È stato riconfermato, dopo una momentanea sospensione, lo sciopero dei benzinai contro il caro carburanti per le giornate del 25 e del 26 Gennaio 2023. Oggetto delle proteste saranno gli effetti seguiti all’eliminazione del taglio sulle accise e il successivo decreto “trasparenza”, varati dal Governo Meloni. È in questo modo che i manifestanti aspirano a “ristabilire la verità e porre fine all’ondata di fango scatenata dal governo contro una intera categoria di lavoratori. Solo per cercare di coprire le proprie responsabilità politiche e la scelta di eliminare di colpo il taglio delle accise che ha causato l’aumento dei prezzi dei carburanti”.
Italia / Confermato lo sciopero dei benzinai per il 25 e il 26 Gennaio: perché?
La mobilitazione muove innanzitutto dalla decisione del Governo Meloni di cancellare il taglio alle accise, promosso nel Marzo 2022 dall’esecutivo dell’ex Primo ministro Mario Draghi. Il decreto-legge con “misure urgenti in materia di accise e IVA sui carburanti” era stato introdotto il 1° Gennaio del 2022, per restare in vigore fino al 31 Dicembre dello stesso anno. Allo scadere del termine previsto, il Governo a guida Meloni ha poi deciso di non prorogare ulteriormente la misura.
Con il ripristino della quota delle accise nella sua totalità, a partire dal 1° Gennaio di quest’anno gli italiani hanno assistito ad un improvviso aumento dei costi per il carburante alle pompe di benzina. In poco tempo, alcuni esponenti della maggioranza hanno iniziato a parlare di possibili speculazioni da parte dei gestori dei benzinai. Sostenendo che il rincaro derivasse da loro scelte personali. A questo, si aggiunge poi il decreto trasparenza del prezzo dei carburanti. Approvato lo scorso 10 Gennaio, il provvedimento costituirebbe una risposta alle irregolarità riscontrate nell’esposizione alle pompe di benzina di prezzi diversi da quelli effettivi. E all’omessa dichiarazione dei prezzi sul portale Osservaprezzi Carburanti.
Italia / Il decreto trasparenza del prezzo dei carburanti
“Disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi, nonché di sostegno per la fruizione del trasporto pubblico.” È questo il nome del decreto-legge entrato in vigore il 15 Gennaio 2023. Esso stabilisce innanzitutto che il valore dei buoni benzina o di analoghi titoli per l’acquisto di carburanti, ceduti dai datori di lavoro privati ai lavoratori dipendenti, non concorre alla formazione del reddito del lavoratore. Se l’importo non supera i 200 euro per lavoratore.
Il provvedimento delibera poi che gli esercenti espongano “con specifica evidenza, il prezzo medio giornaliero nazionale”. In questo modo, accanto al prezzo di benzina e diesel proprio di ciascuna stazione di rifornimento, si renderà visibile quello stabilito giornalmente su scala nazionale. Al fine di agevolare il rispetto degli obblighi di comunicazione e pubblicità dei prezzi, la disposizione prevede inoltre il rafforzamento delle sanzioni amministrative. Specificando che, in caso di recidiva, “la sanzione può giungere alla sospensione dell’attività per un periodo da 7 a 90 giorni”.
Per rinvigorire la “lotta” ad eventuali manovre speculative, il decreto rafforza la collaborazione del Garante per la sorveglianza dei prezzi (“Mister Prezzi”) con la Guardia di Finanza. Intende così garantire “il coordinamento delle iniziative di sorveglianza dei prezzi con le attività di indagine e controllo”. Alla Finanza si riconosce poi la competenza a segnalare all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) elementi che siano “sintomatici di condotte che possano ledere la concorrenza”.
Italia / Confermato lo sciopero dei benzinai per il 25 e il 26 Gennaio
Dopo l’approvazione del decreto trasparenza sui carburanti, i benzinai hanno subito indetto lo sciopero. In un primo momento il Governo aveva però deciso di rispondere al malcontento. Dichiarandosi disponibile ad eventuali modifiche e a un potenziale futuro taglio delle accise. Così, dopo un primo incontro tra il Governo e i gestori dei carburanti (rappresentanti da Faib-Confesercenti, Fegica e Figisc-Confcommercio), si era deciso il congelamento delle manifestazioni. Ma le polemiche non sono mai cessate. E, dopo un secondo incontro tra l’esecutivo e le associazioni di categoria il 17 Gennaio, lo sciopero è stato riconfermato.
Così, i benzinai continuano a contestare il contenuto del decreto carburanti del Governo Meloni. E si schierano contro un’imposta che ad oggi non sembra più avere una vera causale. Infatti, le accise sembrano essere diventate strutturali dal 1995. A seguito dell’approvazione, da parte dell’allora esecutivo a guida Lamberto Dini, di un testo unico che disciplina le imposte su alcuni prodotti. Tra questi, i carburanti. Ma non vi è alcun riferimento in merito alle ragioni per le quali le accise sulla benzina siano state introdotte nel corso degli anni. In questo modo, si potrebbe pensare che esse siano destinate a qualsiasi tipo di spesa statale.
Italia / Assoutenti contro le pressioni che limitano la trasparenza
Dall’altra parte, le associazioni dei consumatori si sono schierate contro le polemiche avanzate dai benzinai. “Denunciare le anomalie che si registrano nei prezzi dei carburanti – dice Furio Truzzi, presidente dell’associazione per la tutela dei consumatori Assoutenti – non è gettare fango sulla categoria. Così come non è un insulto chiedere più trasparenza in favore dei consumatori. Non capiamo il nesso tra la sacrosanta indagine aperta dall’Antitrust sulle irregolarità relative all’esposizione dei prezzi al pubblico, che dovrebbero essere contestate dagli stessi gestori, e lo sciopero della categoria”. Assoutenti sospetta che le vere protagoniste della battaglia contro il decreto “trasparenza” siano le compagnie petrolifere. Non i benzinai, molti dei quali si stanno infatti astenendo dal partecipare allo sciopero.
Le società petrolifere – segnala l’associazione – possiedono in proprietà migliaia di pompe in Italia e, con i vari marchi, “impongono il prezzo al pubblico lasciando un margine ridottissimo ai benzinai”. In riferimento a tale ipotesi, Truzzi insiste sulla presunta speculazione delle società petrolifere a danno dei cittadini. “In concomitanza con l’avvio dello sciopero, i prezzi di benzina e gasolio stanno registrando rialzi in tutta Italia. Approfittando dell’esigenza degli automobilisti di fare il pieno per non ritrovarsi a secco nei due giorni di protesta”. Questa decisione sembrerebbe chiamare in causa la necessità di “intervenire sul fronte della trasparenza e della formazione dei prezzi dal pozzo alla pompa. E anche per questo stiamo studiando le contro-misure da intraprendere contro benzinai e compagnie petrolifere disonesti con una evasione denunciata di circa 14 miliardi di euro annui”.
Roberta Lazzaro