Riprendiamo, sempre con il supporto del nostro ing. Nino Ortolani, la rubrica dedicata alle riflessioni spirituali e scientifiche. È passato qualche anno, a causa della pandemia e di altri problemi contingenti, ma il nostro amico è sempre una fonte inesauribile di spunti interessanti su cui soffermarsi. Questa volta, senza entrare nelle varie polemiche da cui anche i “social” sono ampiamente influenzati in questo periodo, egli ci invita a riscoprire quali sono le nostre “vere” tradizioni.
“Dolcetti o scherzetti?” Con questa frase, un gruppetto di ragazzini di scuola elementare, si è presentato alla cassiera di un negozio. Erano stati truccati in mondo da fare spaventare, chi col mantello nero per sembrare un fantasma, altri con maglietta riportante lo scheletro: “La maestra ci ha detto che è la festa tanto diffusa negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone”. Così, passando da un negozio all’altro, raccoglievano dolci e caramelle. Una festa tenebrosa che per omologarsi e apparire moderni vuole cancellare quella che dalle nostre parti, e nei paesi di lingua spagnola, è la “festa di tutti i Santi”. In questo giorno la Chiesa ci ricorda che “in Cielo si trovano oltre ai Santi riportati nel calendario tutti i cari parenti defunti che già godono della visione beatifica”: vedono il “Padre eterno” faccia a faccia. Quelli poi che hanno da “scontare” qualche colpa sono ricordati il due novembre: commemorazione dei defunti. In questo giorno i bambini, e non solo, trovavano dei regali. Erano “i morti”, persone care che sono in “Cielo”, che ci vogliono bene e si ricordano di noi con affetto: non importa se commemorati il giorno uno o il due novembre.
Giorni di mestizia per i grandi e di gioia per i piccoli
Sono giorni di gioia, col cuore a pezzi per i grandi che non possono colmare il vuoto lasciato di “chi è in Cielo” e col frastuono dei piccoli che si divertono con i giocattoli nuovi. In questi giorni la nostra tradizione popolare offre il meglio della produzione pasticciera: “nucatuli, ’nsuddi, ecc.”. La Chiesa, poi, invita a pregare per i defunti concedendo un “regalo” per chi si reca al cimitero: l’indulgenza plenaria da mettere “nel conto corrente” delle anime del purgatorio. Parole misteriose che vale la pena farsi spiegare da un sacerdote con cui confessarsi: questa, infatti, è una delle condizioni per ottenere “l’indulgenza plenaria”.
Nino Ortolani