Poco più che bambine, avrebbero ancora bisogno di accudimento e si trovano invece a dover accudire un neonato. Sono le baby mamme, fenomeno delicato e complesso in costante crescita nel nostro Paese.
E quando adolescenza e maternità si sovrappongono, la vita di una ragazzina può esserne del tutto stravolta. Perché la gravidanza in età così precoce si traduce per moltissime adolescenti in rallentamento o addirittura rinuncia agli studi, problemi relazionali in famiglia e con il padre del bambino che nella maggior parte dei casi non se la sente di farsene carico, isolamento dalla rete sociale e degli amici, disagio economico e abitativo, precarietà economica. Oltre a conseguenze negative sulla crescita della madre – poco più che bambina lei stessa – e del figlio.
Baby mamme, un fenomeno delicato e complesso
Pur essendo relativamente marginale in Italia, dal 2010 a oggi le adolescenti che diventano mamme sono aumentate del 31% – in media 10mila l’anno. E nella sola Lombardia si stimano circa 2.600 casi, di cui 100 nella sola Milano, fanno sapere dalla Fondazione ambrosiana per la vita dalla cui esperienza è nato il progetto Percorsi baby mamme, di cui è capofila il Centro di aiuto alla vita (Cav) ambrosiano, un modello esportabile anche in altre regioni.
Il progetto
Patrocinato da Regione Lombardia e promosso da sei realtà del territorio lombardo – Cav ambrosiano di Milano (capofila), Cav Pavia, Movimento per la vita lodigiano, Cav Busto Arsizio, Cav Cernusco sul Naviglio, e Federvita Lombardia – con l’obiettivo di costruire una rete di ascolto, aiuto e sostegno per questi giovanissimi genitori, ma sempre nel pieno rispetto della libertà e delle scelte individuali, il progetto è partito nel novembre 2020. “Dopo un’interruzione dovuta alla pandemia – racconta al Sir Paola Fruscio, autrice del progetto e collaboratrice del Cav ambrosiano – si sarebbe dovuto concludere a febbraio 2022 ma è stato prorogato di altri sei mesi”.
Nella prima fase sono state accompagnate 48 mamme tra i 14 e i 22 anni e sono nati 49 bambini (una ragazza ha avuto un parto gemellare). Nella seconda fase le mamme sono 52. In totale i padri solo 21.
“Normalmente le baby mamme vengono da situazioni familiari problematiche – ci spiega Maria Pia Sacchi Mussini, presidente del Cav di Pavia e vicepresidente di Federvita Lombardia (che rappresenta 74 realtà provita con oltre 830 volontari), referente del progetto -. A volte hanno comportamenti a rischio dei quali non si rendono conto; a volte, invece, rimanere incinte diventa un modo per affermare la propria personalità e la propria presenza. E’ un modo per dire: ci sono”.
Infondere autostima e fiducia
In molti casi i genitori si oppongono alla prosecuzione della gravidanza: “Qui diventa ancora più necessario l’intervento dei Cav per sostenere queste giovani dal punto di vista psicologico, di accompagnamento e di educazione alla genitorialità”. Qual è la modalità di approccio con queste ragazze? “Ognuna di loro è un caso a sé.
Ogni ragazza va anzitutto ascoltata e incoraggiata anche attraverso esempi di persone che ce l’hanno fatta, ma sempre nell’assoluto rispetto della loro libertà di scelta- tiene a precisare Sacchi Mussini.
In caso decidano di proseguire la gravidanza, occorre infondere in loro autostima e fiducia in se stesse attraverso un sostegno psicologico e poi di accompagnamento alla genitorialità, a partire da cose minime come cambiare e allattare un neonato”. Ma è strategico anche il sostegno scolastico per “aiutarle a proseguire gli studi”.
Un aspetto importante, punto cardine nella formazione degli operatori, è l’attenzione all’instaurarsi fin dalla nascita di una relazione sana ed equilibrata tra madre e figlio, lo sviluppo del cosiddetto “attaccamento sicuro”. Per questo, spiega ancora Paola Fruscio, “le ragazze non vengono seguite solo fino al parto, ma il progetto prevede un accompagnamento che può durare fino a tre anni con un’équipe di psicologhe, psicomotriciste, educatrici”. In alcuni casi occorre inoltre “favorire l’accesso di queste giovanissime mamme alle risorse e ai servizi del territorio”.
La storia di Sofia
“Di origine serba, giovane ma determinata, in Italia senza la sua famiglia – racconta l’assistente sociale Elena Santambrogio – Sofia ha fatto un percorso di crescita che la sta progressivamente portando all’autonomia”. Rimasta incinta giovanissima, “aveva tuttavia il desiderio di farcela”, prosegue Santambrogio, che spiega:“Nessuna donna deve sentirsi una brutta persona per i ‘brutti’ pensieri legati alla paura che possono attraversare la sua mente e il suo cuore”.
Di qui la costruzione di un rapporto di fiducia finalizzato a “tirare fuori tutte le sue capacità e risorse”. Oggi Sofia, che nel frattempo ha avuto un altro bambino, vive a Milano con i figli in una struttura messa a disposizione del Cav ambrosiano. Sofia ha scelto la vita, ma, assicura Santambrogio, “qualunque sia la scelta di queste ragazze, il nostro compito è tendere una mano e fare un pezzetto di strada insieme”.
La storia di Chiara
Studentessa di 17 anni, Chiara esce da pochi mesi con Marco quando si accorge di essere incinta. “Non pensavo che sarebbe capitato. Mi è crollato il mondo addosso. Ho avuto paura. Ho anche pensato di abortire”, confessa in un video. I suoi genitori non la prendono bene e Marco non accetta la gravidanza. Chiara non sa che fare, “mi ero chiusa in casa come per nascondermi”, ma un giorno, grazie ad un’amica, si rivolge al Cav ambrosiano. E l’incontro con una volontaria le cambia la vita: “Ho capito che potevo farcela”.
Finalmente nasce Christian. “Sento che ho tanto amore da dare al mio bambino”, dice ora la giovanissima mamma. “Il Cav mi ha fatto sentire meno sola, mi ha aiutato a crescere e ho superato lo spavento. Ora posso aiutare il mio bambino a diventare grande”.
Giovanna Pasqualin Traversa