“Internet, social network ed sms hanno cambiato il nostro modo di dare origine ai testi”. Esordisce così un docente universitario di linguistica generale del quale, aderendo alla sua richiesta, non facciamo il nome, nel vederci tirar fuori un tablet, durante il viaggio aereo tra Catania e Bologna. In molti, per pregiudizio diffuso, si sostiene che la tecnologia ci renderebbe più pigri. Facebook, indice di un narciso cinguettìo, Twitter, brusìo abbreviato, WhatsApp, comunicazione gratuita, gli sms per la comunicazione quotidiana, che ci fa scrivere le più banali astrusità e ci insegna ad usare tutte quelle simpatiche ed anche orribili faccine.
In realtà, si tratta sempre di un preconcetto; in quanto diversi ricercatori conducono a vicende ben più articolate e sostengono che oggi si scriva molto più rispetto ai tempi passati. Tutti questi demoni, mail, social network, sms, hanno riportato in auge la scrittura facendola diventare il baricentro della comunicazione. Infatti, nell’Ottocento, si smetteva di scrivere dopo la scuola, o comunque lo si faceva in circostanze specifiche, o perché si era lontani per lavoro e si scriveva ai parenti, o per passione o perché si lavorava in pubblicità, nell’ambito dell’informazione.
Con internet, ed in seguito con i social network, si consideri Facebook, si dà il via all’immane comunicazione online nella quale a far da padrona è l’espressione scritta. Si stimano oltre 15 milioni di italiani interagire tra loro, il tutto senza pronunciare sillaba. A sovrastare: acronimi, emoticon, forme contratte, che convertono la nostra vecchia strutturazione di pensiero scritto. Si pensi al passato, quando la macchina da scrivere ci costringeva ad uno stile uniforme di pensiero, la modifica costringeva al rifacimento dell’opera, prolissa e laboriosa. Oggi si fa strada il “copia” e “incolla”, disponibili in qualsiasi momento. Tutto ciò, sottolinea il professore, fornisce ai ragazzi ricchezza e fantasia nelle forme. In modo tale, i giovani sono in grado di adattare i toni, il formato, lo stile in base le necessità; distinguendo bene il formale dall’informale. Per fare un esempio, si citi Twitter, con il quale si sono allenati ad esser chiari e sintetici.
Inoltre, da studi condotti risulta che ci si impegni maggiormente laddove gli spettatori sono più numerosi, meno quando il lettore è solo uno… povero professore! Ovviamente, continua il nostro docente, è necessario fare una distinzione, considerare il divario che c’è tra Italia e Stati Uniti, ovvero questi ultimi lo utilizzano soprattutto per comunicare, di contro gli italiani quale mezzo di condivisione.
Tutto ciò ha avuto ripercussioni anche nel giornalismo, seppure meno evidenti, quali la compressione dei testi, maggiore attenzione alla chiarezza e alla grafica così da guidare la lettura. Ad ogni modo, conclude il professore, la realtà è, che soggiorniamo nell’epoca della fugacità, dove velocità e sintesi sono il cuore della comunicazione.
Maria Pia Risa