Riflessione / Francesco Pira: noi di fronte alla fragilità sociale

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Riportiamo le riflessioni del prof. Francesco Pira in merito alla fragilità sociale, manifesta anche nel nostro modo di accogliere i migranti.

L’atteggiamento degli individui si innesta in una dimensione sociale profondamente fragilizzata in conseguenza della crisi delle organizzazioni sociali, dei movimenti sociali, dei partiti politici che ha reso più deboli gli individui che avvertono meno il proprio ruolo sociale e si chiudono sempre di più nell’esperienza dell’io come esteriorizzazione.

La carità è benigna

C’è un meraviglioso inno alla carità contenuto nella Prima lettera ai Corinzi di San Paolo di Tarso che recita: “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”.

La carità è una delle virtù teologali più importanti. In questa società però, che mostra il suo volto egoista, trova poco spazio nella vita delle persone. Papa Francesco, dal 28 al 30 aprile, si è recato in Ungheria dove si è svolta la sua 41esima visita apostolica. Al suo rientro si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per rendere grazie alla Madonna del risultato dei tre giorni trascorsi a Budapest.

Il Corrierecesenate.it ha raccontato, grazie ad un articolo scritto da Francesco Zanotti, i momenti più belli della visita del Papa in Ungheria. Il Pontefice, durante la sua permanenza in Ungheria, è tornato a parlare di carità. “La vera fede – ha detto – è il linguaggio della carità” e ha citato la prima lettera di San Paolo ai Corinzi “se non abbiamo la carità non abbiamo niente”.

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Papa Francesco

è stato accolto da tantissime persone in piazza, proprio davanti alla chiesa dedicata a Santa Elisabetta. “Santa Elisabetta – ha sottolineato – non solo spese i suoi averi, ma anche la sua vita a favore degli ultimi, dei lebbrosi, dei malati, fino a curarli personalmente e a portarli sulle proprie spalle” e ha rivolto un ringraziamento alla Chiesa ungherese, perché continua ad accogliere i profughi ucraini. Ma non solo. Ha cercato di far luce sul tema delle migrazioni e ha dichiarato: “Le migrazioni sono un problema che l’Europa deve prendere per mano. Ci sono cinque Paesi: Cipro, Malta, Grecia, Italia e Spagna (in prima linea, ndr). L’Europa si deve far sentire su questo”.

Un futuro diverso è possibile – ha affermato Papa Francesco – l’amore che Gesù ci dona e ci comanda di vivere contribuisce a estirpare dalla società, dalle città e dai luoghi in cui viviamo i mali dell’indifferenza. È una peste l’indifferenza”.

Abbiamo la necessità di avere nuove speranze e che gli uomini riescano a vivere uniti. Infatti,  abbiamo “bisogno di nutrire il cuore delle persone. La carità non è una semplice assistenza materiale e sociale, ma si preoccupa della persona intera e desidera rimetterla in piedi con l’amore di Gesù. Un amore che aiuta a riacquistare bellezza e dignità. La carità significa guardare gli occhi. Toccare e guardare. E così comincia un percorso. Sei tu lo sguardo del Signore”.

Francesco Pira: la fragilità sociale

Oggi, assistiamo a tante forme di odio che ci allontanano dalla carità. Mi riferisco agli hater, odiatori seriali, e alle tante devianze della rete. I mezzi di comunicazione ci mostrano tanta violenza nei confronti delle categorie più fragili e indifese come le donne, gli anziani e i bambini. Nel 2023 esistono ancora chiare violazioni dei diritti umani. Una crudeltà diffusa senza differenze geografiche, culturali, religiose e sociali. Una fragilità sociale che si manifesta anche nel nostro modo di accogliere i migranti. L’atteggiamento degli individui si innesta in una dimensione sociale profondamente fragilizzata in conseguenza della crisi delle organizzazioni sociali, dei movimenti sociali, dei partiti politici che ha reso più deboli gli individui che avvertono meno il proprio ruolo sociale e si chiudono sempre di più nell’esperienza dell’io come esteriorizzazione.

L’accoglienza è ancora un tema che non interessa. Al centro invece, restano gli sbarchi. I dati che emergono da tanti report ci dicono che la narrazione della migrazione continua a fare leva. Questo utilizzando termini che alimentano la paura e il rifiuto, alimentando il linguaggio d’odio. Il termine clandestino, considerato giuridicamente errato dalla Carta di Roma, continua ad essere ampiamente utilizzato nei titoli dei giornali. Temiamo ciò che non sappiamo gestire e per combattere la paura è necessaria la capacità di gestire e avere gli strumenti culturali. Quest’ultimi fanno comprendere il fenomeno migratorio.

Francesco Pira: la fragilità sociale

Un aspetto fondamentale nella società digitale caratterizzata per un continuo e crescente fluire di informazioni che obbligano ad un sforzo di comprensione, metabolizzazione e eliminazione di ciò viene reputato come non necessario o di ostacolo alla propria sopravvivenza e al proprio benessere e che definisce anche i comportamenti sociali. In generale come sostiene il sociologo Evgenij Morozov l’eccesso di informazioni veicolate invece di rappresentare esercizio di libertà può divenire lo strumento per colpire fasce più deboli della popolazione o minoranze ed è quello a cui stiamo assistendo.

Il fluire delle informazioni che attraversa i social media, così come evidenzia Morozov, ci mostra come il modello informativo 2.0 si muova su un duplice binario. Da una parte l’assottigliamento di barriere fisiche e culturali può contribuire a far conoscere e situazioni d’emergenza e diffondere democrazia. Dall’altro tante informazioni se non gestite bene possono insidiare tanti individui.

Il contesto sociale

Il contesto sociale che stiamo osservando ci rivela con tutta evidenza come “il mondo sembra ridiventato piatto, come uno sfondo o come una pagina scritta. Esso non è più che un testo, un montaggio di segni quanto più debole, quanto meno direttivo è possibile” cosi come sostiene il sociologo Alain Touraine. Come sostiene il filosofo Byung-chul Han Han “nell’ ipercomunicazione tutto si mescola con tutto” e noi dobbiamo essere in grado  di comprendere cosa sta dietro al fenomeno migratorio, riuscendo a distinguere la buona dalla cattiva informazione.

Allora, dobbiamo porre attenzione alle parole dense di significato di Papa Francesco: “è necessario vedere gli altri come nostri fratelli e sorelle, come membri che compongono la nostra stessa famiglia umana, e le cui sofferenze e bisogni ci toccano tutti”. Le persone non sono numeri ed è necessaria una cooperazione internazionale, ricca di amore, umanità e solidarietà. Ricordiamoci come ha scritto San Paolo che: “La vera libertà si esprime pienamente nella carità” e noi dobbiamo abbandonare ogni individualismo per servire gli altri e pensare al bene comune.

Francesco Pira, delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social mediaprof francesco piramanager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne.

 

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