Inquinamento massiccio da plastica: microplastiche trovate nel sangue umano

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L’inquinamento da plastica ha raggiunto livelli altissimi, tanto che tracce di microplastiche sono state rinvenute anche nel sangue umano. Nel 2017 l’ONU ha dichiarato che ci sono 51mila miliardi di particelle di microplastica nei mari, 500 volte più numerose di tutte le stelle della nostra galassia. Parliamo del materiale del secolo e dei suoi rischi anche per la salute umana.

Inquinamento massiccio da plastica: microplastiche trovate nel sangue umano / Produzione mondiale della plastica

Un mondo senza plastica sembrerebbe davvero inimmaginabile. Eppure questo materiale ha trovato diffusione su larga scala soltanto a partire dai recenti anni ’50. Ha rimpiazzato altri materiali prima in voga – quali il legno, il vetro e il metallo – . La plastica costituisce oggi il terzo materiale artificiale più diffuso sulla Terra, dopo l’acciaio e il cemento.

La sua produzione globale ha raggiunto cifre da record, essendo stimata a 390,7 milioni di tonnellate nel 2021. La Cina da sola ha rappresentato il 32% essendo al primo posto per quantità prodotta, seguita dal Nord America con una quota del 18%. Si prevede che, di questo passo, la produzione cumulativa globale di plastica arriverà a 34 miliardi di tonnellate entro il 2050 (Geyer 2020). Stupefacente, se consideriamo che nel 1964 essa ammontava ad “appena” 15 milioni.

Inquinamento massiccio da plastica: microplastiche trovate nel sangue umano

Secondo il report Global Plastics Outlook dell’Ocse, solamente il 9% dei rifiuti di plastica viene effettivamente riciclato. Al 19% tocca l’incenerimento e circa 50% finisce in discariche controllate. Il restante 22%, invece, viene direttamente abbandonato in discariche a cielo aperto, bruciato o gettato nell’ambiente. Gli imballaggi rappresentano la maggior parte dei rifiuti plastici (40%), seguiti da beni di consumo (12%) e da abbigliamento e tessuti (11%). Al momento, le stime del WWF indicano che ogni anno si rilasciano negli oceani almeno 8 milioni di tonnellate di plastica. Di questo passo, nel 2050 avremo, in peso, negli oceani del mondo più plastica che pesci.

Gli ormai evidentissimi segni di questa catastrofe sono i Plastic Vortex, sette immense isole di plastica che galleggiano nei nostri oceani. La più grande di queste cresce da più di 60 anni nel Pacifico avendo raggiunto una superficie pari a quella del Canada e  secondo l’Unep presto potrebbe essere visibile anche dallo spazio.

Inquinamento massiccio da plastica: microplastiche trovate nel sangue umano Degradazione della plastica e microplastiche

Il problema essenziale dei materiali plastici è che essi possono necessitare anche fino a 450 anni per degradarsi. Inoltre, a differenza di altri materiali, non si biodregradano ma si disintegrano semplicemente in pezzetti sempre più piccoli chiamati microplastiche (ovvero frammenti inferiori ai 5 millimetri di diametro) fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono. Le microplastiche secondarie, ovvero quelle generate dalla frammentazione di pezzi di plastica più grandi, hanno per lo più origine dal lavaggio di capi sintetici (35%) e dall’usura degli pneumatici durante la guida (28%).

Vi sono però anche le microplastiche primarie (dette microsfere) che si usano intenzionalmente per la produzione di prodotti di igiene personale e della casa (spesso nei cosmetici vanno a costituire addirittura fino al 90% del peso totale del prodotto). Le fibre di microplastica si trovano ovunque e nei posti più impensabili. Non solo sul fondo della Fossa delle Marianne e sulla cima del Monte Everest, ma esse si librano anche in aria, essendo volatili e riuscendo a transitare per il mondo in pochi giorni precipitando dal cielo come pioggia. Sono addirittura stati coniati nuovi termini geologici come plastiglomerato per definire delle rocce composte in buona percentuale da plastica.

Inquinamento massiccio da plastica: microplastiche trovate nel sangue umano / Microplastiche ed esseri umani

Uno studio del 2019, effettuato presso l‘Università di Newcastle, ha dimostrato che a livello globale, in media, le persone ingeriscono 5 grammi di plastica ogni settimana, ovvero l’equivalente di una carta di credito. Oltre che tramite l’acqua (sia in bottiglia che dal rubinetto) che è largamente contaminata da esse – “Invisibles: The Plastic Inside Us”, rappresenta il primo studio a livello globale sull’inquinamento dell’acqua potabile da parte di microplastiche, svolto da Orb Media – assumiamo microplastiche anche tramite i prodotti marini che finiscono sulle nostre tavole.

Gli animali filtratori come vongole, cozze, ostriche e crostacei ingeriscono una grande quantità di microplastiche. Essi, infatti, sono attratti dal biofilm che ricopre i frammenti plastici, essendo questi attaccati da microorganismi. Ma sorprendentemente, durante una cena a base di cozze contaminate, assorbiremmo molta più plastica inalando minuscole fibre plastiche sospese nell’aria circostante – filamenti provenienti da vestiti, tappeti e tappezzeria di una normale abitazione – rispetto a quella contenuta nelle cozze stesse, come provato da un team dell’Università di Plymouth nel Regno Unito.

Inquinamento massiccio da plastica: allarme microplastiche nel sangue

Prima era solo un’ipotesi quella che è stata dimostrata recentemente da una ricerca condotta nei Paesi Bassi e coordinata dalla Vrije Universiteit di Amsterdam, che ha pubblicato gli allarmanti risultati sulla rivista “Environment International”. Il gruppo di lavoro, sotto la guida del professore ed ecotossicologo Dick Vethaak nell’ambito del progetto Immunoplast, ha analizzato il sangue donato da 22 adulti anonimi, alla ricerca di tracce di plastica. Il team ha riscontrato la presenza di microplastiche in 17 persone (corrispondenti al 77% del campione).

La concentrazione media era di 1,6 µg/ml, con la concentrazione più alta di poco superiore a 7 microgrammi. Il materiale più abbondante ritrovato è stato il Pet (di cui sono fatte le bottiglie); è risultato molto frequente anche il polistirene (utilizzato negli imballaggi), seguito dal polimetilmetacrilato (noto anche come plexiglas). Ad essi si somma anche il polietilene (la base di partenza dei sacchetti). Nel sangue di alcuni dei partecipanti, scorrevano addirittura tracce di due o tre polimeri diversi contemporaneamente.

Inquinamento massiccio da plastica: microplastiche trovate nel sangue umano / Effetti sulla salute

I ricercatori che si occupano di animali hanno messo in relazione l’esposizione a micro e nanoplastiche con infertilità, sovraccarico del fegato, infiammazione e cancro. Gli effetti sugli uomini sono ancora poco chiari. Non vi sono informazioni che possano suggerire quale sia il livello e la durata dell’esposizione alle microplastiche all’interno degli studi effettuati. Questi, sarebbero due fattori essenziali per stabilire la pericolosità. Inoltre non si possono sottoporre gli esseri umani a somministrazioni sperimentali e prestabilite di microplastica per verificarne gli effetti.

Si ipotizza, però, che le particelle circolanti nel sangue possano attaccarsi alle membrane dei globuli rossi delle persone. Questo ridurrebbe drasticamente la quantità di ossigeno trasportata. Ma potrebbero causare danni anche rilevanti al sistema nervoso centrale e, nei casi più gravi, influenzare la struttura delle cellule. Mentre altri studi rinvengono frammenti plastici anche nelle parti più profonde dei polmoni e nelle placente, si cerca di definire in che termini questo fenomeno possa essere una minaccia per la salute pubblica.

                                                                                    Maria Maddalena La Ferla

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