La Grande Muraglia Verde è un progetto che tenta di fermare la desertificazione in Africa. Si tratta di una proposta rivoluzionaria che prevede la piantagione di una vera e propria muraglia di alberi. L’intento è quello di bloccare, o almeno rallentare, l’avanzamento del deserto sahariano. La crisi climatica globale ha, infatti, accelerato questo processo che necessita azioni immediate. Inoltre, La Grande Muraglia Verde migliorerà la condizione socio-economica della gente che vive in queste aree dell’Africa martoriate dal clima.
Crisi climatica / La Grande Muraglia Verde contro la desertificazione
Fermare l’avanzamento del deserto sahariano è un’operazione complessa che ha origini nel 1952. Richard St. Barbe Baker, biologo inglese, teorizzò la necessità di costruire una barriera verde per bloccare l’estensione del deserto del Sahara. Secondo questa teoria, la piantagione di una fascia di alberi larga 50 km sarebbe stata necessaria a raggiungere questo obiettivo. Questa teoria divenne però realtà solamente nel 2007: l’Unione Africana lanciò il progetto che fu immediatamente sostenuto dall’ONU e finanziato dalla Banca Mondiale. Attualmente sono coinvolti una ventina di paesi africani: il Senegal è diventato leader del progetto, essendo il paese che ha piantato più alberi. Infatti, gli alberi piantati hanno raggiunto una quantità record, coprendo un tratto di oltre 530 chilometri.
Grande Muraglia Verde / Il lavoro nel concreto
Far crescere alberi in queste aree è complesso a causa della carenza di acqua e delle sostanze nutritive. Per risolvere questo problema si fa uso di una tecnica detta “zaï”: essa consiste nella realizzazione di fosse nel terreno che trattengono l’acqua. Inoltre, il compost utilizzato sarà ricco delle sostanze nutritive necessarie per l’aumento della fertilità del terreno. Una soluzione alternativa è quella dell’utilizzo di alberi precedentemente tagliati: con nuove tecnologie sarà possibile riutilizzare i ceppi rimanenti per far nascere nuovi arbusti.
Grande Muraglia Verde / Non solo desertificazione
Nonostante la lotta alla desertificazione sia l’obiettivo principale, l’interesse del progetto sta anche nella promozione dello sviluppo locale e la creazione di nuovi habitat naturali. La fascia al sud del Sahara è un’area estremamente fragile, colpita dal cambiamento climatico e dal degrado del suolo. Ciò comporta che le popolazioni di questa zona siano fortemente impattate negativamente dal punto di vista economico e sociale. Questo enorme progetto garantirà aree più fertili e, soprattutto, contribuirà all’economia garantendo lavoro a milioni di persone. Inoltre, migliorando la condizione dei terreni, sarà possibile garantire sicurezza alimentare e soppiantare problemi come la carestia. Infine, l’enorme area verde che verrà creata contribuirà anche dal punto di vista delle emissioni. Gli alberi, infatti, catturano il carbonio nell’ambiente permettendo a una neutralità climatica necessaria per gli obiettivi climatici globali.
Grande Muraglia Verde / Gli ostacoli
L’obiettivo è quello di finire la creazione della barriera entro il 2030, limite temporale fissato dall’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile. Purtroppo, però, i lavori stanno andando a rilento. Ciò è dovuto a causa degli scarsi fondi disponibili che non riescono a coprire le spese necessarie. Durante la Conferenza di Parigi sul clima del 2015 furono promessi 4 miliardi di dollari per finanziare il progetto. Tuttavia, quelli effettivamente concessi sono stati solamente 870 milioni circa. Inoltre, la condizione socio-politica ha rallentato i lavori: la povertà di alcune aree e i conflitti politici hanno costretto l’Unione Africana a focalizzarsi sui territori dell’Africa meridionale, prima non considerati.
“Ora ci stiamo spostando in aree meno minacciate dall’insicurezza e meno soggette a conflitti, compresa l’Africa meridionale. Ci rendiamo conto che Madagascar, Angola, Namibia e Sudafrica hanno sofferto negli ultimi anni di gravi siccità e desertificazione. La grande muraglia Verde ora si estende a questi Paesi” afferma Elvis Paul Tangem, coordinatore Ua di questa iniziativa per il ripristino ecologico e la lotta contro l’insicurezza alimentare nell’Africa subsahariana.
Milena Landriscina