Economia / La Scuola di Cambridge e l’eredità di Keynes

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Erede della grande Scuola di Cambridge firmata Keynes, la scorsa settimana ci ha lasciati Luigi Pasinetti, protagonista di un grande contributo all’economia moderna. Professore emerito dell’università Cattolica del Sacro Cuore, in cui si era laureato prima di trasferirsi a Cambridge, scuola in cui era tornato ad insegnare, la figura di Pasinetti ci porta a riflettere su alcuni cardini imprescindibili di quella che dovrebbe essere un’economia a misura di società umana.

Economia / Le idee dei Keynes per la Scuola di Cambridge

John Maynard Keynes è stato un economista britannico, padre della macroeconomia e considerato uno dei più grandi economisti del XX secolo. Figlio dell’economista di Cambridge John Neville Keynes e della scrittrice attivista per i diritti civili Florence Ada Brown, venne ammesso al King’s College, a Cambridge, al corso di Matematica. Il suo interesse per la politica lo condusse alla scienza economica, che studiò sempre a Cambridge. E’ stato il principale esponente di quella rivoluzione del pensiero in materia: la “rivoluzione keynesiana” sostiene la necessità dell’intervento pubblico nell’economia con misure di politica fiscale e monetaria per garantire la piena occupazione.

Il padre, John Neville Keynes, pubblicò due libri di metodologia: ”Studies and Exercises in Formal Logic” e ”The Scope and Method of Political Economy”. In quest’ultimo libro, si enunciava come lo scopo fosse arrivare alla formazione di una scienza economica positiva che avesse come finalità principale risolvere i problemi economici reali. L’economia keynesiana è rimasta al centro delle scuole di pensiero legate all’economia per molti decenni. Gli elementi fondamentali nell’economia sono Stato, mercato e domanda.

John Maynard Keynes
John Maynard Keynes

Questi elementi si influenzano a vicenda. In sintesi, per poter stimolare la domanda, lo Stato avrebbe il compito di fare spesa in deficit per investire e tagliare le tasse. Questo spingerebbe i consumi, quindi aumenterebbe i profitti delle imprese. L’impresa sul mercato investirebbe e assumerebbe grazie a questi profitti, riducendo la disoccupazione. Per prevenire le crisi, è importante non risparmiare, se questo lede l’occupazione; se non per pensioni o per fondi di istruzione.

Economia / La scuola di Cambridge 

Ora, come da storia del pensiero economico, una scuola di pensiero economico è formata da un gruppo di economisti che condividono idee e punti di vista comuni sul funzionamento dell’economia. Sebbene molti economisti non sempre possano essere classificati in una particolare scuola, la classificazione degli economisti in scuole di pensiero è una pratica molto comune. Attualmente, la maggioranza degli economisti segue un approccio nell’ambito della cosiddetta mainstream economics, chiamata anche economia “ortodossa”.

Molti di questi, ritengono che incentivi e costi svolgano un ruolo nella definizione del processo decisionale. Un esempio è la teoria dei consumatori sulla domanda individuale, che isola il modo in cui i prezzi e il reddito influenzino la quantità richiesta. L’economia tradizionale riconosce l’esistenza di fallimenti del mercato e intuizioni dall’economia keynesiana. Utilizza modelli di crescita economica per analizzare le variabili di lungo periodo che incidono sul reddito nazionale. Impiega la teoria dei giochi per modellare il comportamento dei mercati. Alcune importanti intuizioni sul comportamento collettivo sono state integrate attraverso la nuova economia istituzionale.

Nel secondo dopoguerra, la scuola ebbe nuovo impulso da figure come Robinson, Kaldor e Sraffa. Anche nell’indubbia originalità di pensiero che caratterizza ciascuno dei componenti della nuova scuola, l’elemento unificatore è uno spirito riformatore e la, più o meno accentuata, polemica con le teorie dei neoclassici. Proprio tale polemica ha costituito il fulcro della Cambridge controversy che ha opposto il pensiero gli economisti del Massachusetts Institute of Technology ai colleghi ci Cambridge.

Luigi Pasinetti / L’ultimo erede della scuola di Cambridge

Luigi Pasinetti, morto all’età di 93 anni, aveva anche svolto l’incarico di preside della Facoltà di Economia e Commercio negli anni ’70. Ha insegnato presso l’Università di Cambridge. Dal 1974 ha fatto parte del Comitato scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Torino, i suoi contributi più rilevanti sono relativi alla distribuzione del reddito, la teoria del capitale, i modelli di crescita multisettoriale. Il suo nome è legato anche al teorema che afferma l’indipendenza del saggio di profitto dalla propensione di risparmio dei lavoratori.

Il primo contributo significativo di Pasinetti alla teoria economica è stato probabilmente la formulazione matematica del sistema di David Ricardo pubblicata nel 1960 in un articolo oggi considerato un classico. In questo articolo, Pasinetti presentava un’analisi molto coincisa ed elegante degli aspetti di base dell’economia classica. Forse ultimo grande erede di John Maynard Keynes, ha lavorato a contatto con Richard Kant, economista che ha sistematizzato il meccanismo del ”moltiplicatore”. Ha collaborato anche con Joan Robinson e altrettanto riservato e timido Pietro Sraffa, l’economista e intellettuale amico di Antonio Gramsci e di Ludwig Wittgenstein.

Clara Privato

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