Avvento, dal lat. Advèntus, venuta; Advenire, venire, è’ il tempo liturgico che precede e prepara alla venuta di Gesù Cristo. La Liturgia del Tempo di Avvento, che si esplica nelle quattro Domeniche che precedono la Solennità del Natale, accompagna i fedeli in questo cammino esortandoli a ridestare la propria fede.
“E’ ormai tempo di svegliarvi dal sonno, scrive s. Paolo nella Lettera ai Romani. Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce “, “Rivestitevi di Gesù Cristo”.
Il tempo di Avvento ci ricorda della necessità della conversione del cuore, gettare via ciò che non è verità per rivestirsi di Gesù Cristo, rivestirsi cioè dell’amore di Dio.
Ci invita a raddrizzare i sentieri del cuore, ad abbassare le valli dell’orgoglio, ad avere gli stessi sentimenti gli uni verso gli altri sull’esempio di Gesù, vivendo la pace e l’accoglienza reciproca.
Il Tempo di Avvento esorta a risvegliarci da una vita cristiana che spesso si trascina nel tram tram dell’abitudine per ridestare lo stupore e la meraviglia dell’attesa.
L’Avvento ci educa a valorizzare la bellezza dell’attesa nel suo significato cristiano, nel senso di essere tesi, orientati verso Gesù Cristo, unico fine e senso della vita.
L’Avvento prepara all’incontro con Gesù
Un’ attesa quindi operosa nella carità e resa desta con la preghiera, con l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, la partecipazione ai Sacramenti. Per giungere al Natale con la consapevolezza della bellezza di questo incontro con Gesù che viene a visitare il suo popolo. Che viene ad abitare nel nostro cuore.
In un contesto sociale in cui si vive il frastuono e la fretta del “subito”, il tempo di Avvento ci ricorda che il fine del nostro pellegrinare sulla terra è l’ incontro con l’Amore, con Dio Padre. E come ogni incontro di amore va atteso e preparato.
Siamo portati spesso a preparare l’esteriorità del Natale: addobbi natalizi, luci regali e altro. Cose belle senza dubbio, ma tutto questo deve essere il riflesso dell’attesa gioiosa che si vive nel cuore.
Non si prepara una festa con addobbi, dimenticando il festeggiato.
L’Avvento dunque, ci incammina verso la contemplazione del mistero dell’Incarnazione di Gesù Cristo, ricordandoci che Dio è Dio con noi. Si è fatto cioè uomo in Gesù Cristo per camminare insieme ad ogni uomo e non lasciarlo mai da solo.
L’Avvento ci prepara a comprendere il mistero dell’Incarnazione di Gesù Cristo
Cosa significa? Nel Catechismo della Chiesa Cattolica si legge che la Chiesa chiama Incarnazione il fatto che il Figlio di Dio abbia assunto una natura umana per realizzare in essa la nostra salvezza. La Chiesa canta il Mistero dell’Incarnazione nell’inno che si legge nella lettera ai Filippesi di San Paolo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini, apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” ( Fil 2,5 – 8 ).
La fede nella reale Incarnazione del Figlio di Dio è il segno distintivo della fede cristiana: “Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio”. (1 Gv 4,2 ). E’ la gioiosa convinzione della Chiesa sin dal suo inizio.
Nel Credo la Chiesa professa che il Verbo per noi e per la nostra salvezza discese dal cielo; per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.
Si è fatto uomo in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.
Il Verbo si è incarnato per salvarci e riconciliarci con Dio Padre: “Dio ha tanto amato il mondo da mandare suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati”. (1 Gv 4,10 ).
Il Verbo si è fatto uomo perché l’uomo conoscesse il suo amore; si è fatto uomo per essere il nostro modello di santità. Il Verbo si è fatto uomo perché partecipassimo alla natura divina e in Gesù diventare figli di Dio; si arriva a Dio per mezzo di Gesù. Si è fatto uomo per essere il Dio con noi.
Un mistero di amore infinito di Dio di cui si può soltanto intravedere il suo riflesso.
San Francesco e il presepe di Greccio
San Francesco di Assisi, il santo che ha contemplato l’umanità di Cristo, sentì il bisogno di raffigurare simbolicamente il mistero del Natale, realizzando così il Presepe a Grecciio proprio perchè i simboli nella Liturgia sono importanti e ci aiutano a riflettere sul mistero di Dio con stupore e meraviglia.
“La bellezza come la verità, genera sempre stupore, e, quando sono riferite al mistero di Dio porta all’adorazione”, scrive Papa Francesco nella Lettera apostolica della formazione liturgica del popolo di Dio “Desiderio desideravi”.
E se ci si pone davanti al Presepe in clima di preghiera con lo sguardo pieno di stupore, ci si potrà sentire meglio accarezzati dalla tenerezza di Dio.
Davanti al Presepe ci si ricorda che L’Amore ha accolto l’umanità per camminare con noi sulle strade della vita.
L’Amore cammina con noi sulle strade a volte strette, a volte in penombra, altre volte assolate. Cammina con noi lungo i crocicchi inscrutabili del cuore dove ci si assopisce e si giace, stanchi e demotivati. Lungo i crocevia dubbiosi delle scelte da fare, spesso rimandate ad un domani incerto.
Cammina con noi sui sentieri bagnati da lacrime solitarie, spesso non asciugate da nessuno. Lacrime che scendono invisibili a volte anche ai nostri occhi.
Cammina insieme agli erranti, i senza dimora che nelle notti fredde giacciono nelle periferie in nome forse, di una libertà sognata o per un’indifferenza umana, ancora da sanare.
Cammina lungo le piazze dei quartieri, dei paesi, delle città, delle chiese dove spesso l’unità è frustrata dalla separazione, dalla discordia. E la pace e la fratellanza annunciate dal Vangelo, sono solo una meta ancora da raggiungere.
Il Dio della storia scende nella storia di ogni uomo per dirgli che non è solo. Non è solo a camminare nei giorni grigi e cupi del tempo, e non è solo a lottare contro le avversità incomprensibili della fragilità umana. Non è mai solo nei giorni nostalgici vissuti dietro una finestra che sembra mai aprirsi su quell’orizzonte luminoso che s’intravede a squarci.
Il Dio della gioia è con noi per rivelarci la sua gioia:la gioia di un amore che si dona all’uomo gratuitamente, solo perché lo ama. La gioia di sentirsi accolti, perdonati, sanati dalla sua misericordia.
L’Avvento ci guida all’incontro con il presepe
Guardando il Presepe si scorge la bellezza dell’amore di Maria e di Giuseppe intorno all’Amore, che sembra ricordarci che l’Amore è bellezza. Guardando il Presepe, si tocca la tenerezza di Maria e Giuseppe. Ricordandoci che Dio è il Dio della tenerezza che ci prende per mano nei giorni dubbiosi. Ci accarezza nei momenti più tristi, ci stringe tra le sue braccia nel tempo dei nostri ritorni da quel paese lontano.
Contemplando il Presepe s’impara che tutta la Creazione è accolta dal Dio che scende tra noi: il bue, l’asinello, i cagnolini, le pecorelle, il gregge dei pastori, il canto degli uccellini, la luna, il sole, le stelle. Tutto questo attorno al Presepe ci ricorda che il Creato e ogni creatura cantano le lodi al Dio Creatore che viene ad abitare con noi. E tutto questo ci ricorda che siamo tutti fratelli in Gesù, in quell’armonia universale creata da Dio.
Dio, nel mistero dell’Incarnazione, in Gesù bambino si rende visibile all’umanità ferita dal peccato, affinchè si riaccenda in lei la speranza. La speranza di un amore eterno senza fine, capace di varcare il limite del tempo e dello spazio.
L’Amore incontra l’uomo affinchè l’uomo possa incontrare l’Amore. L’Amore accoglie l’umanità, affinchè l’umanità possa accogliere l’Amore lungo le strade del mondo perché :“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” ( Gv 1,14 ).
Letizia Franzone