Twitter / L’acquisizione di Elon Musk tra controversie e critiche

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Twitter acquisizione Musk

Dopo lunghi mesi di tira e molla, lo scorso 27 Ottobre si sono concluse le trattative per l’acquisizione di Twitter da parte del magnate Elon Musk. Nell’ultimo mese però, le critiche e le controversie legate al business model del CEO di Tesla per la gestione del social sono aumentate sempre di più. Per alcuni, addirittura, l’acquisizione porterà alla chiusura definitiva del social americano; qualche giorno fa, l’hashtag #riptwitter era primo in tendenza. Allo stesso tempo però, secondo Musk, le nuove iscrizioni a Twitter sarebbero ai massimi storici al momento. Ma partiamo dal principio.

Twitter /  La prima proposta d’acquisto

L’interesse del tycoon inizia a farsi notare a Gennaio 2022, mese in cui incomincia ad acquistare titoli di Twitter. A fine Marzo l’imprenditore, in una serie di tweet provocatori, aveva chiesto ai suoi follower se secondo loro Twitter garantisse veramente la libertà di parola. Il 4 Aprile, infatti, Elon Musk annuncia di avere acquisito il 9,2% delle quote aziendali, cosa che lo rende azionista di maggioranza. Non è quindi un caso che il giorno dopo, Twitter stesso proponga a Musk di entrare a far parte del consiglio d’amministrazione d’azienda. L’effettiva entrata del creatore della Tesla, infatti, gli avrebbe impedito di acquisire più del 14,9% delle quote aziendali e di parlare in pubblico della compagnia.

Il 13 Aprile 2022, Elon Musk, in una lettera inviata al presidente del consiglio d’amministrazione di Twitter, Bret Taylor, fa una proposta del valore di 44 miliardi di dollari per l’acquisizione del social. Nella lettera, il multimiliardario espone le sue critiche riguardo lo stato del social network. In particolare sottolinea come l’amministrazione non sia stata in grado di realizzare il vero potenziale di Twitter: essere una piattaforma che possa garantire la libertà di parola in tutto il mondo. Nonostante l’iniziale riluttanza del consiglio d’amministrazione, che attraverso diversi meccanismi societari prova ad incrementare il costo necessario per l’acquisizione, a fine Aprile la proposta di Musk viene accettata.

Twitter vs Elon Musk 

I primi ripensamenti riguardo l’acquisizione avvengono a Giugno, quando l’avvocato di Elon Musk manda una lettera al consiglio d’amministrazione di Twitter. Nella lettera, che segue il rifiuto da parte di Twitter di fornire i dati relativi a bot e account falsi a Elon Musk, l’imprenditore sudafricano minaccia di terminare gli accordi riguardo l’acquisizione. Nonostante però i dati vengano forniti, il mese successivo Elon Musk decide di chiudere gli accordi e annullare la proposta di acquisizione. Secondo il tycoon, infatti, Twitter avrebbe mentito sul numero di bot e account falsi per ottenere un’offerta superiore al valore effettivo della compagnia.

Elon Musk Twitter

Il 12 Luglio, Twitter decide di avviare una causa contro il magnate. Secondo gli accordi, infatti, Elon Musk avrebbe dovuto pagare una penale del valore di 1 miliardo di dollari se avesse deciso di ritirarsi dalle trattative. È quindi con l’ennesima lettera che l’imprenditore sudafricano si dichiara ancora disponibile per l’acquisizione di Twitter alla stessa cifra pattuita all’inizio. Il 27 Ottobre l’acquisizione viene completata e Elon Musk diventa il nuovo il nuovo CEO di Twitter sciogliendo definitivamente il vecchio consiglio d’amministrazione. Con l’acquisizione, Twitter, che dal 2013 è un’azienda pubblica, ritorna ad essere una compagnia privata.

Esodo di inserzionisti e licenziamento di massa

Le prime polemiche arrivano giorno 4 Novembre, quando incominciano i licenziamenti di massa del vecchio personale. Licenziamenti che, secondo il nuovo CEO di Twitter, sono necessari. Lo stesso Musk, in una serie di interviste, ha precisato che Twitter, a seguito dell’acquisizione, stesse perdendo circa 4 milioni di dollari al giorno. Molti dei precedenti inserzionisti avevano, infatti, deciso di ritirare i propri investimenti in risposta alle nuove politiche riguardo la censura sul social introdotte da Elon Musk.

Non è stato d’aiuto l’ultimatum di Elon Musk ai dipendenti, nel quale il CEO chiedeva una dedizione “extremely hardcore” in modo da realizzare la sua visione di Twitter. La risposta dei dipendenti ovviamente è stata negativa. Il giorno dopo, infatti, in centinaia hanno deciso di dare le dimissioni; secondo alcuni giornali statunitensi meno di 2000 impiegati erano rimasti in azienda. Perfino la sede europea di Twitter a Bruxelles decide di chiudere i battenti. Non è quindi un caso che gli uffici di Twitter siano rimasti chiusi fino al 21 Novembre.

Twitter vs Apple

Tra i principali inserzionisti di Twitter vi è Apple. Nelle ultime settimane però i rapporti tra l’azienda di Cupertino e Elon Musk si sono fatti sempre più complicati. In una serie tweet, il nuovo CEO del social ha espresso il suo disappunto riguardo il ritiro delle pubblicità da parte della multinazionale. Secondo l’imprenditore sudafricano, Apple sta minacciando di bloccare l’applicazione di Twitter su Apple store. Ovviamente stiamo parlando di dati che comprendono solo le ultime settimane. Ne va da sé che ancora non si può parlare di un totale ritiro di Apple dalla rosa degli inserzionisti.

Solo qualche giorno fa Tim Cook, amministratore delegato di Apple, ha invitato Elon Musk a visitare il quartier generale dell’azienda di Cupertino. A seguito della visita tramite gli ennesimi tweet, il creatore di “SpaceX” si dice contento di aver risolto il malinteso che si era creato tra Apple e Twitter e conferma che la prima gli ha assicurato che non è mai stato nelle sue intenzioni rimuovere il social dall’app store di Apple.

Twitter / La reazione degli utenti dopo l’acquisizione 

Sicuramente la decisione che ha più indispettito sia gli utenti che i dipendenti di Twitter è stata quella di riabilitare tutti gli account che erano stati sospesi per violazione delle vecchie linee guida del social, primo fra tutti l’ex presidente USA Donald Trump. Decisione che è stata ampiamente appoggiata da figure della destra americana che hanno visto un aumento di followers dall’acquisizione e che si sono sempre scontrate con le linee guida di twitter, che secondo loro minavano la libertà di parola e andavano in contro al cosiddetto “politicamente corretto”.

Tantissime, invece, le celebrità che hanno deciso di abbandonare il social dei cinguettii o che hanno dichiarato di aspettare un’alternativa. Non sono mancate nemmeno le critiche degli account di attivisti di sinistra, che accusano il tycoon sudafricano di favorire gli account di destra e l’odio online nei confronti delle minoranze. A queste accuse Musk ha risposto che Twitter dovrebbe essere un luogo neutrale dove garantire un dibattito civile. Inoltre assicura che delle regole, meno vincolanti di quelle precedenti, verranno comunque applicate. A tal proposito, è notizia delle ultime ore la sospensione dell’account del rapper Kanye West a seguito di alcuni tweet in cui elogiava Hitler.

Libertà di parola e social: qual è il limite

Qual è il rischio della politica di Musk? Se è indubbio che garantire la totale libertà di parola sia importante, sarebbe ingenuo non andare a considerare tutti i meccanismi che potrebbero innescarsi sui social. Non è un caso che dopo l’acquisizione, il Washington Post abbia notato un aumento di tweet pro-nazismo, misogini e contro la comunità LGBTQ+. Lasciare la totale libertà agli utenti potrebbe favorire pratiche di “hate speech” che già dominano tutti i social e che potrebbero peggiorare se si andassero ad eliminare tutte le regole che servono a mantenere l’ambiente online sicuro. Senza considerare poi l’impatto che avrebbe sul cyberbullismo; secondo i dati delle Nazioni Unite oggi tra il 5% e il 20% di minori ha avuto esperienze del genere.

Riuscire ad assicurare la libertà di parola ai propri utenti è sicuramente necessario per poter garantire e mandare avanti gli ideali di democrazia online. Allo stesso tempo però, dovremmo ricordare che le stesse regole che ci insegnano da bambini riguardo l’uso di certe parole e modi offensivi dovrebbero essere rispettate anche sui social. Evitare di riferirsi a persone, situazioni e contesti utilizzando certi termini e toni non vuol dire minacciare la libertà di parola. Non si tratta nemmeno di “politicamente corretto” ma semplicemente di educazione e rispetto verso il prossimo.

Francesco Guglielmino 

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