Culture / Educazione e insegnamento secondo la tradizione ebraica (parte 1)

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seder tradizione ebraica

Educazione ed insegnamento hanno significati rigogliosi secondo la prospettiva e la tradizione ebraica. I giudei sono stati sempre una comunità pedagogica che giunse, fin dalla pre-cristianità, a produrre un sistema educativo davvero originale le cui fondamenta sono ancorate nella Torah, nella famiglia, nel valore dello studio. L’ebraismo contiene valori etici universali che l’ebreo sa ricondurre a Dio, il Pedagogo per eccellenza. Infatti sta scritto «Se il Signore non costruisce la casa invano vi faticano i costruttori» (Sal 126,1). Prima di spiegare i principi e le prospettive giudaiche, si può illustrare l’etimologia del lessico che esprimono la realtà educativa.

Educazione ed insegnamento secondo la tradizione ebraica: il significato di alcune parole usate 

Il termine maestro (moreh) viene dalla radice yrh. Riguarda l’atto l’insegnare qualcosa a qualcheduno, l’istruire, il concepire, il ‘dare alla luce’, il comunicare le proprie conoscenze. La radice yrh è la medesima della parola Torah (dottrina o insegnamento per eccellenza), dunque si può dedurre che il fine più alto di ogni maestro, in senso generale, sarebbe quello di condurre verso il Divino. Il maestro svolge un lavoro maieutico simile a quello dei genitori (horim) verso i figli (banim), termine che richiama il costruire (bonim).

Vi sono altri due termini che richiamano alla mente il lavoro svolto dell’educatore: il verbo lmd, che potrebbe tradursi come insegnare-apprendere, oppure il verbo chnkh, che potremmo tradurre come educare, utilizzato anche per dedicare un tempio. Le parole appena citate suggeriscono questa immagine metaforica profonda: l’opera educativa permette di costruire il tempio dello spirito, l’identità intima della persona. L’educatore, infatti, aiuta a crescere colui che gli è stato affidato (ovvero l’educando) nel proprio sviluppo per- sonale: tale concezione supera ogni tecnicismo applicato al campo pedagogico. Educare, infatti, non vuol dire applicare tecniche ma ‘far proseguire’ la crescita umana dell’educando.

Educazione ed insegnamento secondo la tradizione ebraica: alcuni principi pedagogici

Seder Tales tradizione ebraica
Un’immagine del tradizionale Seder di Pesach

Nel corso del tempo l’ebraismo è arrivato a meglio esplicitare i propri insegnamenti e una propria pedagogia alla luce della Torah, del Talmud, dei Pirqè Avoth, del Seder di Pesach. Tra i principi pedagogici ebraici si può ritrovare una concordanza biblica. È come quando una strada ha sempre per sfondo il cielo: sia che sia nuvoloso, sia che sia nitido, sia che sia soleggiato, sia che sia illuminato tramonto, ecc. Il cammino educativo ebraico prende avvio dallo Shema‘ Jisra ’el. In questa preghiera vi sono alcuni inviti, rivolti all’ebreo in preghiera, espressi con i verbi ‘ascoltare’, ‘insegnare’, ‘custodire’. Ascoltare vuol dire accogliere nel cuore non solo la Parola di Dio, ma anche le parole umane.

Dall’ascolto delle umane parole si può imparare molto: «senza la parola (davar) e l’ascolto saremmo condannati al deserto (midbar) del vuoto dei rapporti» (cit. A spasso tra le lettere ebraiche. Suggerimenti di un’educatrice di Miriam Cimnaghi). Ascoltare è considerato pedagogico perché è l’inizio di molteplici scenari e l’inizio della conoscenza, dell’agire, della comprensione e della relazione umana. L’apertura all’ascolto rende possibile il custodire nel cuore, il fare memoria: se faccio mio quel ricordo, lo interiorizzo, posso riattualizzarlo. Ricordando la mia storia personale sono facilitato nella comprensione di essa: il ricordo – presente come precetto nell’ebraismo – viene ad assumere un’importanza pedagogica perché il passato, carico anche delle sue tensioni, diventa palestra di vita e luogo di crescita. Il futuro, diceva Rabbi Nachaman, appartiene a coloro che hanno più memoria perché è sul passato che si può edificare. (continua)

Riccardo Naty

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