Viaggiare insegna a resistere, a non dipendere, ad accettare gli altri per quello che sono, ma anche per quello che non potranno mai essere. A conoscere di cosa si è capaci, a sentirsi parte di una famiglia oltre frontiere, oltre confini, tradizioni e cultura. Viaggiare insegna a essere oltre.
Al teatro “Turi Ferro” di Acireale ha preso vita lo spettacolo teatrale, “Sicilia Stupor Mundi!” , regia di Carmelo Rosario Cannavò. Interpreti lo stesso regista e i suoi due figli Davide e Diego, musiche originali di Michele Romeo. Un incredibile viaggio nella storia della Sicilia, come non è stato mai raccontato. La storia dell’isola rivisitata e scritta da parte di studiosi che hanno portato a galla nuovi fatti, mai raccontati nei libri scolastici. I movimenti coreografici sono di Rossella Madaudo.
“Sicilia stupor mundi”: la trama
Un ragazzo siciliano sta studiando nel soggiorno di casa dove, in bella mostra su di una parete, è appeso un quadro che ritrae un suo vecchio antenato che aveva preso parte alla spedizione dei mille. Quel giorno riceve la visita di un caro cugino rientrato da Milano, dove ha trascorso qualche mese per motivi di studio. Il giovane cugino siciliano, in poco tempo, è diventato nei modi di fare e di parlare un perfetto milanese. Ai modi, aggiunge il disprezzo per la sua Sicilia, della quale parla utilizzando stereotipi e luoghi comuni che ha sentito nella breve permanenza a Milano.
Mano a mano la figura del quadro, disgustata dalle affermazioni e le false verità attribuite alla sua terra, prende vita fino a materializzarsi in carne ed ossa nella stanza. Da quel momento comincerà per i due ragazzi un incredibile ed emozionante viaggio nella storia della Sicilia, come pochi.
Come è nata l’idea dello spettacolo
Parlare con Carmelo Rosario Cannavò è servito a conoscere come gli sia nata l’idea di mettere in scena “Sicilia Stupor Mundi”.
“Sono nato nel 1968- comincia a raccontare – e come tutti gli studenti, negli anni 70 a scuola studiavo che l’unica fortuna della Sicilia era stata l’unità d’Italia. E che tutto quello che c’era di buono lo avevamo avuto da altre popolazioni, in particolare del nord.
Le vie della mia città: corso Umberto, viale Regina Margherita, via Cavour, piazza Garibaldi. Sentivo parlare della Cassa del Mezzogiorno e di aiuti economici che ricevevamo dal nord. Insomma quale poteva essere il risultato? Un complesso di inferiorità in quanto siciliano.
Col tempo nella mia mente si definiva un modo nuovo di osservare le cose e in particolare la storia. Poi, man mano che andavo avanti, ho scoperto un’altra storia, totalmente diversa. Non mi sembra vero e approfondisco. Scopro ancora più cose che potevano farmi affermare che dall’unità d’Italia in poi hanno cercato di cancellare la nostra memoria storica, le nostre radici, la nostra identità, chi eravamo. E in parte ci sono riusciti. Ho scoperto un grande popolo, vissuto in una Terra bella e generosa che ti dà tutto. Da quel momento ho deciso che parte del mio lavoro doveva essere dedicato alla mia Terra, alla Sicilia!
La storia del bandito Giuliano
Nel 2018 scrivo e metto in scena “La vera storia del bandito Salvatore Giuliano”, uno spettacolo colossale con 36 persone in scena, nominato “Spettacolo dell’anno 2019” dall’Accademia di Belle Arti di Catania. Lo spettacolo era il pretesto per raccontare la storia della Sicilia nel periodo 1936 – 1950. Anni densi di avvenimenti che hanno segnato la nostra terra e che hanno consentito l’ottenimento dello Statuto Autonomo (poi non applicato completamente). Ma questa è un’altra storia.
Scopro nel pubblico la voglia di sapere, di conoscere. Sento il bisogno di divulgare il più possibile la storia della nostra terra sempre più marginale nei testi scolastici. Bisognava scrivere uno spettacolo con poche scene, ma incisive, con pochi personaggi per poterlo rappresentare nei contesti più disparati. Nello spettacolo “La vera storia del bandito Giuliano” interpreto due personaggi: Jano un paesano diventato ubriacone per dimenticare un suo dramma familiare e Concetto Gallo personaggio storico. Gallo è stato il comandante dell’Evis ed è stato colui che ha indottrinato e arruolato Salvatore Giuliano per la lotta dell’indipendenza siciliana. Jano nei suoi deliri racconta storie di Sicilia come la vicenda dei Vespri siciliani, Concetto Gallo per spiegare l’ideale indipendentista racconta a Giuliano tutta la storia della Sicilia in dieci minuti.
Ecco lo spirito con cui nel 2019 nasce “Sicilia Stupor Mundi!”. Volendo creare uno spettacolo più agile per poterlo diffondere in maniera capillare, ho preso questi due personaggi, li ho fusi insieme ed è nato Piddru. Colui che, prendendo vita nello spettacolo, racconta tutta la straordinaria storia della Sicilia”.
Qual’è il messaggio che si prefigge di dare con i suoi spettacoli?
Non voglio che altri ragazzi soffrano, come ho sofferto io, di un complesso di inferiorità nei confronti degli abitanti delle altre regioni. Per questo intendiamo portare lo spettacolo in tutte le scuole. Rendere i ragazzi orgogliosi di essere siciliani credo sia il primo passo per avere dei cittadini che rispettano la propria Terra e si prodigano per renderla migliore. Non dimenticando di essere cittadini italiani. Anche perché lo statuto della Regione siciliana, che vede la sua nascita con Re Umberto, con “Regio Decreto Legislativo del 15 maggio 1946 n° 455, Approvazione dello Statuto della Regione Siciliana” è stato interamente integrato nella Costituzione della Repubblica Italiana. “Legge Costituzionale, 26 febbraio 1948 n° 2, Conversione in legge Costituzionale dello Statuto della Regione Siciliana”.
Quali iniziative state intraprendendo per la divulgazione di questo messaggio?
Ci stiamo organizzando, con la collaborazione di amici e associazioni che conoscono lo spettacolo e hanno deciso di sostenerci, per darne massima diffusione. Il prossimo passo potrebbe essere di far confluire i tanti siciliani consapevoli nelle varie associazioni con l’obiettivo di realizzare azioni per sensibilizzare la politica nei confronti dei siti storici e dell’Identità siciliana.
La canzone di chiusura, perché.
La canzone, “Sugnu sicilianu e mi nni vantu” nasce per chiudere, riassumendo in musica tutto lo spettacolo e lasciare una traccia profonda nei ragazzi, qualcosa da poter risentire. Ecco perché la scelta del “Rap”, visto che è molto in voga fra i giovani. Poi per una maggiore diffusione abbiamo deciso di realizzare un videoclip che ora è parte integrante dello spettacolo. Per realizzarlo ci siamo recati sull’Etna a quasi 2500 metri, ci siamo arrampicati per due ore carichi di bandiere, vestiti e attrezzature. Una fatica immane, ma volevo assolutamente che il centro fosse il nostro caro Vulcano da dove si domina a 360 gradi la nostra bellissima Sicilia.
In tutti i miei progetti è sempre coinvolta la mia famiglia. Di solito succede a pranzo che, finito di mangiare, io dico: ho avuto un’idea. E mia moglie e i miei figli si mettono le mani nei capelli! Scherzi a parte, mia moglie Rossella Madaudo si occupa delle coreografie e dell’organizzazione. Mentre i miei figli Diego e David mi supportano in tutto il processo di produzione e realizzazione degli spettacoli e sono in scena con me. Non solo i familiari ma anche gli amici, vedi il caso di Michele Romeo. Un giorno mi disse che gli sarebbe piaciuto comporre musica per il teatro. Da quel momento ha scritto le musiche per tre spettacoli, due canzoni e un film.
Lo spettacolo è stato inserito anche all’interno del corso di Lingua e cultura Siciliana “Aci Galatea”, che si è tenuto in Acireale. E che ha visto l’epilogo lo scorso 20 maggio nella sala Cosentini della Biblioteca Zelantea ad Acireale.
Giuseppe Lagona