Canto al Vangelo di domenica 19 marzo ( Cf. Gv 8,12 )
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio! Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita. Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo di domenica 19 marzo ( Gv 9,1 – 41 )
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
Dubbi dei Giudei sulla cecità del mendicante guarito
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva recuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia».
Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane». Parola del Signore.
Riflessione sul vangelo di domenica 19 marzo
La Liturgia di questa quarta domenica di Quaresima, ci presenta il brano del vangelo di Giovanni, nel racconto di Gesù che guarisce il cieco nato.
Non è l’uomo che vede Dio, è Dio che vede l’uomo e gli và incontro per guarirlo dalla sua cecità spirituale.
L’immagine del cieco di questo racconto è figura che indica, infatti, la cecità spirituale di chi non sa dov’è, da dove viene e dove và. La cecità spirituale impedisce di vedere la verità che rende realmente liberi.
In questo brano Gesù si rivela come Luce del mondo, luce che libera l’uomo dalle tenebre del peccato e lo guarisce dalla cecità del cuore.
Non vede chi è abbagliato dalla luce del proprio orgoglio
Luce che può contemplare chi sa di non vedere e si riconosce cieco; chi crede di vedere, ritenendosi non bisognoso di essere guarito dalla propria cecità, non può vedere la vera Luce perché abbagliato dalle falsi luci del proprio orgoglio.
Il racconto inizia con un cieco che vede e termina con dei presenti vedenti che non vedono la Luce. Il cieco guarito da Gesù diventa una persona nuova, scopre la sua identità con la capacità di pensare senza pregiudizi e capace di contraddire chi nega la realtà.
Gli occhi del cieco che sapeva di esserlo, si aprono alla Luce nel momento in cui si lascia toccare da Gesù, Luce del mondo, ascoltando la sua voce e compiendo ciò che gli dice “ Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò del fango sugli occhi del cieco e gli disse: “Và a lavarti nella piscina di Siloe” che significa “ inviato “. “Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva”. E il cieco guarito diventa testimone della Luce che è Gesù Cristo.
La vita cristiana è un cammino di fede che pian piano si apre al volto dell’amore di Dio mettendosi in ascolto della sua Parola. Parola di vita eterna che illumina, risana e rende libero il cuore di chi si lascia toccare dall’amore misericordioso di Dio, riconoscendolo Luce del mondo. Come ci ricorda il Canto del Vangelo di questa domenica: “Io sono la Luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita”.
Letizia Franzone