Cade, con le dimissioni del primo ministro Liz Truss il governo più breve della storia del Regno Unito, l’ultimo governo appartenuto al regno della regina Elisabetta II. Ricordiamo che già nel luglio scorso anche l’ex capo del partito dei “tory”, Boris Johnson, decise di dimettersi dalla carica di primo ministro. Per la terza volta di fila viene nominato un primo ministro senza ricorrere alle elezioni: Rishi Sunak.
Regno Unito / Liz Truss e il suo mandato turbolento
Un mandato parecchio turbolento, quello di Mary Elizabeth Truss, che si è ritrovata alla guida di un paese in crisi. L’estate che ha preceduto il governo Truss è stata, infatti, teatro dei maggiori scioperi degli ultimi anni. Ad agosto lo sciopero dei mezzi teneva paralizzata l’intera rete dei trasporti londinesi. Per 8 giorni il porto di Felixstowe, il più grande scalo del Regno Unito, ha visto migliaia di lavoratori chiedere un aumento del salario. Lavoratori che hanno avuto come risposta un invito, da parte dell’erede della lady di ferro, di “tornare a lavorare”. Davanti all’inflazione, che a Luglio 2022 superava il 10%, al “problema” delle immigrazioni, e all’aumento delle tasse per l’energia, le politiche dell’ex premier inglese si sono rivelate totalmente inadeguate.
Liz Truss / Cosa non ha funzionato
“Il cambiamento spaventa sempre […] ma dobbiamo cambiare, e lo status quo non è un’opzione”. Così rispondeva l’ex primo ministro inglese, in un’intervista fatta al “The Telegraph”, alle critiche riguardo al taglio delle tasse per i più ricchi. La risposta dei mercati finanziari, che hanno subito previsto un aumento del debito pubblico, all’eliminazione dell’aliquota fiscale massima al 45% per chi ha un reddito superiore a 150 mila sterline annue, è stata estremamente negativa. Il valore della sterlina era crollato e persino la Banca d’Inghilterra si è trovata costretta ad acquistare titoli di stato per farne risalire il prezzo.
Data la situazione dei mercati e l’invito da parte del Fondo monetario internazionale a ripensare a un nuovo piano finanziario, dieci giorni dopo l’annuncio, l’ex cancelliere dello scacchiere Kwasi Kwarteng ha preso la decisione di abbandonare il nuovo pacchetto finanziario. La stessa Liz Truss, alla BBC, si è dichiarata dispiaciuta per gli errori commessi. Le scuse e la decisione di sostituire Kwasi Kwarteng con Jeremy Hunt non sono bastate a risollevare l’opinione pubblica nei confronti dell’ex primo ministro.
Liz Truss / Dimissioni per il primo ministro inglese
“Sono entrata in carica in un momento di grande instabilità economica e internazionale […] riconosco, però, data la situazione, che non posso adempiere al mandato per cui sono stata eletta dal partito dei Conservatori”. Con queste parole, dopo la perdita della maggioranza, Liz Truss rassegna le proprie dimissioni e pone fine al mandato più breve della storia britannica come primo ministro inglese. I cittadini e l’opposizione chiedono un ritorno alle urne. I conservatori, però, decidono di nominare il nuovo premier senza ricorrere a delle elezioni.
Rishi Sunak / Cambio della guardia a Downing street
A salire al vertice di Downing Street è Rishi Sunak, che diventa il primo premier di colore, di origini indiane e di religione induista della storia del Regno Unito. Già sottosegretario parlamentare durante il secondo governo di Theresa May e cancelliere dello scacchiere durante il mandato di Boris Johnson, il nuovo premier ha deciso di sostituire due terzi dei ministri del governo Truss. Tra i riconfermati anche Jeremy Hunt che, con l’annullamento dei tagli fiscali previsti dal governo Truss, è riuscito, in parte, a rimediare al caos finanziario scaturito dalle politiche dell’ex primo ministro. Passo indietro anche per quanto riguarda le politiche della Brexit. Il nuovo premier inglese, durante la corsa per la candidatura contro Liz Truss, aveva promesso la creazione di una “Brexit delivery unit”.
In uno dei video per la campagna elettorale, Rishi Sunak distrusse dei fogli a rappresentanza delle leggi dell’Unione Europea con “l’inno alla gioia” in sottofondo. Ad oggi però non vi è nessun piano per la creazione dell’unità. Non viene, inoltre, nominato nessun “ministro delle opportunità Brexit” come fatto in precedenza da Boris Johnson. Un compito arduo quello del nuovo primo ministro, che si ritrova a governare un partito conservatore diviso. Un partito che per la prima volta negli ultimi anni non riesce a ottenere, come si evince dai sondaggi, il sostegno dei cittadini. Inoltre, la nomina del terzo primo ministro di fila senza elezioni non è stata vista bene dai cittadini e dal partito d’opposizione. Per molti è necessario un ritorno alle urne. Non ci resta che aspettare e vedere se, come dice Sunak, riuscirà a “rimediare agli errori fatti in precedenza”.
Francesco Guglielmino