Lolita Lobosco, come Imma Tataranni, segna la differenza nella serialità Rai: donne forti, acute, brillanti, in prima linea nell’abitare i sentieri della giustizia, capaci di forzare alcuni stereotipi narrativi ricorrenti. Il punto Cnvf-Sir
“Le indagini di Lolita Lobosco” (su Rai Uno, dall’8 gennaio)
La prima stagione ha fatto il pieno di ascolti, sfondando la soglia del 30% di share su Rai Uno (oggigiorno una vera rarità). Parliamo della serie Rai “Le indagini di Lolita Lobosco”, adattamento dei romanzi di Gabriella Genisi. Una produzione targata Angelo Barbagallo (Bibi Film) e Luca Zingaretti (Zocotoco), con la regia di Luca Miniero, veterano della commedia cinematografica (suoi sono: “Benvenuti al Sud”, 2010; “Benvenuti al Nord”, 2012; “Un boss in salotto”, 2014; “Non c’è più religione”, 2016).
A vestire ancora una volta i panni del vicequestore barese Lolita Lobosco è una sempre brava Luisa Ranieri, che corona così un anno straordinario dopo la corsa agli Oscar con “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino, che le ha regalato anche il Nastro d’argento 2022 come migliore attrice non protagonista. Ranieri con grande fascino, acume e ironia torna a raccontare una donna quarantenne di oggi. Capofila in Polizia in un commissariato ad alta densità maschile, che però non rinuncia alla propria libertà e femminilità.
Lolita Lobosco, la storia
In questa seconda stagione Lolita Lobosco si troverà davanti una serie di sfide, lavorative, familiari e sentimentali. Anzitutto parte ufficialmente l’indagine sulla morte del padre, l’ormai appurato omicidio per mano di un mandante sconosciuto connesso alla malavita; accanto a lei, come sempre granitici, i colleghi Antonio Forte (Giovanni Ludeno) e Lello Esposito (Jacopo Cullin), come pure l’amica pm Marietta Carrozza (Bianca Nappi). Sul fronte privato, Lolita è incalzata dal fidanzato Danilo (Filippo Scicchitano), più giovane di lei, che le chiede di andare a vivere insieme, nonostante la donna conservi ancora delle resistenze, mentre la madre Nunzia (Lunetta Savino, fantastica!) si lancia insieme all’altra figlia Carmela (Giulia Fiume) nell’attività di un B&B e al contempo (ri)sperimenta l’amore superati i sessanta.
Prendendo le mosse da tre romanzi della Genisi – “Mare nero” (2016), “Dopo tanta nebbia” (2017) e “Lo scammaro avvelenato e altre ricette” (2022) – e da tre soggetti originali, su sceneggiatura di Daniela Gambaro e Massimo Reale, la seconda stagione della serie “Le indagini di Lolita Lobosco” marcia spedita a cavallo di più generi: crime-poliziesco, commedia di matrice familiare così come sentimentale.
Un racconto che mischia commedia, noir e azione
“Un racconto popolare – ha sottolineato il regista Miniero – che mischia commedia, noir, e azione. Ed esalta la natura inconsueta del personaggio che Luisa Ranieri ha saputo magistralmente interpretare. (…) L’ambientazione barese fa il resto, alla ricerca di un Sud cambiato, diverso (…). Un Sud fatto di donne coraggiose e moderne che uniscono l’anima e il calore a una dimensione molto diversa dal passato e dal cliché”.
La qualità narrativa della serie risiede, dunque, proprio in tali elementi. In primo luogo, nella forza del personaggio di Lolita Lobosco, trascinante, determinato e libero, che Ranieri fa brillare mettendosi in gioco in chiave espressiva e dialettale. Ancora, la serie beneficia di un cast rodato e compatto che anima la scena. Sorreggendo il racconto anche quando inciampa, qua e là, in raccordi prevedibili. Infine, l’ambientazione paesaggistica pugliese e la città di Bari ammantano il racconto di un’atmosfera speciale, elegante, che la regia di Miniero e la fotografia di Federico Angelucci esaltano con originalità. Nell’insieme, “Le indagini di Lolita Lobosco” risulta una serie convincente e accattivante, dal vivace andamento tra linea gialla e lampi di ironia brillante. Serie consigliabile, brillante, per dibattiti.
Sergio Perugini