Migranti, immigrato, profugo, rifugiato: cos’hanno in comune questi termini? In primis parliamo di persone. Di esseri umani. Al giorno d’oggi, tali denominazioni, vengono utilizzate molto frequentemente. Una percentuale di persone conosce le origini, il significato e le difficoltà che tali espressioni generano e ‘questa consapevolezza’ li porta a ragionare e a comportarsi in maniera intelligente. Ma non tutti posseggono questa caratteristica. Una parte continua volente o nolente a puntare sull’ignoranza. Generando continui pregiudizi.
Migranti / Immigrato o profugo?
Il ‘migrante’ e/o l‘immigrato’ è colui che decide di lasciare volontariamente il proprio paese d’origine per cercare un lavoro e condizioni di vita migliori. Negli ultimi decenni il fenomeno delle migrazioni ha acquisito aspetti diversi dal passato, andando ad incidere anche sulle diversificazioni a livello linguistico. Quelli che un tempo venivano chiamati tradizionalmente ‘emigranti’, ‘emigrati’ e ‘immigrati’ adesso prendono il nome complessivo di migranti: questo cambiamento riguarda il significato stesso di coloro che migrano che non sono solo individui in movimento, ma anche persone che si sono stabilizzate e integrate nei paesi ospitanti. All’interno della macro categoria dei migranti, bisogna fare alcune distinzioni. Esistono innanzitutto i ‘migranti nazionali’ e ‘transnazionali’. I primi sono quelli che migrano rimanendo nel territorio di cittadinanza; i secondi quelli che superano un confine geografico tra stati diversi.
Altra grande distinzione fa riferimento alla condizione di regolarità o meno del migrante. ‘Regolare’ è chi entra nel territorio di un Paese, rispettando le leggi in materia di immigrazione in vigore al momento del suo arrivo. Sono invece ‘irregolari’ quelli che entrano nello Stato: senza aver superato i controlli previsti alla frontiera; in mancanza di un documento d’identità oppure di un permesso o di un visto di soggiorno valido. In Italia, dall’agosto 2009, è in vigore il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, previsto dall’art. 10 bis del Testo Unico sull’immigrazione, per il quale è previsto il pagamento di un ammenda compresa tra i 5 e i 10mila euro. È questa l’ipotesi a cui si fa riferimento quando si parla del reato di ‘clandestinità’, per cui è anche prevista la misura dell’espulsione dal territorio dello “straniero” e che fa riferimento al migrante irregolare che, dopo essere entrato, rimane per più tempo senza permesso.
Migranti / Rifugiato o profugo?
I ‘rifugiati’ sono quelli che, sulla base dell’art. 1 della Convenzione di Ginevra del 1951, si trovano fuori dallo Stato di cittadinanza e non possono o non vogliono tornarvi per il fondato timore di essere perseguitati per motivi di razza, religione e appartenenza a gruppi sociali o politici. A loro può essere accordato lo status di rifugiato; che rappresenta la forma di protezione internazionale più ampia possibile e dà la possibilità di poter risiedere nello Stato scelto se questo è parte della Convenzione di Ginevra. Non possono essere espulsi o rimandati nel loro Paese di provenienza se questo non rispetta i diritti fondamentali riconosciuti dalla comunità internazionale.
Dai rifugiati si distinguono i ‘profughi’: persone scappate per ragioni di sopravvivenza, solitamente a causa di guerre o conflitti, ma che non rientrano nella definizione di rifugiato della Convenzione di Ginevra. In Italia esiste ‘l’istituto della protezione sussidiaria’. Applicabile ai soggetti nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se tornassero nel Paese di origine, correrebbero il rischio effettivo di subire un grave danno (una condanna a morte o pratiche di tortura). Nessuna protezione specifica è invece prevista per i ‘migranti economici’, ossia coloro che lasciano la loro terra d’origine in cerca di una più stabile situazione economica.
Aggressività e stupidità umana non hanno limiti
Migrante, immigrato, profugo, rifugiato: nella maggior parte dei casi, sono termini utilizzati con una connotazione negativa. Non pochi, in Italia, affermano di essere a favore dell’accoglienza, ma di ritenerla non sicura. Magari spaventandosi di quello che potrebbe causare. Il fatto è che, banale ma necessario ribadirlo, non è una questione di origini o di colore, ma di principio. La realtà sarebbe che ad oggi non possiamo fidarci di nessuno? Se diamo per assodato di vivere in un mondo in cui esiste ben poche certezze o sicurezze, il problema non è l’accoglienza, ma l’idiozia. D’altra parte, la storia ha tristemente dimostrato come aggressività e stupidità umana non abbiano talvolta limiti.
Migranti / Profugo o immigrato, ricordiamoci il perché
Qual è il primo pensiero che vi viene in mente quando si parla di immigrati, profughi o rifugiati? Nella maggior parte dei casi si fa riferimento agli sbarchi. Le notizie sull’emergenza migranti continuano ad essere ordinarie. E proprio a causa di questa ordinarietà, sembra che qualche volta si perda l’attenzione su quella che è la questione cruciale. All’interno dei barconi non esiste genere, né età. Si tratta di esseri umani governati dalla disperazione, in cerca di un nuovo inizio. Immaginiamo, prima di esprimerci, di essere nella loro stessa posizione. Voi come ci comporteremmo e come vorremmo che gli altri si comportassero con noi?
Possiamo e potevamo essere noi, ma siamo nati nella minoritaria parte più fortunata del globo, senza merito alcuno. Come scrive l’attivista cremonese Nicolò Govoni: «Sono nato dalla parte giusta del mondo. Questa è la mia più grande Fortuna – La mia infanzia profumava di biscotti, di pesche e di tramonti estivi, mai di bombe o di carne bruciata, o del muto terrore di una madre che nasconde i figli ai fucili. Ero un bambino felice e solitario e poi un adolescente ribelle, ed ero libero. Libero di amare e farmi spezzare il cuore, di sbagliare e imparare dai miei errori. Non ho mai dovuto imbracciare armi per proteggere la mia famiglia, uccidere i miei fratelli in nome di una guerra che neanche capivo. 400 milioni di bambini nel mondo questa Fortuna non l’hanno avuta». E noi, quanto ne siamo consapevoli?
Rebecca Charamah