppe Malandrino, d’intesa con il priore provinciale fra’ Vincenzo Romano O.P., lo nominò parroco della Comunità parrocchiale “Sacro Cuore” di Solicchiata. A motivo del suo grande zelo sacerdotale e per la sua cultura tipicamente cristiano – popolare, di Chiesa – popolo di Dio in cammino, che vive tra le case e condivide le gioie e le speranze, i dolori e gli affanni degli uomini d’oggi.
Nel 1999, per un anno circa svolse il suo ministero anche nella comunità parrocchiale “Maria SS. del Rosario” in Passopisciaro. Nel 2005 venne incardinato nella diocesi di Acireale da Mons. Pio Vittorio Vigo, come presbitero diocesano.
Padre Orazio svolse il suo ministero di parroco, restando nell’anima e nelle scelte di ogni giorno un frate domenicano tutto cuore. Intensamente innamorato del suo essere sacerdote, sempre disponibile quando chiamato a collaborare.
Il fratello Saro, ha detto queste testuali parole: “mio fratello, a Solicchiata, è stato un ‘parroco di campagna’ che al di sopra di tutto metteva l’amicizia, la semplicità, la bontà e la schiettezza”. A lui il mondo delle carte, dei registri era molto distante e lo affaticava! Si muoveva agilmente nel mondo degli uomini e delle donne semplici e rifuggiva da ogni, benché minima, doppiezza.
Il suo passaggio e il suo ricordo ci spronano a perforare o a demolire i muri della mediocrità.
E a restare sempre piccoli testimoniando anche le cose grandi!
don Orazio Barbarino
Arciprete di Linguaglossa