Rosario Brischetto: nel fegato la memoria di errori comportamentali e alimentari

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Riportiamo le riflessioni del dottore Rosario Brischetto, medico internista con lunga esperienza ospedaliera, in merito ai disturbi al fegato. Con una conseguente analisi delle relative cause dovute a disturbi alimentari o comportamentali. Nella tradizione di Ippocrate e nel percorso della medicina scientifica, il dottor Brischetto cerca una visione complessiva dell’essere umano ammalato, che vada oltre la semplice somma degli organi mal funzionanti, allo scopo di curare la malattia della persona. Ci mostra dunque un campanello di allarme che ci aiuta a proteggerci da infarto e ictus.

Salute in pericolo da uno stile di vita sbagliato

All’inizio del XXI secolo cominciamo forse a renderci conto che la nostra salute è messa in serio pericolo da uno stile di vita sbagliato. Sedentarietà, vita frenetica, errori alimentari, come consumo smodato di grassi e zuccheri e scarso apporto di vegetali. Questi comportamenti sbagliati hanno come conseguenza numerose alterazioni della nostra salute, quali obesità, diabete, ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia, ipertensione arteriosa. Queste alterazioni, che nel loro complesso sono conosciute come Sindrome Metabolica, ci mettono a forte rischio di gravi malattie. Quest’ultime sia dell’apparato circolatorio, quali cardiopatia ischemica, infarto del miocardio, morte improvvisa, ictus cerebrale; è inoltre fortemente aumentato il rischio di tumori a carico di numerosi organi.

E purtroppo la sindrome metabolica si è ormai fatta strada anche nei bambini. Quest’ultimi disturbi alimentari e comportamentalisempre più obesi per una dieta sbagliata e per l’immobilità davanti allo schermo della TV o del computer. Eppure sarebbe così semplice fare una adeguata prevenzione di queste gravi malattie. Adottare i principi della dieta mediterranea e svolgere regolarmente attività fisica, anche solo moderata. Basterebbe mezz’ora al giorno di passeggiata a buon passo!

Rosario Brischetto: il fegato

Che c’entra il fegato con tutto questo? Negli ultimi anni molto è cambiato nel nostro modo di intendere le malattie croniche del fegato. L’epatite cronica da virus B, con le sue terribili conseguenze, è quasi scomparsa nelle nuove generazioni grazie alla vaccinazione anti HBV, e i casi ancora attivi sono tenuti sotto controllo con gli antivirali; per l’epatite cronica C i nuovi antivirali sono in grado nella grande maggioranza dei casi di eliminare il virus C e di arrestare o far regredire la malattia del fegato.

Ma una nuova consapevolezza dei rapporti fra il fegato e gli altri organi si è fatta strada nella cultura medica di oggi. Il fegato ha recuperato quel ruolo centrale che aveva nella medicina antica. (Galeno sosteneva che la funzione del fegato sarebbe stata quella di trasformare il cibo in sangue).  Abbiamo così scoperto straordinari e insospettati rapporti fra il fegato, le malattie dell’apparato circolatorio, l’ipertensione arteriosa e le sue conseguenze, l’obesità, le dislipidemie.

E abbiamo anche scoperto che ciò che determina la sindrome metabolica è strettamente correlato alla malattia di fegato oggi più diffusa. E’ la steatosi epatica non alcoolica, facilmente evidenziabile all’esame clinico e documentabile con una semplice ecografia. La steatosi epatica non alcoolica interessa circa il 25% delle persone, ma nei diabetici di tipo 2 e negli obesi la prevalenza supera il 50%.

Rosario Brischetto: nel fegato la memoria dei nostri errori alimentari e comportamentali

Il fegato è danneggiato come tutto il resto dell’organismo dal nostro stile di vita sbagliato, ed è uno degli organi colpiti più precocemente nelle persone affette da sindrome metabolica. Di fronte agli insulti che noi stessi ci procuriamo risponde riempiendosi di grasso (steatosi epatica), diventando più rigido per l’accumulo di materiale fibrotico (un tentativo di riparare i danni facendo cicatrici, che finisce per creare ulteriore danno), infiammandosi (steatoepatite) e in una discreta percentuale di casi andando incontro a cirrosi epatica e a epatocarcinoma. Per fortuna l’evoluzione più grave si verifica solo in una minoranza di persone; ma se pensiamo alla enorme diffusione della malattia, il problema è molto serio.

La steatosi epatica non alcoolica si correla dunque strettamente con la sindrome metabolica, al punto che molti propongono di cambiare la sua definizione in “malattia steatosica del fegato associata a disfunzione metabolica”; la sua presenza può essere sfruttata per individuare le persone maggiormente a rischio e spingere il medico a andare oltre il fegato, rivolgendo la sua attenzione al cuore, all’apparato circolatorio, al cervello, alla pressione arteriosa, all’obesità e a tutte quelle alterazioni metaboliche (diabete, dislipidemia) che costituiscono la sindrome metabolica. Possono così essere presi quei provvedimenti – dieta, stile di vita, farmaci – che sono salvavita rispetto a malattie molto gravi quali cardiopatia ischemica, infarto, ictus. Paradossalmente, il riscontro precoce delle alterazioni del fegato nella sindrome metabolica può rappresentate un momento di svolta positiva nella vita del paziente.

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Ma allora, in pratica, come si fa a realizzare una valutazione del fegato che oltre a dare un quadro della salute dell’organo possa servire da campanello d’allarme per scoprire le più precoci manifestazioni della sindrome metabolica e i rischi ad essa correlati? Non è difficile, e il vostro Medico vi darà i consigli giusti. Mi limito qui a dire che una adeguata valutazione del fegato si vale dell’esame clinico, di alcuni semplici esami di laboratorio e di una valutazione con ecografia. In più, è oggi possibile, nel corso dell’esame ecografico, prendere in considerazione un altro parametro importante: la rigidità del fegato, indice di fibrosi conseguente a danno epatico. Maggiore è la rigidità evidenziata, e quindi la componente fibrotica, maggiore è il danno d’organo, maggiore è l’attenzione che bisogna dedicare non solo al fegato ma all’economia dell’intero organismo e alla prevenzione di eventi gravi.

Come controllare disturbi al fegato

La rigidità del fegato può essere misurata in maniera non invasiva con una metodica che utilizza gli ultrasuoni: l’elastometria. Vari strumenti vengono utilizzati per questo; oggi, con gli apparecchi ecografici di ultima generazione, è possibile misurare, in pochi istanti, e senza nessun fastidio per il paziente. La velocità di propagazione dell’onda ultrasonora, sarà maggiore nelle persone che presentano fibrosi più accentuata; di conseguenza si può valutare, in tempo reale, la fibrosi del fegato, in unità di misura chiamate Kilopascal.

Il valore trovato, che è paragonabile in condizioni ideali allo stadio istologico di malattia rilevabile con la biopsia, ci consente di avere una idea più precisa del danno del fegato e della sua possibile evoluzione e contemporaneamente di avere un indice del rischio di Sindrome Metabolica che consentirà al Medico di dare i consigli giusti per evitare le conseguenze più gravi. In ultimo, una considerazione di tipo scientifico e metodologico. Viene recuperata una visione olistica della salute dell’essere umano, correttamente basata sul metodo scientifico. Il corpo umano è una realtà unitaria, e le alterazioni di un organo si ripercuotono sulla salute di tutti gli altri organi; questo non bisogna mai dimenticarlo!

Rosario Brischetto

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