Rave party / Come il governo decide di vietare i raduni

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Il Governo emana una sanzione per vietare rave party: illegali i raduni con più di 50 persone che possano mettere in pericolo l’ordine pubblico. Il decreto è stato stabilito il giorno dopo il 31 ottobre 2022, vigilia di Ognissanti o, per tanti, serata di “Halloween”. A causa di un rave party illegale a Modena più di 3000 persone avevano occupato un edificio privato. L’obiettivo era di far durare il rave party 3 giorni, ma le autorità hanno sgomberato il posto prima.

Rave Party / Ecco le sanzioni e perchè

Il governo ha voluto introdurre un nuovo reato del codice penale, creato ad hoc per queste situazioni: il 434 bis. L’articolo è previsto per “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. I raduni con più di 50 persone e confisca di proprietà private sono considerati dunque come fonte di possibili minacce all’ordine e alla salute.

Con l’introduzione di questo nuovo reato, oltre a diventare obbligatoria la confisca di casse e impianti audio, per l’articolo 240 del codice penale che prevede la requisizioni di strumenti “destinati a commettere il reato”. Chi partecipa e organizza un rave rischia una sanzione da 1.000 a 10 mila euro o dai 3 ai 6 anni di carcere. L’introduzione del nuovo reato ha quindi lo scopo di tutelare l’ordine pubblico, con l’auspicio che il nuovo reato possa frenare futuri raduni e danni in Italia.

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Rave party / Cosa dicono le opposizioni sui raduni vietati

Molti esponenti dell’opposizione si chiedono se il nuovo decreto non possa essere applicato per altri eventi, minando in questo modo la libertà dei cittadini, come ad esempio le manifestazioni di sindacati, operai e studenti.

Sulla questione, è arrivata una precisione del Viminale: “La norma anti-rave illegali interessa una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo per la salute e per impedire un divertimento illegale. Una norma che non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà di manifestazione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle istituzioni”.

Chiara Iannizzotto

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