Come ogni anno il mese di dicembre è tutto un susseguirsi di proponimenti, di iniziative, di appuntamenti, tutti importanti e direi proprio indispensabili. Si presenta, però, un piccolo problema: il tempo. Pare infatti, che esso non sia mai sufficiente. E non solo!
Vuoi perché è l’ultimo dell’anno, è percezione comune che dicembre sembri corto e che passi in un baleno quasi come un batter di ciglia. È tempo di correre e di assicurarsi di essere sempre tra i primi della fila, per non essere lasciati fuori dalla porta e per non sentirsi, prima esclusi e, poi, anche in colpa!
Le grandi industrie, con seducenti ammiccamenti, hanno da tempo preso di mira le feste natalizie, offrendo a tutti “a buon mercato” la possibilità di acquistare regali di ogni tipo e a qualunque parte del globo, ma soprattutto emozioni che tentano di cicatrizzare le immancabili delusioni della vita.
Portalettere e corrieri corrono su e giù per le strade e, qualche volta, dribblano anche ogni tipo di ostacolo, pur di arrivare in tempo a fare le consegne.
Un altro Natale… che sia la festa con il festeggiato!
Se per alcuni, dunque, vige il tempo della frenesia e della più spinta socialità (digitale)…tempi duri invece spettano a tutti quelli che sono soli. Il peso della loro solitudine si raddoppia in questo periodo. Le feste generalmente sono un potentissimo moltiplicatore di sentimenti e di emozioni; ma quella di Natale, nel nostro Occidente opulento ed onnivoro, lo è in maniera del tutto ossessiva. Chi sta bene, automaticamente si sentirà meglio e chi sta male, si sentirà peggio.
La festa c’è, addobbi di ogni tipo, luci, musiche riecheggiano in ogni angolo di strada. Ma c’è una cosa che non si percepisce… è una festa senza il festeggiato. Si parla, sì di Natale, ma non si dice mai di chi è!
Quelle luci sapientemente pensate con le musiche giuste sono per gli oggetti simbolo, tutti scintillanti, destinati alla fortunatissima platea degli acquirenti!
Non sono doni, certamente, destinati al Bambino Gesù, come fecero, un tempo, i re magi, che partirono da molto lontano, avvertiti da una misteriosa stella, che apparve al loro orizzonte.
Né per altro si consiglia di intraprendere quel mirabile, misterioso e, nello stesso tempo, sconvolgente viaggio, descritto da T.S. Eliot nella splendida omonima poesia del 1927.
Non sia mai! E’ tempo, soltanto, di regali, di esotici regali riservati per quelli della stessa cerchia, troppi stanchi a causa del logorio della vita moderna.
E’ così da tempo, secondo, copione che si ripete ad arte, di in anno in anno.
C’è un altro Natale
C’è, poi un altro Natale ed esiste!
Per quanti fanno questa gioiosa scoperta, è una festa bellissima, nella quotidianità della vita stessa, senza chiedere sconti speciali. È una rinascita insperata, una rivoluzione silenziosa ed eloquente dell’esistenza; tra due libertà: tra quella mia e quella di un Dio che abbassandosi scandalosamente fino a me, si è fatto bambino, per farmi dono della sua divina piccolezza, di una amicizia senza secondi fini.
Mi vengono in mente le parole di Edith Stein e me le tengo ben strette: “non accettare nulla come verità che sia priva di amore”.
L’amore è un evento che non scaturisce da nessuna legge scritta, ma da una esistenza che chiede l’assoluta gratuità dell’incontro. Così come lo fu, per esempio, per Francesco d’Assisi che si sentì conquistato da Colui che, da ricco che era, si fece povero e piccolo e che in San Damiano gli parlò e gli disse: “… Francesco, ripara per me la mia casa”.
Anche per noi, da Assisi o da Greccio, o da qualche altro sperduto paese della terra, si tratta di ripetere la stessa sorprendente avventura, dove fratelli e sorelle, vivendo realmente la vita, in una lettura “sine glossa” del Vangelo, ne sanno sperimentare la bellezza e la gioia.
Giuseppe Dossetti, in una conversazione del 21 giugno 1996, dal titolo: “Vangelo, Salmi e Storia”, a pochi mesi prima della sua morte, ebbe a dire: “I preti e i laici senza differenze, s’immergono nel Vangelo. Lo dico con una particolarissima e specifica insistenza, anche quantitativa: è necessario leggerlo, leggerlo, leggerlo … ascoltando il Vangelo così com’è; senza glossa, come diceva San Francesco, continuamente, in maniera che raschi il nostro cervello e ci plasmi anche lo spirito”.
Scoprire una nuova vita alla luce del vangelo
Si tratta, infatti, di guardare la vita con lo stupore di essere vivi, in un universo fiorente di germogli. Nel cuore del mondo e nel centro della vita Dio desidera sognare la vita con noi, mettendosi accanto a ciascuno di noi, come fece con i suoi discepoli di Emmaus, delusi e scoraggiati e li aiutò ad uscire dal circolo vizioso delle inutili recriminazioni e li rimise in gioco, facendo ardere nuovamente il loro cuore.
Padre Giovanni Vannucci che David Maria Turoldo considerava suo maestro oltreché amico, che con Don Milani permetteva a lui e a pochi altri di avvicinarlo nelle ore più cupe della malattia, che era chiamato da Ernesto Balducci l “il mandorlo solitario”, predicava: “il nostro tempo è un tempo aliturgico, senza liturgia. Non abbiamo né poesia, né canto non soltanto nella chiesa ma anche fuori della chiesa. Non abbiamo più la possibilità di esprimere la bellezza: i veri artisti credo siano fra gli uomini più crocifissi della nostra generazione”.
Allora celebrare il Natale significa unicamente sapere esprimere la bellezza con il magistero della vita nuova, così come Gesù lo ha fatto. Perché di Lui noi siamo discepoli: niente fotocopie e scimmiettature, nella trasformazione di tutto il reale in rapporti nuovi; anche inediti. Tu e non un altro sei un Alter Christus!
Don Orazio Barbarino
Arciprete di Linguaglossa