Cinema / “Il primo giorno della mia vita” firmato Paolo Genovese

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Il primo giorno della mia vita

Non solo Frank Capra e “La vita è meravigliosa” (“It’s a Wonderful Life”, 1946), la storia dell’affranto Gorge Bailey (James Stewart) salvato su un ponte dall’angelo Clarence (Henry Travers). Tra i titoli che tornano alla mente accostandosi all’ultimo film di Paolo Genovese, “Il primo giorno della mia vita”, c’è anche il dramedy britannico “Non buttiamoci giù” (“The Long Way Down”, 2014) di Pascal Chaumeil, su soggetto di Nick Hornby: quattro aspiranti suicidi che provano a ritrovare il gusto per la vita riparando insieme ferite e irrisolti esistenziali.

Il regista romano, classe 1966, con venticinque anni di carriera dietro alla macchina da presa e un curriculum professionale importante – tra i suoi titoli il successo mondiale “Perfetti sconosciuti” (2016), in questi giorni ricordato anche dalla serie Sky “Call My Agent – Italia” –, porta sullo schermo il suo romanzo “Il primo giorno della mia vita” edito da Einaudi nel 2018. Un racconto livido, una discesa nelle pieghe della disperazione e del dolore, per rintracciare le leve della speranza, quegli ancoraggi di fiducia nel domani.

Il primo giorno della mia vita- la storia

Roma, oggi. In una notte di pioggia quattro sconosciuti trovano riparo in una macchina guidata da un uomo misterioso (Toni Servillo). Pensano tutti al suicidio: Arianna (Margherita Buy), ispettore di Polizia che ha perso la figlia prematuramente; Emilia (Sara Serraiocco), ex stella della ginnastica artistica che non muove più le gambe a seguito di una caduta; Napoleone (Valerio Mastandrea), coach motivazionale che ha perso smalto; infine, Daniele (Gabriele Cristini), youtuber preadolescente che conquista follower abbuffandosi di dolci davanti allo schermo, celando però una profonda insofferenza. I quattro trascorreranno del tempo insieme, una settimana, alla ricerca di risposte…Il primo giorno della mia vita

La regia di Genovese è come sempre molto elegante e accurata, attenta a costruire un universo narrativo il più possibile avvolgente, raffinato. Forte anche della collaborazione con il direttore della fotografia Fabrizio Lucci, “Il primo giorno della mia vita” è un film che affascina per la confezione formale. A impreziosire poi il quadro le musiche di Maurizio Filardo e il brano portante “The First Day of My Life” interpretato da Giorgia.

Entrando nelle pieghe del racconto, si rimane un poco spiazzati dalle diffuse note dolenti. La storia brucia di disperazione, mettendo a tema esistenze sul crinale della vita, pronte a gettare la spugna. Il tema è quello del suicidio, argomento spinoso e scivoloso. Genovese lo governa con prudenza, contando anche su interpreti di mestiere – bravi Toni Servillo, Margherita Buy, Valerio Mastandrea e Sara Serraiocco –, muovendosi abile tra atmosfere sospese ed enigmatiche. A ben vedere, il respiro del racconto sembra insistere un po’ troppo nel dolore, nel rimanere impantanato in una sofferenza claustrofobica.

L’orizzonte del film “Il primo giorno della mia vita” protende comunque verso la luce, il riguadagnare fiducia nei confronti dell’esistenza. Un cammino della speranza in chiaroscuro, che non offre soluzioni scontate o banali. Forse tutto non sembra girare alla perfezione, con qualche incertezza narrativa qua e là, più a favore di un’atmosfera elegante e ammantata di mistero che di rispondenze di senso. Paolo Genovese si conferma un autore dall’indubbio talento narrativo-estetico, firmando un’opera che possiede stile e spessore.
Complesso, problematico, per dibattiti.

Sergio Perugini

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